LA SACRA RUOTA

Stellantis, "meno selfie e più fatti". Torino in piazza per Mirafiori

Al corteo unitario dei sindacati presi di mira il governatore Cirio e il sindaco Lo Russo, troppo accondiscendenti con Tavares. Il rilancio della città e della regione è imprescindibile dal destino dell'industria automobilistica

Per la Questura sono 2mila persone, per la Fiom 12mila. La verità sta nel mezzo, di certo è una manifestazione gremita, ma dal concentramento in corso San Martino molti in piazza Castello non ci arrivano neanche. A cominciare dagli stendardi delle istituzioni, che non avanzano oltre Via Pietro Micca. Il governatore e il sindaco dispensano moderazione. Se Alberto Cirio ricorda “l’importanza di parlare con una voce sola”, Stefano Lo Russo accompagna ricordando l’importanza di un “dialogo costruttivo” tra Governo e azienda. I due hanno ricevuto critiche, qualche contestazione e pure una buona dose di sfottò. “Scegli il selfie. Con lui o con noi?”: hanno ironizzato i lavoratori riferendosi allo scatto che il presidente di Regione e il primo cittadino hanno “concesso” solo pochi giorni fa all’amministratore delegato di Stellantis Carlos Tavares in occasione dell’inaugurazione della linea di cambi elettrici. Fin troppo facile per il Movimento 5 stelle marciarci su.

È il giorno dello sciopero generale di otto ore, proclamato da tutte le sigle dei metalmeccanici, per la prima volta insieme dopo quindici anni. In piazza Statuto, da dove si è mosso il corteo dietro allo striscione “Il rilancio di Torino parte da Mirafiori”, sono arrivate delegazioni da tutta Italia e da altri stabilimenti Stellantis. Hanno i loro striscioni alcune aziende in crisi come Lear, Te Connectivity, Del Grosso.

“Riportare la speranza e il futuro è il nostro compito e la nostra responsabilità. Le batterie, l’economia circolare, i cambi elettrici e il campus possono portare qualche posto di lavoro, ma non mettono in garanzia i 73.000 addetti del gruppo. Faccio un appello alle istituzioni e ai manager: meno selfie e più unità con i lavoratori e il sindacato. Questa moltitudine sarà un’onda se non ascolteranno questa piazza perché non molleremo”. Riassume così il segretario generale della Fim, Ferdinando Uliano, nel suo intervento dal palco di piazza Castello a Torino il significato del corteo unitario per il settore auto e il rilancio di Mirafiori organizzato dalle sigle metalmeccaniche. “Vogliamo dare nuova speranza ai territori e a Torino”.

“L’imponente manifestazione di oggi è il termometro delle preoccupazioni che esistono in città e tra i lavoratori rispetto al futuro dello stabilimento di Mirafiori, che ha ridotto del 50 percento la produzione nel 2024 e che ricorre pesantemente agli ammortizzatori sociali – dice Gianni Cortese, segretario generale della Uil di Torino e Piemonte –. Sappiamo, e lo stiamo chiedendo in tutte le sedi, che c'è bisogno di un nuovo modello di largo consumo perché, se non si arriva a produrre 200mila vetture all'anno, la potenzialità dello stabilimento e con essa anche l'occupazione dei lavoratori non è garantita. Siamo anche preoccupati per il mondo dell'indotto e della componentistica che, voglio ricordare, ancora oggi in Piemonte rappresenta oltre 700 aziende, 58mila occupati, con un fatturato che sfiora i venti miliardi di euro”. A Torino c’è il sole, e in piazza Castello scoppia il primo caldo. Sotto il palco dove sindacalisti e Rsu parlano uno dopo l’altro restano in pochi. Il segretario della Uilm Rocco Palombella ripete il concetto: “O Stellantis garantisce la piena occupazione o non accetteremo mai un veto” su altri produttori. Il primo dei leitmotiv di giornata. Il secondo lo ripete il segretario della Fim Uliano, che va sul palco in versione capopolo. Prima ricorda l’importanza dell’unità sindacale, poi si rivolge alle istituzioni: “Meno selfie e più unità coi lavoratori”.

