Torino riuscirà a voltare pagina? 

Torino, insieme a Milano e Genova, ha trainato  lo sviluppo economico e sociale per oltre un secolo. Da almeno vent’anni per Torino e Genova non è più così. I sindaci o amministratori delegati della città degli ultimi vent’anni non se ne sono accorti del declino, eppure a differenza di qualsiasi manager di un’azienda privata hanno proseguito tranquillamente il loro mandato. Con le elezioni del 2017 Genova ha voltato pagina, ha scelto un manager genovese, appena rientrato da una lunga esperienza lavorativa negli States, si sta rilanciando, ha saputo superare una vicenda come il tragico crollo del ponte Morandi che avrebbe potuto abbatterla. Anzi, la ricostruzione del Ponte, in poco più di un anno, è stato un caso di eccellenza mondiale e ora la città ha già presentato al Governo il piano di opere da finanziare con i soldi a fondo perduto del Recovery Fund.

Cosa che non hanno ancora fatto Torino e il Piemonte.

Torino conta sempre di meno nelle decisioni politiche ed economiche nazionali e soprattutto è andata in crisi una parte importante della sua manifattura, del suo commercio, dell’artigianato, delle sue partite Iva. Gli studi professionali di un certo livello per tenere fatturato e status hanno dovuto aprire uffici a Milano e in altre città. Troppi neolaureati sono costretti a emigrare all’estero per cercare lavoro e futuro. Torino pagherà purtroppo più delle altre città la crisi del Covid.

Basti un dato. A Genova le famiglie che non hanno da mangiare sono 7.500, Torino sono tre volte ma Torino ha solo il 60% di abitanti in più rispetto a Genova. A ciò si aggiungano le 3.000 aziende che non hanno ricevuto dalle banche il credito da 25.000 euro nonostante fosse garantito al 100% dallo Stato. Queste aziende con il secondo lockdown rischiano molto. Torino come conferma oggi Legambiente è al primo posto per un pessima qualità dell’aria che causa 1000 morti anticipate ogni anno. Pd e 5 stelle han fallito anche su questa materia.

Il declino della città ha coinvolto anche la classe politica e le rappresentanze economiche che negli ultimi anni non hanno posti di rilievo che occupino la scena nazionale, salvo la vicepresidenza di Confindustria di Licia Mattioli e la presidenza di Cna di Daniele Vaccarino. La città già in declino con Fassino, con i 5 Stelle è andata ancora più in giù. Così negli ultimi anni la società civile ha dovuto supplire la debolezza della politica, nel 2013 conducendo vittoriosamente la battaglia che ha portato a Torino la sede della Autority dei Trasporti e nel 2018, dopo il No della Giunta Comunale alla Tav, l’opera più importante per il futuro della città, la società civile ha dovuto scendere in piazza e ancora una volta ha saputo vincere la battaglia nell’interesse di Torino e del Paese.

Quasi nell’indifferenza della politica e delle amministrazioni in questi anni vi è stato uno spostamento ad est della manifattura e della logistica così che oggi Bologna, secondo i dati dell’Istituto Rota ha superato come presenza manifatturiera Torino. Ieri il Sole 24 Ore identificava il triangolo industriale nella Lombardia, nel Veneto e nell’Emilia. Al 2018 Torino aveva perso dieci punti rispetto a Milano e Bologna. Secondo Eurostat l’area metropolitana di Torino è scesa al 41° posto tra le 44 aree metropolitane d’Europa con oltre 1,5 milioni di abitanti, subito prima di Napoli mentre Lione è all’11° posto, Milano al 23°, Roma al 33° posto.

La crisi del Covid colpirà maggiormente Torino. Secondo i dati del Centro Studi di Confindustria, Torino nel 2020 perderà mezzo punto di Pil in più rispetto alla media nazionale (che ricordo fino alla noia comprende anche le Regioni del Sud). Se non si cambierà velocemente il quadro il destino di Torino sarà sempre più nelle mani esterne. La Fiat dipenderà non solo dalla Chrysler ma anche dai francesi di Psa, l’indotto auto, il settore che si è più rinnovato negli ultimi anni dipenderà dalle case madri estere. Se la Comau verrà ceduta Torino rischia di perdere anche la leadership nelle macchine utensili. Ma anche le realtà più avanzate della ricerca e il Politecnico sono costrette a rincorrere. Mi ha impressionato nei giorni scorsi il dirigente dell’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova, sorto nel 2003 grazie a una scelta illuminata della Legge Finanziaria del 2003, che a proposito della brillante proposta di don Luca Peyron per dotare Torino della sede dell’Istituto per la Intelligenza Artificiale ha spiegato l’Iter dell’istituto genovese che in poco più di dieci anni si è posto ai primi posti al mondo nel settore della robotica morbida.

Ecco perché per Torino elezioni sono la grande occasione per la città di tirare le somme su questo primo ventennio del nuovo secolo e affidare a un nuovo amministratore delegato che ne rilanci economia e lavoro verso il 2030 quando arriverà la carta del rilancio con la inaugurazione della Tav. Il nuovo sindaco io lo vedo come un uomo molto competente con una forte carica emotiva e politica, che rilanci tutte le energie della città, che riesca a rilanciare tutti i settori, dalla manifattura al commercio, dai servizi alle nuove tecnologie. Con una grande vision. La vision che c’era nella piazza della Tav se si riascolta il discorso. Un sindaco e una squadra molto competente nei settori a partire dalla sanità, all’assistenza, ai trasporti e alla mobilità. Dalla politica dei blocchi a una politica della mobilità che aiuti la città, tutta la città, a crescere. Un sindaco che tolga i tappi che bloccano la città, che riporti la speranza nei grandi quartieri periferici, e nella città triste per il calo del giro di affari e che apra la città ad alleanze strategiche con Lione, Milano e Genova. Un sindaco che riveda la Città della Salute alla luce dei grandi limiti della sanità torinese e piemontese evidenziati dal Covid: 5.000 morti piemontesi e i loro famigliari meritano una risposta. Sapendo però che non tutti i candidati partono alla pari, qualcuno che ha già governato e ha la responsabilità di non aver visto il declino e di non averlo evitato, altri hanno fatto qualcosa di concreto per la città e hanno esperienze amministrative e di governo importanti. Ecco perché noi che abbiamo trainato la battaglia, vinta, per la Tav presenteremo una lista molto qualificata e un vero programma di rilancio.

*Mino Giachino, Sì Tav Sì Lavoro per Torino

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