AMBIENTE & POLITICA

Portas sfreccia a tutto... idrogeno

È riuscito ad assicurare e a portare a Torino la prima auto hydrogen full, anche se non può entrare in Ztl. A zonzo per la città con il presidente dell’Envipark, che racconta le potenzialità di un combustibile "su cui l’Italia è indietro" - VIDEO

È una Toyota Mirai la prima auto a idrogeno per le strade di Torino. Il presidente dell’Envipark Mimmo Portas ha portato lo Spiffero a fare un giro tra i vicoli del Parco tecnologico e per le strade di San Donato, ora che, dopo una lunga trafila, è riuscito ad assicurarla. “È omologata, ha fatto i crash test, è più sicura di tante altre”. Ma se in Giappone, Francia e Germania è di serie, qua è talmente nuova che non si ancora se può entrare nella Ztl del centro anche se, da quello che una volta era il tubo di scappamento, esce solo acqua.

Costa tra gli 80 e i 90.000 euro, circa il doppio di una berlina endotermica della stessa fascia. Anche il carburante non è economico: “Il prezzo dell’idrogeno non è competitivo”, spiega Portas, anche se lo sta diventando, e comunque all’Envipark non costa niente. Tra pannelli fotovoltaici e la turbina idroelettrica che sfrutta l'acqua del fiume, c’è tutto il necessario per prodursi idrogeno verde in casa, anche se ovviamente non possono venderlo. Sull’idrogeno il Paese "ha perso il treno" e c’è un solo distributore a Bolzano, che serve chi arriva dall’estero. “Eppure il Pnrr ha stanziato 3,5 miliardi per i rifornimenti a idrogeno in Italia”. Ma altrove in Europa ci scommettono sul serio: “In Germania spendono 10 miliardi per fare un altoforno a idrogeno al porto di Amburgo”, racconta Portas.

Envipark ha appena approvato il suo bilancio, con un fatturato intorno a 6,2 milioni e un utile intorno ai 100.000 euro. Dalla turbina, che sfrutta un salto dell’acqua di cinque metri, producono energia che poi vengono per 350.000 euro all’anno. Meno quando non è piovuto, come negli ultimi due anni, ricorda Portas preoccupato: “Siamo stati la Regione d’Europa dove pioveva meno per due anni di fila, ora ci ha superato la Catalogna”.

La struttura conta 32 dipendenti, ma nel Parco tecnologica affitta spazi a 60 aziende, per 650 lavoratori totali. Altri vorrebbero entrare, ma comincia a mancare lo spazio. Nel verde che all'Envipark copre un po' tutto si trovano tantissimi giovani, immersi nei loro laptop mentre Portas mostra le meraviglie della sua creatura insieme all’amministratore delegato Matteo Beccuti e al direttore operativo Davide Damosso, a cui delega i dettagli tecnici. Dentro il Parco lavora il Politecnico, l’istituto italiano di tecnologia, la Newcleo di Stefano Buono. "Qui non scattare foto”, avvertono prima di entrare nei laboratori. Le aziende li scelgono per la loro capacità di offrire consulenza e servizi, raccontano con un certo orgoglio, magari anche solo su un singolo processo che però cambia tutto alle imprese che costruiscono il proprio valore aggiunto sulla tecnologia: “Qui non abbiamo produttori di scarpe”, spiega Portas. L’idrogeno non è certo la panacea, ma può essere un pezzo della transizione ecologica, espressione che comunque non gli piace perché troppo abusata e retorica. È un ecologista pragmatico: “Di ambientalismo ormai parlano il papa e Mattarella. Io non voglio cambiare il mondo, non sono un gretino”, ripete. “Bisogna convincere tutti, io provo a farlo in modo concreto. Non parlo dell’auto a idrogeno, ce l’ho per davvero”. E ha pure un bello spunto.

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