Una città poco metropolitana

Le elezioni di secondo grado recentemente svoltesi (ossia quelle in cui votano solo sindaci e consiglieri comunali) per il rinnovo dell’assemblea della Città metropolitana, ovvero l’ex consiglio provinciale, hanno rappresentato ancora una volta, a mio avviso, una grande occasione persa. La famigerata legge Delrio sul riordino delle Province è un obbrobrio già di per se stessa, perché non ha ridotto di un sola unità, qualsiasi persona di qualsiasi livello impiegata in Provincia con risparmi uguali a zero. Ha invece ridotto e in alcuni caso annullato le competenze e di certo tolto risorse alla ex Provincia di Torino, perché tutto ora è in un calderone in cui il sindaco è lo stesso di Torino, che però è stato eletto soltanto dai cittadini torinesi ma non da quelli della ex Provincia.

La ex Provincia di Torino con i suoi 315 Comuni ed il suo territorio di 6.800 km quadrati è una delle più grandi d’Italia in assoluto, la sua area è grande quasi come l’Olanda (7.500 kmq) e più del doppio del Lussemburgo (2.500 kmq) , è quindi un’area di tutto rispetto. Essa ha un territorio articolato che va dalle pianure intorno a Torino coltivate a cereali ai pascoli in quota della Valchiusella e della Dora Baltea passando per i vigneti del Canavese e suppergiù ha gli stessi abitanti di Torino città. Si presumeva quindi che i partiti a cui era demandato di preparare le liste elettorali scegliessero persone residenti in provincia, possibilmente in modo diffuso per area geografica. Così non è stato perché su 18 eletti, 5 sono consiglieri comunali di Torino (3 della lista di centrosinistra e 2 del M5s), 6 consiglieri (3 del centrosinistra, 2 del M5s e 1 della lista di centrodestra) sono di cittadine dell’hinterland come Orbassano, Beinasco etc., soltanto 7 (2 del centrosinistra, 3 del M5s e 2 del centrodestra) sono residenti in paesi della provincia, pertanto la maggioranza dei consiglieri torinesi e del suo hinterland è schiacciante: 11 a 7.

Dove è quindi la tanto decantata rappresentatività più snella e consona ai bisogni dei cittadini? Se uno è già consigliere comunale di Torino perché deve essere anche rappresentante dei cittadini di ben 315 Comuni? Con tutto il rispetto per i singoli eletti, che cosa ne sa un consigliere di Torino o Pianezza, ad esempio, dei problemi dei cinghiali che devastano gli alpeggi impedendo il pascolo ai pochi margari che ancora sono di sentinella al territorio? Oppure cosa ne sa dei problemi di scarsità d’acqua che hanno tormentato questa estate il Canale di Caluso nei fine settimana perché la centrale Iren di Rosone/Ceresole nei weekend di agosto non produceva energia causa sovrabbondanza e quindi teneva le turbine al minimo riducendo la portata dell’acqua dell’Orco? Eh sì, qui mi rivolgo agli amici verdi: smettiamo di dire che c’è la crisi energetica e soprattutto smettiamo di ingegnarci a trovare fonti alternative che sono un rimedio peggiore del male, vedi centrali a biomasse.

Detto ciò, ancora una volta i partiti hanno dimostrato di essere chiusi nella loro torre d’avorio e di non avere il polso dei reali bisogni dei cittadini. Ultimo commento. Il risultato dei Cinquestelle è stato inferiore alle aspettative ma sempre comunque un ottimo risultato perché ottenuto da soli. Risultato ancor di più apprezzabile se si pensa che la sindaca di Torino Chiara Appendino, che al momento della sua elezione tanti cuori aveva scaldato e tante passioni aveva acceso, anche al di fuori di Torino, nonostante il bel discorso fatto il 28 luglio sui problemi della città metropolitana, in questo frangente è stata silenziosissima. Nemmeno sulla sua cliccatissima ed interattiva pagina Facebook vi è stato un accenno a queste elezioni . Nulla di nuovo sotto al sole?

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