FINANZA & POTERI

Crt, proroga di 15 giorni: presidente o commissario

Entro due settimane la decisione del Tesoro dopo aver esaminato la documentazione. Sul tavolo del ministero l'esposto di Palenzona, i verbali degli ultimi cda e l'accertamento di eventuali conflitti di interessi. La giurista Poggi resta in sella a meno che...

Il ministero dell’Economia e delle Finanze ha concesso una deroga di 15 giorni allo statuto della Fondazione Crt. La nomina del nuovo presidente – i cui termini scadono oggi – sarà deliberata il 6 giugno, quando secondo le previsioni di via XX Settembre sarà nominata Anna Maria Poggi, la giurista indicata all’unanimità del Consiglio di indirizzo con la convergenza delle istituzioni. Sempre che, nel frattempo, dal ministero non siano emerse situazioni tali da indurre al commissariamento dell’ente.

Nella seduta di martedì scorso, il Consiglio di indirizzo “assumendosi le responsabilità derivanti dalla delicatezza del momento” aveva “aderito alle richieste pervenute dal collegio sindacale e ha deliberato all’unanimità di chiedere una proroga all’Autorità di vigilanza rispetto al termine statutario di 30 giorni per l’elezione del presidente della Fondazione”, auspicando uno slittamento di 7-10 giorni. Una decisione mirata a evitare che il Tesoro si potesse trovare di fronte al fatto compiuto di un nuovo presidente prima ancora di aver concluso l’esame dei documenti necessari a valutare l’adeguatezza del cda in relazione agli eventi traumatici che hanno destabilizzato la fondazione e portato alle dimissioni del segretario generale Andrea Varese e del presidente Fabrizio Palenzona.

In tale marasma la nomina del presidente sarebbe apparsa una forzatura e peraltro più che sospetta, visto che tra i documenti inviati in prima battuta al direttore generale di Palazzo Sella, Marcello Sala, ci sarebbero molti aspetti controversi, dal presunto “patto occulto” tra alcuni consiglieri ai verbali della burrascosa riunione del cda del 19 aprile, intorno ai quali è nato una diatriba sull’autenticità, tanto che si è resa necessaria un’integrazione. Una cosa è certa, il cda “ammazza-presidenti” (ne ha fatti fuori due in un anno), spaccato e “ingovernabile” per stessa ammissione del vicepresidente reggente Maurizio Irrera, è nell’occhio del ciclone.

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