GLORIE NOSTRANE

Creò falso testamento di Berlusconi, arrestato in Colombia Di Nunzio

Il pataccaro torinese, promotore tra l'altro della lista Bunga Bunga alle comunali del 2011, finisce in manette. Avrebbe cercato, anche minacciando gli "eredi legittimi", di ottenere una parte dell'eredità del Cavaliere. Un lungo curriculum di truffe

Arrestato in Colombia e a rischio processo a Milano. Passano da un continente all’altro i guai giudiziari di Marco Di Nunzio, sedicente imprenditore torinese, ma la vicenda che ha portato, da un lato, ad un provvedimento cautelare e dall’altro ad una chiusura indagini è la stessa: avrebbe cercato, anche minacciando gli “eredi legittimi”, di ottenere una parte dell’eredità di Silvio Berlusconi. Mentre a Di Nunzio, 56 anni, la Procura di Milano notificava, attraverso l’ambasciata italiana in Colombia, l’avviso di conclusione indagini per falso in testamento e tentata estorsione, grazie allo scambio di informazioni tra i due Paesi veniva anche arrestato dall’autorità giudiziaria colombiana per i presunti falsi commessi là, tra cui proprio quello su un fantomatico testamento, denunciato anche da una notaia di Cartagena.

Dall’inchiesta, coordinata dal procuratore Marcello Viola e dalla pm Roberta Amadeo, è emerso che il 56enne, nato a Torino e che da tempo vive in Colombia, avrebbe formato tre diversi falsi testamenti olografi, sottoscritti il 21 settembre 2021 nell’ufficio della “Notaria Primera di Cartagena – Bolivar”, con cui sosteneva che il Cavaliere aveva disposto in suo favore il lascito di “liquidità, quote societarie, imbarcazioni ed immobili”. In particolare, “venti milioni di euro con l’onere di innalzare la struttura politica Forza Italia e i club Forza Silvio in Colombia”, 6 milioni come “regalie” da “depositarsi su un conto corrente a Miami”, la “nave Principessa Vai Via” e tutti gli altri yacht, il 100% delle azioni delle società proprietarie “delle ville ad Antigua” e il 2% della “holding Fininvest Finanziaria”. Di Nunzio avrebbe tentato di depositare i primi due testamenti all’Archivio notarile di Milano e, poi, avrebbe formato un terzo testamento in cui, rispetto ai precedenti, venivano rimosse la sua firma e la dicitura “erede universale”. Testamento che depositò, nell’estate dello scorso anno, presso un notaio di Napoli.

Avrebbe anche agito, scrivono i pm, “minacciando gli eredi legittimi” del fondatore di FI, ossia i cinque figli, “nell’intento di insinuarsi nell’asse ereditario e farsi corrispondere le somme e i beni indicati” o una “eventuale minor somma” per “tacitare le sue pretese”. L’ipotizzata tentata estorsione fa riferimento alle sue frasi pronunciate in un servizio di Report il 22 ottobre 2023 nel quale diceva: “vediamo di arrivare a un accordo direttamente con la famiglia Berlusconi, sennò facciamo direttamente causa (...) andiamo a fare una transazione a saldo e stralcio con la famiglia Berlusconi, se no arriviamo ad un accordo”. Avrebbe pure detto che era pronto a diffondere dei documenti. E, tra giugno e novembre 2023, ha inviato “plurime diffide testamentarie” allo studio del notaio Arrigo Roveda, che ha gestito la fase dell’eredità del Cavaliere, ma anche a Fininvest. Ha tentato pure la strada del ricorso per un sequestro giudiziale dei beni, non accolto dal Tribunale.

Nelle indagini sono stati ascoltati diversi testimoni, tra cui Marta Fascina, per ricostruire dove si trovasse Berlusconi nel giorno della firma del testamento “colombiano”. È stato appurato che era ad Arcore. In Colombia Di Nunzio è stato arrestato anche per altri falsi, tra cui l’uso di una finta targa dell’autorità consolare. Inoltre, avrebbe eletto il suo domicilio a “Ciudad Perdida Sierra Nevada”, sito archeologico locale.

Attivo fra l’imprenditoria e la politica, quello di Marco Di Nunzio appare come un profilo piuttosto variopinto. Classe 1968, suo settore di competenza è quello dei cantieri navali. Originario di Torino, si è trasferito da qualche anno in Colombia, la nazione dove il nuovo testamento di Berlusconi sarebbe stato scritto, stipulato e successivamente addirittura vidimato dalla cancelleria del ministero degli Esteri. In Colombia Di Nunzio è anche consigliere della sezione locale del Comites, il comitato degli italiani all’estero. Molteplici – e di scarso successo – le sue avventure politiche in Italia, condotte soprattutto nel segno di simboli dai nomi strampalati. Nel 2010 si candidò come sindaco a Sestriere, presentandosi per le insegne della Fiamma Tricolore. Successivamente si mise in proprio, creando dal nulla liste sempre più improbabili. Nel 2011 cercò di presentarsi alle elezioni comunali di Torino, ma la sua lista Bunga Bunga venne bocciata. Tentò poi la fortuna a Borgomasino, paesino del Canavese dove tirò addirittura in ballo il Tar per cercare di entrare in consiglio comunale attraverso il riconteggio dei voti ottenuti dal suo Movimento Bunga Bunga-Forza Juve. In mezzo, nel 2016, una condanna in primo grado a diciotto mesi di carcere subita dal tribunale di Torino per l’accusa di violazione della legge elettorale. Nel 2013, quando provò a presentarsi alle elezioni regionali in Lombardia sempre per la lista Bunga Bunga avrebbe fatto figurare fra i firmatari anche persone malate e analfabete. Il suo difensore, all’epoca, definì la candidatura di Di Nunzio “una provocazione” e annunciò ricorso in appello.

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