LA SACRA RUOTA

Stellantis non prende impegni, Mirafiori resta nel limbo

Tavolo "insoddisfacente" dal ministro Urso. Sindacati, Regione e Comune chiedono almeno un nuovo modello ma l'azienda si esibisce nel solito giurin giurello: "Torino resta il cuore pulsante del gruppo". Forse conviene convocare Tavares (e pure un cardiologo)

Nessun colpo al cuore. “Senza voler sembrare troppo campanilista ma semplicemente oggettivo, Torino, con Mirafiori e tutto il Piemonte, è, e lo sarà anche in futuro, la città o la Regione da cui parte tutto, il cuore pulsante di decisioni che non si limitano soltanto al nostro Paese ma che coinvolgono tutta l’attività mondiale di Stellantis”. Davide Mele, responsabile Corporate Affairs di Stellantis in Italia, ha il compito di frenare le palpitazioni di quanti vedono nero il futuro dello storico stabilimento Fiat. Nel corso del tavolo svoltosi a Palazzo Piacentini, sede del Ministero delle Imprese e del Made in Italy, sul comparto torinese dell’auto. “Siamo convinti di aver creato la capacità per garantire un futuro ai nostri stabilimenti adeguato all’ambizione comune del milione di veicoli” aggiunge, ricordando il progetto Mirafiori Automotive Park 2030, “il più ampio che abbiamo sul panorama europeo e lo abbiamo diviso per le 4 direttrici di attività chiave: Manufacturing & Supply Chain, Design, Engineering & Tech e HQ Functions. Siamo convinti della potenzialità di raggiungere target ambiziosi a Mirafiori della 500 elettrica portandola a numeri a 3 cifre per il gioiello che è e che ha dimostrato nei suoi 18 anni di storia recente”.

Buone intenzioni non suffragate, almeno per ora, da concreti impegni, come hanno sottolineato al termine dell’incontro i sindacati. “Giudichiamo il tavolo non sufficiente, non abbiamo avuto risposte rispetto alle nostre richieste – dichiara il segretario generale della Fim Cisl, Ferdinando Uliano –. Abbiamo chiesto un modello a largo consumo da aggiungere alla 500 elettrica. L’azienda è più ottimista rispetto alla questione degli incentivi. Abbiamo ribadito di anticipare il lancio delle produzioni delle Maserati elettriche ma non c’è stato nulla”, ha aggiunto. Ancora più dura la Cgil per la quale “le risorse chieste da Stellantis, a sostegno delle cosiddette condizioni abilitanti di competitività, non possono sostituire gli investimenti propri dell’azienda e determinare le scelte di allocazione di nuove piattaforme e modelli”. Per Samuele Lodi, segretario nazionale Fiom-Cgil e responsabile settore mobilità e Pino Gesmundo, segretario nazionale della Cgil “serve quindi che l’amministratore delegato Carlos Tavares sia convocato a Palazzo Chigi per chiarire le reali intenzioni del gruppo in Italia e dare le giuste garanzie richieste a salvaguardia di uno dei settori strategici per l’occupazione e l’economia del nostro Paese. In assenza di tali risposte, partendo dallo sciopero unitario del 12 aprile a Torino, contrasteremo con ogni mezzo democratico, la dismissione silenziosa che si sta consumando sulla pelle delle lavoratrici e dei lavoratori”.

Un tavolo, insomma, per nulla risolutivo e che non è riuscito a sgombrare le preoccupazioni di istituzioni e parti sociali, presenti al tavolo con i massimi rappresentanti, dal ministro del Mimit Adolfo Urso al governatore del Piemonte Alberto Cirio e al sindaco di Torino Stefano Lo Russo. “È emersa una posizione condivisa del sistema Piemonte e del sistema Italia sulla necessità di rilanciare lo stabilimento di Mirafiori per arrivare a produrre almeno 200 mila vetture”, ha sottolineato il ministro evidenziando che “in questo modo si renderebbe realistico l’obiettivo, più volte confermato dall’azienda, di un milione di veicoli realizzati da Stellantis sul territorio nazionale”. Urso, inoltre, ha chiesto chiarezza su “come e in quanto tempo l’azienda pensi di raggiungere questo intento e soprattutto che impatto avrà sull’indotto e sull’occupazione”. Il ministro ha infine spiegato che “con le altre istituzioni ha condiviso la richiesta che venga prodotto nel sito di Mirafiori almeno un altro modello che risponda alle esigenze del mercato italiano”, sottolineando come “al momento a Torino si producano modelli come la 500 elettrica o a marchio Maserati, che sono rivolti per la gran parte all’estero”.

Quello odierno “non è un primo passo, ma un percorso che continua. Abbiamo ottenuto importanti risultati lavorando come istituzioni con Stellantis per rendere nuovamente competitivo Mirafiori: l’hub europeo del riciclo, il battery technology center e il centro trasmissioni, che insieme fanno mille occupati, sono stati il frutto di un lavoro comune tra Regione, Comune e azienda. Oggi si tratta di fare un passo in più”. spiega Cirio, “L'azienda ci dice che sta studiando un meccanismo che renda la 500 elettrica meno costosa per poterne produrre di più, è un percorso intelligente che sosteniamo, ma che richiede del tempo. Serve una fase di transizione per la quale noi chiediamo un nuovo modello. La logica con cui lavoriamo è costruttiva, sabauda. Chiediamo lo sforzo all’azienda, ma diciamo che cosa le istituzioni possono fare per accompagnare questo percorso che deve portare a garantire il futuro di Mirafiori con 200.000 auto prodotte all’anno. L’azienda prevede che siano più 500 elettriche a minor costo, per noi serve anche un nuovo modello”.

Posizione che trova concorde anche il sindaco: “Sono poche le realtà nel mondo che, come Torino, hanno la capacità di costruire un’auto partendo dalla ideazione fino al collaudo e questo rappresenta un valore aggiunto. È però del tutto evidente che questi elementi debbano necessariamente essere accompagnati da un investimento che consideri anche le strategie produttive sulle nuove linee e i nuovi modelli”, evidenzia Lo Russo. “È proprio questo – aggiunge – lo spirito con cui la Città ha aderito allo sciopero del 12 aprile: come istituzioni confermiamo il nostro impegno e la nostra disponibilità a contribuire a costruire le condizioni perché il territorio torinese e Mirafiori siano autenticamente competitivi a livello nazionale e internazionale anche per dare la giusta prospettiva di crescita al sito produttivo più grande d’Europa e per garantire occupazione e ordinativi per le tante industrie dell’indotto che costruiscono la dorsale principale del nostro territorio dal punto di vista economico. Sono convinto che sulla base di questa interlocuzione si possano costruire solide basi per lo sviluppo dell’automotive sul nostro territorio”.

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