SANITÀ

Tanti farmaci, purché di marca

Sale la spesa farmaceutica. Agli italiani non piacciono gli equivalenti, che pure hanno stesso principio attivo ed efficacia. Nel 2023 hanno versato di tasca propria 1.029 milioni di euro di differenziale di prezzo per il medicinale del brand più costoso

I farmaci cosiddetti equivalenti, che hanno lo stesso principio attivo ed efficacia dei medicinali originatori “di marca”, non fanno ancora breccia negli italiani, tanto che un cittadino su 3 non si fida e nutre ancora dubbi sul fatto che abbiano le stesse proprietà. La conseguenza è che la spesa privata dei cittadini per acquistare farmaci marcati (brand) cresce e il ricorso agli equivalenti è ancora basso soprattutto al Sud. Eppure, un loro più ampio utilizzo porterebbe ad un risparmio di 1,1 miliardi di euro di spesa di tasca propria per i pazienti, liberando sempre in termini di risparmi circa 6 miliardi l’anno per il Ssn.

Da un’indagine realizzata da Swg su un campione di 2500 cittadini, presentata oggi, emerge inoltre che 1 cittadino su 5 dichiara che il medico indica sul ricettario solo i farmaci brand, ma al contempo il 47% degli italiani sarebbe predisposto ad acquistare l’equivalente, mentre resiste un 19% che prediligerebbe comunque il brand. Cresce così la spesa privata, ovvero “out of pocket”, dei cittadini: nel 2023 gli italiani hanno versato di tasca propria 1.029 milioni di euro di differenziale di prezzo per ritirare il farmaco brand più costoso invece che il generico-equivalente a minor costo e interamente rimborsato dal Ssn.

Il ricorso alle cure equivalenti continua però ad essere privilegiato al Nord (rappresenta il 39,8% delle confezioni vendute) rispetto al Centro (29%) e al Sud (23,7%), a fronte di una media Italia del 32%. L'incidenza maggiore di consumo è nella Provincia autonoma di Trento (44,7%), in Friuli-Venezia Giulia (41,9%), in Piemonte (40%). In coda per consumi di equivalenti sono Sicilia (22,7%), Campania (21,9%), Calabria (21,7%). Da una ricerca della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa emerge inoltre che nel 2022 la spesa a carico dei cittadini, comprendente la quota della compartecipazione (ticket regionali e differenziale), l’acquisto privato dei medicinali di classe A e la spesa dei farmaci di classe C, è stata pari a 9,9 miliardi, con un aumento del 7,6% rispetto al 2021. Il tutto con una costante: la spesa per la compartecipazione risulta generalmente più elevata nelle Regioni a basso reddito.

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