Dignità e diritti per noi disabili
Aurelio Albanese 09:29 Lunedì 22 Aprile 2019 0
Caro Presidente Mattarella,
mi chiamo Albanese Aurelio e sono il padre di Albanese Vitantonio di anni 14, disabile al 100 per cento su carrozzina giovanotto che attualmente frequenta con profitto il liceo scientifico Avogadro di Torino, e un privato cittadino: non un politico, non un opinionista, non una figura pubblica. Ed è a seguito di alcuni gravissimi fatti occorsi nell’ultimo mese a Torino che come comune cittadino Le scrivo dopo aver segnalato le più azioni scorrette “sia al Comune che alla Prefettura” di molti autisti Gtt, sollecitati dai loro superiori e responsabili nell’esercizio delle funzioni.
Signor Presidente, io ho 64 anni e sono un disabile al 100 per cento su carrozzina, nonché un figlio del Beato Don Carlo Gnocchi, poiché entro nella Fondazione Projuventute Don Carlo Gnocchi con la materna a 3 anni e ne esco con la Ragioneria. Fatti deplorevoli e vergognosi signor Presidente, che sono qui a denunciare in quanto si ripetono oramai quotidianamente a Torino a danno di disabili che come me e mio figlio sono costretti su di una carrozzina e che riguardano il diritto alla libera circolazione che di fatto ci viene negata, disabili che vengono fatti scendere o lasciati a terra sotto la pioggia da autisti costretti ad obbedire a ordini che discriminano e ledono dignità e diritti di cittadini con nessuna capacità di difesa e li rendono facili vittime di insulti impronunciabili, minacce e sputi da parte di passeggeri arrabbiati per i ritardi che la protesta comporta.
Ho, prima che a Lei, scritto con toni pacati e rispettosi, ai Dirigenti dell’azienda Trasporti Torinese Gtt, cercando di spiegare quanto stava accadendo e di risposta l’Azienda, si è giustificata riesumando una circolare che nessuno sapeva esistesse da che vivo a Torino, che di fatto d’improvviso obbligava tutti noi disabili su carrozzina a regole restringenti discriminanti che ledono la nostra dignità, il nostro diritto alla libera circolazione, ignorando peraltro che la carrozzina in dotazione è un presidio medico e non un vezzo.
In data 15 Marzo 2019 scrivevo al Dr. Bordone, responsabile Management Disability Azienda Trasporti Gtt “d’aver disdetto tre visite importanti mediche (e questo onde evitare di essere ancora aggredito e ingiuriato dai passeggeri istigati dagli autisti) e d’avere per protesta sospeso tutte le terapie e sempre nella stessa data con in Oggetto: disabilità e fruizione dei mezzi Gtt a loro chiedevo: “Nei giorni scorsi, il sottoscritto ed, in una circostanza, il figlio tredicenne – entrambi portatori di disabilità motorie e su carrozzina – sono stati vittime di episodi di discriminazione, insulti, minacce e sputi da parte di passeggeri istigati da autisti, in relazione alla fruizione di mezzi della linea di metropolitana leggera n. 4. In particolare, è stato loro detto che – sulla scorta di normative interne, dettate da regolamenti e/o circolari della società Gtt – non era possibile far più salire, sullo stesso convoglio, due disabili contemporaneamente e, pertanto, uno dei due doveva attendere il mezzo successivo. Posto che la linea n. 4 è differente dagli altri mezzi circolanti e che è già stata, fin dal principio, predisposta per una salita comoda, ed in autonomia, del disabile su carrozzina, ci è apparso subito quanto meno singolare il fatto che si sia limitato l'accesso al servizio ad un disabile per volta. Tale organizzazione, da parte di Gtt, della fruizione del servizio di trasporto pubblico fa sì che il predetto servizio sia utilizzabile, dai disabili motori, in condizioni discriminatorie e lesive della dignità individuale. Si pensi, ad esempio, al caso di due coniugi, che intendessero viaggiare insieme o – come nel caso del sottoscritto – ad un padre ed un figlio minorenne: costringerli a prendere due mezzi differenti, equivale a mortificarne appunto la dignità, oltre al fatto che il minore presenta l'ovvia esigenza di muoversi accompagnato dal genitore. Pertanto, poco importa che si tratti di una disposizione interna della società Gtt, di un atto o di una prassi, in ogni caso, il risultato è un pregiudizio per l’utenza con disabilità motoria, pregiudizio dato da una condotta discriminatoria, che deve essere rimossa, quanto ai suoi effetti, in ottemperanza, peraltro, a norme nazionali (L. n. 67/2006 e D.lvo n. 150/2011), ed è per questa ragione, che il sottoscritto ha poi messo in essere una protesta civile fermando il convoglio per ben 7 ore e rendendosi colpevole del reato di Interruzione di Pubblico Servizio che di fatto gli è stato contestato dietro richiesta dell’Azienda Trasporti Pubblici Torinesi.
