La fisiognomica di Meloni

Il 9 ottobre 1909, a 74 anni, a Torino moriva lo psichiatra e antropologo Cesare Lombroso, nato a Verona il 6 novembre 1835. Lombroso è ricordato principalmente per aver dato vita all’antropologia criminale basandosi sulla fisiognomica. Questa disciplina pseudoscientifica pretende di dedurre le caratteristiche psicologiche e morali di un individuo dal suo aspetto fisico ed in particolar modo dai lineamenti e dalle espressioni del volto. Dopo la sua morte furono gli stessi collaboratori di Lombroso a confutare l’antropologia criminale, e quindi la fisiognomica, relegandola tra le discipline che, non soddisfacendo il metodo scientifico basato sull'osservazione e sulla sperimentazione, sulla misura e sulla generalizzazione dei risultati (induzione), sono da ritenersi pseudoscientifiche.

Dopo centoquindici anni dalla morte di Lombroso, il 22 marzo 2024, Francesco Merlo, su La Repubblica, ha scritto: «Quella raccontata dalla fisiognomica è la Giorgia Meloni più autentica. Le mossette e le occhiatine, gli urli, i silenzi e le risatine sono il suo meglio. E, infatti, sulla prima pagina del Wall Street Journal c’è finita così, nella sua versione più buffa e più vera, con la faccia nascosta sotto la giacca, a mimare la simpatia istituzionale che non riesce a suscitare, reginetta di Coattonia alla Camera dei deputati.» Il nomignolo “reginetta di Coattonia” con i quali alcuni media chiamano, in modo canzonatorio, il nostro Primo Ministro, è un derivato di “coatto” che, da dizionario Treccani, significa “individuo rozzo, dalla parlata volgare e dall'abbigliamento privo di gusto, che vive nelle zone suburbane, nelle borgate”.

In merito alla “gag” tra il Primo Ministro Giorgia Meloni e il deputato Angelo Bonelli andata in scena alla Camera, Massimo Gramellini sul Corriere della Sera ci sottolinea che gli elettori di sinistra ritengono Angelo Bonelli «serio, affidabile, coraggioso e sferzante» mentre gli elettori di destra lo considerano «triste, pedante, noioso e troppo compreso nel ruolo». Gli elettori di sinistra guardano la foto di Meloni che nasconde la testa nella giacca del tailleur e «si indignano per la postura poco istituzionale, per il solito campionario di mosse e di facce, per l’astuccio rosa a forma di maialino che estrae dalla borsa in pieno dibattito parlamentare», mentre gli elettori di destra si mettono a ridere trovando la premier «simpatica, disinvolta, “una che non se la tira”, “una come noi”». Insomma: «La destra tende a prendere la vita come una commedia, la sinistra come una tragedia. Al netto delle idee e dei programmi, ove ce ne siano, il vero e insuperabile bipolarismo all’italiana rimane questo. Ci vorrebbe una terza via in grado di coniugare profondità e leggerezza, sobrietà e autoironia, affabilità e senso delle istituzioni. Ma forse, se ci fosse, la voterebbero in pochi».

Questo momento di spontanea sdrammatizzazione è stato “usato” politicamente per alimentare le solite controversie degli opposti schieramenti. Se Merlo voleva fornire ai suoi lettori un attendibile quadro psicologico di Meloni, non avrebbe dovuto affidarsi alla lombrosiana fisiognomica ma, semmai, alla più attestata dottrina psicologica che interpreta il linguaggio del corpo: mimica, gesti, postura e movimenti. Il linguaggio del corpo, infatti, è uno dei linguaggi della comunicazione sia nei suoi aspetti consci, sia in quelli inconsci, e, in entrambi i casi, può fornire informazioni sullo stato emotivo della persona e sulle possibili intenzioni del suo prossimo comportamento. Il linguaggio del corpo è indubbiamente la principale e più complessa modalità di comunicazione non verbale, e la sua interpretazione cambia in funzione dei contesti comunicativi e sociali. In una comunicazione efficace e schietta, sincera, deve esserci armonia tra quello che si esprime consapevolmente con il linguaggio verbale e quanto si esprime inconsapevolmente con il linguaggio del corpo. