Nei cantieri controlli e prevenzione

La tragedia sul lavoro di Firenze probabilmente è stata determinata dalla rottura di una trave in cemento che ha causato il cedimento di un solaio, che è precipitato sui due solai sottostanti. C’erano operai al 3°piano ed al 1° piano. Le cause della rottura della trave in cemento possono essere diverse e saranno acclarate dagli accertamenti tecnici. Lascia molto permessi la presenza di un (quantomeno eccessivo) numero di operai in una zona a rischio durante operazioni pericolose. Ma è presto per dirlo, perché le informazioni sono confuse. Ora, se la catena di subappalto può avere un ruolo in questo evento, lasciano molto perplessi altre dichiarazioni sulla carenza di controlli e sulle carenze di formazione degli operai.

Nel merito. Un intervento di vigilanza condotto anche il pomeriggio precedente (il crollo è delle 8.52) non avrebbe potuto evitare questa dinamica. Una maggiore formazione degli operai non avrebbe cambiato nulla. Allora significa che non si può fare nulla? No. Occorre però uscire da dichiarazioni rituali e da una visione stantia; per provare a capire. Per capire come prima cosa che gli infortuni mortali sul lavoro sono un insieme di eventi fortemente disomogeneo. E gli interventi efficaci non sono sempre i medesimi. Per esempio (solo per esempio) si può prevedere che per effettuare operazioni ad alto rischio (il montaggio di strutture prefabbricate lo è) sia obbligatoria la presenza del responsabile aziendale per la sicurezza (o del coordinatore per la sicurezza del cantiere). Definendo molto in dettaglio la possibilità di delega. La definizione potrà essere in parte “tabellare” ed in parte derivare dalla “Valutazione dei rischi”. Questa via può portare ad un maggiore rispetto effettivo delle misure/procedure di sicurezza e facilitare scelte corrette in caso di eventi (per esempio un incidente che può avere danneggiato un manufatto, la trave in cemento) ed evitare l’inutile presenza di operai in zone ad alto rischio.

La cosa avvilente che dichiarazioni sciocche, prive di rapporto con la realtà, vengano rilasciate da soggetti che dovrebbero avere conoscenze. Continuando così a proporre e chiedere azioni rituali prive di rapporto con la situazione specifica. Dopodiché, sia ben chiaro, la formazione dei lavoratori, serve; ma deve essere fatta da persone competenti che conoscano le specifiche caratteristiche dei lavori. Tutti abbiamo esperienze stucchevoli di formazione sui rischi in cui il formatore non aveva idea di come si lavorasse in officina. I controlli (interventi di vigilanza) servono. Non dimentichiamoci che i livelli di sicurezza raggiunti sono mantenuti anche grazie alle attività pubbliche di vigilanza. Ma queste attività devono essere inserite in programmi di prevenzione, con criteri di programmazione che abbiano basi razionali.

Infine, chiedere risorse per le “attività di controllo” va bene. Ma le risorse devono essere destinate agli organismi a cui la normativa affida le funzioni di vigilanza e prevenzione per la sicurezza e la salute sul lavoro. Inspiegabilmente invece che chiedere risorse per le strutture del Ssn – gli Spresal – a cui da più di 40 anni sono affidate le funzioni di vigilanza e prevenzione per la sicurezza e la salute sul lavoro, si propone di disperdere in altri enti. Negli ultimi 15 anni la rete dei servizi si è frammentata per mancanza di investimenti. Mantenere e governare questa rete è la soluzione più facile, più rapida e più efficace.

*Carlo Proietti, specialista in Medicina del Lavoro, Grugliasco (TO)

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