DIRITTI & ROVESCI

Askatasuna, legalizzazione in stallo. Lo Russo "gioca" in cortile

Sono passati sei mesi dall'approvazione dell'iter per istituzionalizzare il centro sociale di Torino. La "Legge Marrone" tiene l'operazione sotto scacco. E il patto di collaborazione riguarda solo la parte esterna dell'immobile. Intanto Pinerolo tira il freno

Legalizacion cantavano gli Ska-P, e chissà quante volte l’avranno ballata al civico 47 di corso Regina Margherita La legalizzazione di Askatasuna, però, resta al palo. Che la norma approvata dal Consiglio regionale a marzo, con un blitz dell’assessore di Fratelli d’Italia Maurizio Marrone, potesse diventare una zeppa lungo la strada intrapresa dalla giunta di Stefano Lo Russo era evidente fin dall’inizio; il via libera del Governo, che ha rinunciato all’impugnativa, smorza anche le residue speranze di anestetizzare il provvedimento. Ora Palazzo Civico dovrà decidere cosa fare, tenendo conto che il suo piano originario collide con la normativa regionale. Si tratta di un comma, contenuto nella legge sui beni comuni, secondo cui i percorsi di co-progettazione “non possono riguardare beni immobili interessati da occupazione senza titolo nei cinque anni precedenti alla stipula del relativo patto di collaborazione”. È questa la legge che lo stesso promotore ha ribattezzato “anti-Askatasuna”, centro sociale occupato per trent'anni dagli antagonisti e che ora Lo Russo vorrebbe istituzionalizzare, affidando lo stabile a un gruppo di cittadini volenterosi, utilizzando il regolamento dei beni comuni.

Per dimostrare che il percorso sarebbe andato avanti comunque, l’amministrazione di Torino aveva approvato nei giorni immediatamente successivi alla legge "Anti Aska" il “Patto di collaborazione” tra la Città e i cinque cittadini promotori del piano di riqualificazione del palazzo, capitanati dal portavoce Ugo Zamburru. Il patto, però, era ed è ancora oggi limitato alla “cura e gestione condivisa dell’area esterna”, cioè il cortile, così da consentire ad alcune realtà collegate al centro sociale di non sospendere i propri servizi, a partire dall’asilo nido Le Fiabe. Un escamotage per tenere in sospeso l’immobile, occupato dagli antagonisti negli ultimi trent’anni, e ora oggetto di perizie da parte degli ingegneri del Comune per capire quali opere sono necessarie alla sua messa in sicurezza.  

Chi invece il patto di collaborazione lo ha abbandonato è il sindaco Cinquestelle di Pinerolo Luca Salvai, che aveva intrapreso un percorso analogo al collega di Torino per un altro centro sociale, il Niño di via Midana, e che ora pare intenzionato a redigere un bando per un comodato d’uso. Una decisione che dovrebbe imporre ancor più prudenza a Lo Russo e alla sua giunta. “Il progetto va avanti – assicurano dal Comune di Torino – e il patto verrà esteso al palazzo appena i tecnici avranno concluso le perizie strutturali e avremo un’idea dei lavori necessari per rimetterlo in sicurezza”. La sensazione è che gli ingegneri staranno lì finché l’avvocatura di via Milano non avrà trovato un modo per aggirare la legge regionale.

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