VERSO IL VOTO

Campo largo, Pd nel pantano. E i 5 Stelle stanno a guardare

Mentre i Dem si (di)struggono tra pulsioni "ostinatamente unitarie" della Schlein e il brandello d'orgoglio di partito, Conte e i suoi sembrano disinteressati alla partita. Possibile che al Nazareno non abbiano ancora capito il gioco dell'ex premier?

O mette i suoi o mette il veto. Non è ossessionato dal campo largo Giuseppe Conte, mentre il Pd si lacera lui attende sulla riva del fiume. Gioca al gatto col topo, temporeggia, cincischia mentre in casa dem lo psicodramma è permanente. In Sardegna, per consentire ad Alessandra Todde di gareggiare (e poi di vincere), Elly Schlein ha rinunciato al suo uomo più rappresentativo, Renato Soru. In Basilicata, dopo aver sfasciato il partito, ora si ritrova con un oculista semisconosciuto candidato e l’ex governatore Marcello Pittella (qualcosa più di un Soru per peso elettorale) in rotta e pronto a portare i suoi voti al centrodestra. Pittella, infatti, è oggi il rappresentante di Azione e si è ritrovato fuori dalla coalizione per il voto posto da Conte sul suo nome. “Uniti si vince” continuano a ripetere i dem, dopo ogni sconfitta. Una ara, l’altro incassa e il campo largo diventa così il parco giochi dei pentastellati

La situazione si ripete in Piemonte. Il Pd è pronto a tutto pur di stringere un accordo e i Cinquestelle che ripetono la lezioncina sui “nodi da sciogliere” e “i temi programmatici” e le “risposte che non arrivano” . Qui il segretario regionale Mimmo Rossi aveva previsto primarie a dicembre e una tempestiva campagna elettorale per recuperare la distanza da Alberto Cirio: Schlein e la Premiata Ditta Baruffi & Taruffi, specializzata in disastri elettorali, lo ha stoppato, di fatto commissariato, e avocato al Nazareno le trattative coi grillini. Risultato: dopo sei mesi e a meno di 90 giorni dalle urne sono al punto di partenza. Sabato 16 è prevista un’assemblea in cui il Pd dovrebbe indicare il suo candidato e scegliere tra Daniele Valle e Chiara Gribaudo, ma da Roma si moltiplicano le pressioni per evitare “la conta”, aspettare, “che forse i Cinquestelle…” e intanto il tempo passa.

Il Pd si dilania, i Cinquestelle sgranocchiano popcorn. Conte la Sardegna l’ha portata a casa, ora il suo unico obiettivo è fare il pieno alle europee. Laddove è toccato a lui designare il candidato ha scelto una donna di partito, una fedelissima, e il Pd si è accodato senza fiatare. Anzi, ha gestito la scissione di Soru e portato a Todde i voti necessari per vincere (il triplo di quelli del M5s). In Abruzzo e Basilicata per ottenere l’appoggio di Conte, Schlein ha dovuto ripiegare su un civico, l’ex rettore dell’Università di Teramo Luciano D’Amico e ora sul lucano (ma pugliese di origine) Domenico Lacerenza, dopo l’ennesimo veto pentastellato su Angelo Chiorazzo. Insomma, il campo largo è quello in cui il Pd ara, semina, si rompe la schiena ma a raccogliere è Conte. Solo al Nazareno non l’hanno ancora capito.

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