ALTA TENSIONE

Proteste pro Palestina al Politecnico: "Gravi violenze, 40 attivisti esterni"

La denuncia del rettore Corgnati: effrazione di uno degli ingressi e irruzione all’interno dell'ateneo di manifestanti estranei. "Un'azione che non ha alcun rapporto con il dialogo pacifico e civile, né con il favorire il confronto tra le diverse anime della nostra comunità"

“Fin dall’inizio delle proteste che stanno coinvolgendo molte università nelle democrazie occidentali, il Politecnico di Torino ha garantito, con piena disponibilità, la libera e pacifica espressione all'interno degli spazi dell'Ateneo. Tuttavia, poco prima delle 22 di ieri, sabato 18 maggio, ha avuto luogo una grave infrazione, con effrazione di uno degli ingressi e l’irruzione all’interno del nostro ateneo di circa quaranta manifestanti estranei al Politecnico di Torino”. A scriverlo, in una lettera resa pubblica, è il rettore del Politecnico di Torino, Stefano Paolo Corgnati. “Questo è un atto di violenza contro l’ateneo – aggiunge – che non ha nulla a che fare con la libertà di manifestare, né tantomeno con la comunità studentesca del Politecnico di Torino. Fino a ieri sera, quella che coinvolgeva il Politecnico di Torino è stata una manifestazione di protesta da parte di membri della comunità studentesca del Politecnico di Torino. A seguito di questi ultimi gravi fatti, è un’occupazione da parte di individui per la stragrande maggioranza esterni al Politecnico di Torino”. “In questo momento così difficile, chiedo a tutta la comunità di Ateneo – fa appello il rettore – di ritrovare, mantenere e rivendicare la nostra identità e il nostro ruolo di istituzione pubblica capace di guidare lo sviluppo tecnologico della società, forte della nostra tradizione e salda nei nostri principi e valori. Principi e valori democratici, ispirati al confronto e alla pace, che non tollerano e non tollereranno mai il sopruso, la sopraffazione, la violenza”. 

“L’Ateneo – prosegue Corgnati – ha sempre garantito alla propria comunità il diritto di manifestare in modo civile e pacifico, con la piena disponibilità ad ascoltarne tutte le voci e tutte le sensibilità. Non ha ostacolato la presenza degli e delle studenti manifestanti del Politecnico di Torino, anche durante i momenti di chiusura dell’Ateneo, ovvero di notte e nel fine settimana e nonostante la sottrazione degli spazi dell’Aula Magna e della Sala Emma Strada. Durante la protesta, l’ateneo ha costantemente dialogato, fedele al suo approccio istituzionale, con le rappresentanze studentesche di Senato Accademico e Consiglio d’amministrazione, che hanno evidenziato posizioni anche molto diverse da quelle espresse dai manifestanti”.

“Sappiamo bene –puntualizza il rettore – che la ricchezza del nostro Politecnico sta nelle sue diversità: le sensibilità sono molteplici, tutte da ascoltare così da far emergere le voci prevalenti. Queste non coincidono tuttavia con quelle rumorose che tendono ad emergere quando la maggioranza resta silenziosa, bensì con quelle che esprimono gli indirizzi della nostra comunità del Politecnico di Torino. Così è stato durante l’ultimo Senato accademico, nel quale dopo un processo aperto durato tre settimane sono state illustrate e portate in discussione ben otto mozioni sui temi della pace, che attraverso un confronto hanno quindi portato a una delibera di Senato approvata con ventisei voti favorevoli e uno contrario. Così sarà nella prima Conferenza degli studenti del Politecnico di Torino, durante la quale potranno essere espresse in un contesto di confronto democratico tutte le posizioni e sensibilità rispetto al tema della pace. L’Ateneo si è impegnato e si impegna a garantire il diritto degli e delle studenti a frequentare le lezioni e le altre attività didattiche e a studiare, così come del personale a svolgere le proprie attività. La libertà di manifestare pacificamente deve avvenire nel rispetto di studenti, docenti, ricercatori, ricercatrici e personale del nostro Ateneo”.

“In questo contesto – sottolinea – quella di ieri sera è stata un’azione violenta da parte di estranei ai danni della intera nostra comunità politecnica. Tale azione non ha alcun rapporto con il dialogo pacifico e civile, né con il favorire il confronto tra le diverse anime della nostra comunità. È stata, inequivocabilmente, un’azione volta all’occupazione del nostro Ateneo. Un’occupazione che ora, rendendo indisponibili l’Aula Magna e la sala Emma Strada, priva anche la nostra comunità della possibilità di partecipare ad eventi sentiti e importanti, quali la Festa della Musica con gli e le studenti musicisti del Politecnico di Torino prevista per lunedì 20, e l’evento Guarigioni di Just the Woman I Am di martedì 21, per citare i primi”.

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