SACRO & PROFANO

Messa a giorni alterni e senza prete. Ucci ucci sento odor di Castellucci

Torino e il Piemonte guarderebbero al "modello" del vescovo di Modena, punto di riferimento dell'episcopato progressista e grande sponsor di Repole, per ridisegnare le diocesi. Il culto mariano da mandare in soffitta. Le "cazzate" di Tucho Fernández - VIDEO

Se si vuole comprendere nei fatti e nei suoi sviluppi il modello che il cerchio magico “boariniano” sta elaborando e mettendo in atto per le parrocchie della Chiesa torinese – e piemontese – dobbiamo recarci nella diocesi di Modena di cui è arcivescovo dal 2020 monsignor Erio Castellucci, 63 anni, teologo progressista e pupillo del papa. Egli è stato ed è, oltreché suo grande sodale, lo sponsor più attivo per l’evazione di Roberto Repole all’episcopato. Loro maestro e ispiratore è stato padre Maurizio Costa S.I. (1937-2011), docente per anni alla Pontificia Università Gregoriana, il gesuita che più ha influito sul progressismo italiano degli ultimi decenni.

Monsignor Castellucci ha molto apprezzato quanto deciso dal consiglio pastorale della parrocchia di Castelnuovo di Rangone dove, pur in presenza di un parroco e di un diacono, si celebrerà la Messa feriale due giorni su cinque e la domenica – in assenza del sacerdote – si farà presiedere da un laico la Liturgia della Parola (maiuscolo nel testo) con distribuzione dell’eucaristia (minuscolo nel testo). Inutile cercare un sacerdote esterno perché «non avrebbe legami con la comunità» e poi perché «il valore della comunità che si riunisce a pregare non dipende dalla presenza del parroco o del prete». Quanto deciso è in contrasto con il vigente Direttorio per le celebrazioni domenicali in assenza di presbitero ma, soprattutto, vi emerge la totale – e voluta – incomprensione di che cosa sia – se ancora ci si crede – il Sacrificio eucaristico e il suo valore infinito che viene invece sottoposto all’indefinito «valore della comunità». Così il comandamento di Cristo «questo è il mio corpo, che è dato per voi: fate questo in memoria di me» (Luca 22, 19), diventa «questo è il mio corpo che è dato per voi: fate questo per ricordarvi della vostra comunione tra di voi». Da notare che il parroco, don Fabrizio Colombini, insegna proprio Teologia dei ministeri del laicato all’Issr dell’Emilia-Romagna con sede a Modena. Un bell’esempio di quella «conversione pastorale» che dovrebbe, secondo gli incomprensibili documenti clericali, «aprire strade nuove» e che si riduce poi a mettere il laico sull’altare e il prete a gestire il bar dell’oratorio o ad andare a tenere conferenze ai convegni sulla pastorale.

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Siamo nel mese di maggio che tradizionalmente la Chiesa cattolica dedica al culto della Madonna con le devozioni popolari di sempre tra cui la preghiera del Rosario, secondo l’antico motto De Maria numquam satis. La devozione mariana è uno dei grandi obiettivi polemici dei teologi progressisti che, a quanto pare, vorrebbero le chiese ancora più deserte. Se ne è fatto interprete in questi giorni padre Alberto Maggi, noto biblista e ospite abituale del vescovo di Pinerolo Derio Olivero, che ha lanciato il suo appello: «Basta con la vana credulità», si proceda invece verso la «fede vera», cioè la sua, e che con tanti sforzi cerca di inculcare ai suoi fedeli, ovviamente «adulti». Purtroppo – dice sempre il religioso – «questo cammino di rinnovamento sembra interrompersi durante il mese di maggio, il tempo tradizionalmente dedicato alla Madonna, quando si riesumano tradizioni, devozioni, culti, processioni, preghiere (il Rosario) che si sperava ormai poste sotto naftalina, e collocate con il dovuto rispetto nel museo della religiosità, appartenenti al passato e incompatibili con la spiritualità della Chiesa odierna». Tali devozioni sarebbero, sempre secondo il religioso in maglioncino, assai nocive poiché inquinate da una «cultura patriarcale» che si sarebbe proiettata nella sfera divina quando i figli temevano i padri e Dio era colui che castigava («Ho meritato i vostri castighi») e a Maria si ricorreva come «Avvocata nostra» e «Mediatrice di tutte le grazie». No, Maria non è la Madre dei peccatori ma bensì «la temeraria audace galilea antimonarchica che osa affermare che il suo Signore e che «si è posta coraggiosamente a fianco del giustiziato contro chi lo ha crocifisso, schierandosi così per sempre a favore degli oppressi, dei poveri, dei disprezzati e mai dei potenti che opprimono». Insomma, una specie di pasionaria ante litteram.

Padre Maggi cita più volte nel suo articolo l’enciclica Marialis cultus di San Paolo VI del 1974,  ma omette di dire che con tale documento magisteriale il papa, sfidando le contestazioni, volle rilanciare il culto mariano che nel dopo Concilio era stato quasi abbandonato e dedica alla devozione del Rosario un intero capitolo: «Amate il Santo Rosario e adoperatevi a diffonderlo quanto più vi è possibile: è una preghiera che mirabilmente educa il vostro animo allo spirito di pietà; santifica la vostra vita; vi rende perseveranti nel bene; vi fa particolarmente cari a Maria Santissima; attira su di voi le grazie e le benedizioni del Signore». Particolare non secondario: padre Alberto Maggi è un religioso dell’antico Ordine dei Servi di Maria (Serviti) che – secondo informazioni – è in piena decadenza e non ha quasi più vocazioni. Prova ne sia che a Torino hanno lasciato negli ultimi tempi la basilica di Superga e le parrocchie di San Pellegrino Laziosi e della Madonna Addolorata al Pilonetto, rimanendo quella di San Carlo affidata due anziani religiosi. Ex fructibus eorum cognoscetis eos.

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Sta facendo il giro del globo il video nel quale il cardinale Tucho Fernández, prefetto del Dicastero per la dottrina della fede e successore – per dirne alcuni – di Alfredo Ottaviani, Joseph Ratzinger o per andare ancora più indietro di Rafael Merry del Val o Michele Ghislieri (San Pio V), parlando a proposito delle norme sul discernimento dei fenomeni soprannaturali ha affermato con un linguaggio sorprendente che: «Chi non vive nella grazia santificante è più facile che faccia cazzate». Una conferma che, come diceva Nanni Moretti per i suoi compagni, «chi parla male pensa e vive male». Figuriamoci per il guardiano della fede cattolica.

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Anche quest’anno si è rinnovato – ed è tutt’ora in corso – il 41esimo pellegrinaggio Parigi-Chartres che si è concluderà stamane con la celebrazione della Messa in Vetus Ordo del cardinale Ludwig Müller. Secondo le ultime stime vi hanno partecipato – battendo ogni record – ben 18.000 giovani provenienti da tutt’Europa e l’evento è stato trasmesso per la prima volta in diretta da CNews, il canale televisivo più importante di Francia. Anche in questo caso sono i frutti a parlare.

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