“Per noi è la seconda volta che scendiamo in piazza dopo la marcia dei 40 mila di 44 anni fa. Oggi è un’occasione storica che mi fa dire che simbolicamente in questa piazza siamo in 41 mila”. Ha detto il segretario generale di Aqcf (associazione quadri e capi Fiat), Giovanni Serra, intervenendo alla manifestazione. “Siamo qui per dire che ci siamo, ci siamo con tutti, ci siamo per il lavoro, per le aziende che territorio che non lasciano andare un patrimonio importante fatto di capitale umano e per chiedere che la produzione automobilista continui a Torino e in Italia” ha aggiunto.

Condividono anche il niet sul veto di Tavares all’arrivo dei produttori cinesi in Italia: “Il mondo è aperto a tutti. Come noi vogliamo andare a produrre in Cina, io non posso dire a un altro non venire qua”, spiega il presidente della Camera di commercio Dario Gallina, in piazza “a titolo personale”. In modo più colorito, il segretario della Fiom torinese Edi Lazzi è sulla stessa lunghezza d’onda: "La cosa che ha detto Tavares non sta né in cielo né in terra, è una sciocchezza pensare che se viene un produttore a Torino e in Italia toglie quote di mercato a Stellantis. I consumatori possono comunque comprare quelle auto”.

Alla manifestazione era presente anche la Diocesi di Torino con il direttore della Pastorale sociale e del Lavoro Alessandro Svaluto Ferro e il vescovo Roberto Repole che con la sua capatina ha voluto ulteriormente testimoniare il suo impegno diretto nella partita.

Nello spezzone istituzionale ha sfilato Pd, a partire dalla candidata presidente alle regionali Gianna Pentenero, che ha percorso un pezzo di via Pietro Micca accanto a Cirio, con gran sfoggio di fair play da parte di entrambi. Tanti nomi: il deputato Andrea Giorgis, la vicepresidente Chiara Gribaudo, che si è intrattenuta con due esponenti dell’area Schlein torinese, l’assessora alla Viabilità di Torino Chiara Foglietta e la capogruppo in Sala Rossa Nadia Conticelli. E poi ancora il segretario subalpino Marcello Mazzù e il consigliere piemontese Daniele Valle. La Lega è un po’ scarica: so fa vedere solo il presidente del Consiglio Stefano Allasia in coppia con la consigliera Sara Zambaia e giusto Beppe Catizone dal Comune. Fratelli d’Italia invece ha schierato l’assessore al Welfare del Piemonte Maurizio Marrone, Roberto Ravello e la senatrice Paola Ambrogio. Mino Giachino ha ammorbato tutti insistendo sugli sforzi del Governo. L’assessora al Lavoro Elena Chiorino in mise istituzionale, al fianco del governatore. A parte lui, di Forza Italia non si è visto nessuno.

Poi c’è chi ha snobbato lo spezzone istituzionale: il deputato di Sinistra italiana Marco Grimaldi si è aggirato dal mattino presto con la maglietta “Tax the rich”, e nel tragitto ha parlottato fitto con il suo ex compagno di scranno a Palazzo Lascaris Mario Giaccone, incidentalmente il più “ricco” del Consiglio. Il dem Diego Sarno se ne è stato per la maggior parte del tempo coi sindacalisti. Anche i 5 Stelle hanno evitato gli stendardi istituzionali: Chiara Appendino, scortata dal consigliere torinese Andrea Russi e da Alberto Unia, già assessore all'Ambiente nella giunta pentastellata e ora candidato di punta alle Regionali, appena arrivata è subito corsa a farsi la foto coi lavoratori Lear. Con Cirio e Lo Russo neanche un saluto. Poi i pentastellati hanno alzano il tiro: Appendino e Sarah Disabato sonp andate a farsi una foto sotto il cartello che raffigura Cirio e Lo Russo in posa con Tavares. I social già ne sono pieni.

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