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Leader in lista, i partiti prendono più voti

Se i capi si candidano alle europee le loro liste crescono. Con Meloni Fdi vale 2 punti in più. Effetti positivi anche sul Pd, che con Schlein sale di un punto. Avs punta su Marino, Calenda ci sta pensando. Effetti positivi anche sull'affluenza

Leader in lista, sì o no? I partiti sono spaccati sulle candidature alle europee: c’è chi, come Matteo Salvini e Giuseppe Conte, ha scelto di non candidarsi per evitare agli elettori l’illusione ottica di eleggere qualcuno che non andrà mai a Bruxelles e chi, come Giorgia Meloni o Elly Schlein, sotto l’influsso dei sondaggisti-aruspici metterà il proprio nome in lista per garantire al partito quella spintarella che solo la forza del capo può dare.

Perché la spinta del leader esiste, almeno a leggere il sondaggio di Noto per Porta a porta, che stima differenze di qualche punto per i grandi partiti e pochi decimali per le liste più piccole. Frazioni di consenso che però valgono tutta la differenza del mondo per chi oscilla intorno al 4%, la soglia di sbarramento sotto la quale ogni sforzo per eleggere rappresentanti a Bruxelles è vano. È il caso dell’alleanza Verdi-Sinistra, stimata al 3,5% senza Schlein candidata ma che scende al 3% se la segretaria dem sarà presente nelle liste Pd, che invece godrebbero di un effetto Elly passando dal 19,5% al 20,5%. Nulla di strano che la segretaria peschi a sinistra. E chissà quanto, invece, Avs potrà godere dell'effetto-Marino, l'ex sindaco di Roma che nelle prossime ore annuncerà la sua candidaruta nella formazione di Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli.

Nel centrodestra invece la fa da padrone Meloni, la cui scelta o meno potrebbe modificare i rapporti di forza nella coalizione, che poi in Europa coalizione non è. Senza la premier FdI arriverebbe al 28%, la Lega all’8% tallonata a mezzo punto di distanza da Forza Italia al 7,5%. Con Meloni in lista salirebbe al 30%, mentre la Lega scenderebbe al 7% e subirebbe il sorpasso di Forza Italia che, invece, raggiungerebbe l’8%. Ma se la Lega perde il centrodestra ride: con la premier vale un punto e mezzo in più, e la coalizione raggiungerebbe il 45%. Se per Conte è una “questione morale” non candidarsi in Europa, i 5 Stelle subiranno un effetto negativo in caso di candidatura degli altri leader: balla un punto, tra il 15,5 e il 16,5 percento.

La grande confusione al centro sembra ricomporsi in queste ore, e arriva anche la prima stima per la lista di Matteo Renzi ed Emma Bonino, gli Stati uniti d’Europa, dati al 4,5%, meno della somma dei due partiti, segno che almeno per ora la fusione a freddo, altrimenti detta lista di scopo, non sta scaldando i cuori di nessuno. Se i due leader entrassero in lista potrebbero regalare al simbolo mezzo punto in più. Chi invece è ancora indeciso se candidarsi o meno è Carlo Calenda, numero uno di Azione. Se cerca un’indicazione non la troverà nelle stime di Noto visto che, con lui o senza di lui, il partito è stimato sul filo al 3,5%. Il risultato non cambierà anche per le new entry Michele Santoro e Cateno De Luca, dati entrambi al 2%. I capi non trainano soltanto i propri partiti, ma anche l’affluenza, che salirebbe dal 49% al 53% se sceglieranno di correre.

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