Ogni giorno, signor Presidente, le cronache torinesi raccontano di vergognose aggressioni subite da noi disabili, di ingiurie, minacce e di chi ci sputa addosso letteralmente accusandoci di essere esseri spregevoli, ogni giorno i responsabili del trasporto pubblico torinese ricevono decine di lettere di mamme, papà disperati e di disabili che non sanno capire il perché debbano raccogliere la rabbia di cittadini che fino ad un mese prima neppure sapevano o gli importava che esistessero. Potrei allegarLe decine e decine di storie che poi si somigliano tutte e che hanno alla radice tutte come comune denominatore la discriminazione e l’intolleranza. Per pudore e rispetto mi asterrò dal riportarLe le frasi oscene, ma che come si può evincere dalle denunce consegnate ai Carabinieri, contengono i più bui recessi di inciviltà e della barbarie umana “epiteti razzisti, omofobi e misogini” triste, dolorosa vicenda, di cui si occuperà la magistratura.
La gravità di quanto accaduto e ancora accade, va però, molto al di là della singole vicende individuali: l’aggressione e il linciaggio che si è riversato su mio figlio, su me e su tutti i disabili, per il sol fatto di aver chiesto pubblicamente il rispetto di principi e valori scritti nella nostra Costituzione, come il diritto alla libera circolazione, riconosciuto ad ogni altro cittadino, potrebbero colpire chiunque. Quanto accaduto è un fatto politico che riguarda la nostra democrazia. La responsabilità degli insulti e delle minacce da parte degli odiatori intolleranti è certamente personale, ma non vi sono arrivati spontaneamente, bensì – per quanto ci risulta – sollecitati e guidati direttamente e ufficialmente “dell'Azienda Gtt”. Allora mi chiedo: può essere tollerato che una Partecipata Pubblica di Trasporti Torinesi, fomenti intenzionalmente una tale campagna d’odio? È tollerabile in uno Stato di diritto che un privato cittadino (peraltro gravemente disabile) possa essere minacciato su di un mezzo pubblico nella sua incolumità, per azioni riconducibili al Trasporto Pubblico Torinese, preposto all’ordine e alla sicurezza di tutti i cittadini? È pensabile che in un Paese civile il responsabile della Management Disability, abbia la possibilità/il potere di chiudere la bocca con pretestuose circolari, a chi osa dissentire su comportamenti di intolleranza o su un qualsiasi tema di pubblico interesse?
Temo, che accettare supinamente quanto è successo, crei un precedente pericoloso, se non inaccettabile, per tutti e pure temo signor Presidente, dall’escalation che si sta verificando, che altri in futuro, potrebbero subire le stesse ingiustizie, intimidazioni o, addirittura, arrivare ad autolimitarsi preventivamente nell’esercizio del diritto alla libertà e manifestazione d’un pensiero che gridi al diritto. Quando un cittadino si trova a dover temere per la propria incolumità a causa di forze più grandi di lui solo per aver espresso un’opinione o azione, per di più a difesa della pari dignità delle persone e dei principi democratici su cui si fonda il suo Paese, si prospettano tempi bui. Ed è per questo che le ho scritto confidando nella Sua umanità e nel ruolo istituzionale che ricopre. Ed è per questo che affido a Lei questi inquietanti quesiti e Le chiedo, rispettosamente, come cittadino e come padre, di valutare un Suo intervento, secondo i Suoi poteri e prerogative costituzionali, a tutela dei nostri diritti di cittadini italiani e non, più sfortunati e portatori di una disabilità che non avremmo voluto avere e per quel nostro ordinamento e nei valori democratici su cui si fonda.