POLITICA & SANITÀ

Direttori Asl, la Lega tenta il golpe.
In Piemonte alta tensione con FdI  

Icardi vuole nominare tre manager prima del voto di giugno, Marrone e i suoi Fratelli alzano le barricate. Scazzi con sullo sfondo una strategia del partito di Salvini. Cirio per le proroghe. Si deciderà tutto in giunta lunedì. E i manager in scadenza fibrillano

Ultimo tango col casquè per i direttori generali delle aziende sanitarie e ospedaliere del PiemonteÈ quello che rischia di far ballare, anche se non non traballare, la giunta regionale nella sua seduta conclusiva delle legislatura, fissata per lunedì prossimo. Sarà lì, infatti, che si dovrà sciogliere il bandolo di una matassa accuratamente preparata dal governatore Alberto Cirio e che, più o meno all’improvviso, la Lega come un gatto dispettoso e forse un po’ famelico avrebbe preso ad aggrovigliare.

La questione è quella dei vertici di Asl Aso in scadenza in questo periodo a cavallo del rinnovo del governo regionale. La questione pareva risolta con l’annuncio, in più di un’occasione, da parte dello stesso governatore con la decisione, formalmente condivisa da tutta la maggioranza, di prorogarli tutti fino alla fine dell’anno. Una scelta dettata dall’opportunità di non procedere a nuove nomine importanti proprio a ridosso del voto, così come dalla necessità di far completare gli obiettivi (soprattutto quelli economico-finanziari) agli attuali direttori generali evitando di dividere tra vecchi e nuovi manager quel che resta dell’anno in corso.

Sembrava e in effetti era un percorso delineato e senza ostacoli, neppure quelli che si sarebbero potuti prospettare per alcuni casi in cui gli attuali direttori generali sono sulla soglia della pensione e quindi non più rinnovabili. A conferma di questo, la proroga stabilita dalla giunta per Gianfranco Zulian che resterà alla guida dell’Aou Maggiore della Carità di Novara fino al 31 dicembre, anche se il suo caso presneta alcune differenze. Zulian, infatti, non è ancora in pensione ed essendo inserito nell'albo nazionale degli idonei al ruolo di direttore generale fino al 2026, virtualmente è rinominabile per un ulteriore mandato.

Tutto secondo i piani fin quando, nei giorni scorsi, il futuro azionista di maggioranza della prossima legislatura, ovvero Fratelli d’Italia, ha drizzato le antenne e pure i capelli nel percepire sempre più chiaramente i propositi dell’assessore alla Sanità Luigi Icardi. L’uomo che, ha rappresentato in questi cinque anni la Lega nella competenza più importante della politica regionale, avrebbe messo sul tavolo l’intenzione di sostituire i tre direttori generali, ormai anagraficamente in pensione, con altrettanti manager da ingaggiare con contratto da siglare a scadenza e, dunque, prima del voto. 

Nello specifico si tratta dei posti attualmente occupati da Angelo Pescarmona all’Asl To5Maurizio Dall’Acqua al Mauriziano e da Massimo Veglio all’Asl Cuneo2 (quella di cui è dipendente in aspettativa lo stesso Icardi), anche se nel novero ma con scadenza un po’ più avanti c’è pure il direttore generale dell’Asl Asti Francesco Arena. Questi, insieme agli altri manager non toccati dal limite dell’età pensionabile, dovrebbero proseguire nel loro incarico fino alla notte di San Silvestro con il rinnovo (o eventuali conferme) in capo alla prossima giunta regionale e, su indicazione, del futuro assessore alla Sanità. Almeno secondo quanto annunciato da Cirio, il quale è facile immaginare non avrà accolto con entusiasmo la sortita di Icardi, dietro la quale l’alleato “fraterno” non fa mistero di intravvedere un disegno e un imput politico arrivato da più alti livelli del partito di Matteo Salvini, pur non riuscendo a darne una chiara motivazione, se non di costruire una ridotta della sanità nella previsione di un ribaltamento dei pesi che emergerà dal voto. Sia come sia, nelle ultime ore la tensione è salita tra i due partiti.

Se giuridicamente ineccepibile, la nomina in articulo mortis di nuovi direttori generali, politicamente suona a dir poco come una stonatura e, non meno, una forzatura rispetto al futuro scenario che se ormai dà la vittoria pressoché scontata al centrodestra delinea, appunto, diversi e opposti pesi tra Lega e Fdi rispetto agli attuali. Ufficialmente Icardi solleverebbe dubbi sulla proroga, richiamando eventuali rischi di violazione della legge Madia, anche se questa linea stride un po’ con il recentissimo prolungamento attribuito a Zulian. Tant’è che negli accesi ragionamenti delle ultime ore, sempre dall’assessore leghista, sarebbe stata avanzata l’ipotesi di commissariamenti per le aziende dirette dai “pensionati”. Commissariamenti a scavalco, ovvero affidare quel ruolo a manager che già attualmente dirigono un’altra azienda. 

Il nodo, come attesta il confronto con il collega di FdI Maurizio Marrone e con altri esponenti della maggioranza che non ha ancora portato a una soluzione condivisa, resta tutto da sciogliere. Nel partito di Giorgia Meloni la sensazione che dalla Lega si prepari una prova di forza è chiara e non mancherebbero gli elementi a sostegno. Così come non è possibile escludere che un eventuale braccio di ferro su questi tre casi non possa coinvolgere anche gli altri direttori generali i cui contratti sono a scadenza e che, forti dell’assenza della tagliola anagrafica, danno ormai per scontata la proroga fino a fine anno e, passata a’nuttata, ambiscano alla riconferma curando in maniera ossessiva la loro presenza a tutti gli appuntamenti elettorali del centrodestra. Cirio non li aveva voluti, i direttori generali già pronti a piazzarsi in prima fila, alla presentazione del suo programma sulla sanità, “Devono fare i manager e non i supporter dei politici, anche se hanno chiesto di esserci”, aveva detto. Nella stessa occasione, ribadendo le proroghe dei manager, aveva escluso nomine fino alla elezioni, perché “non sarebbe serio”. Con questa linea, sostenuta più convintamente e convenientemente da Fratelli d’Italia, il presidente aprirà la giunta di lunedì. Poi non resterà che vedere se la Lega, con il suo assessore alla Sanità e gli altri che compongono la delegazione salviniana nell’esecutivo, proverà il colpo di mano, o di coda. 

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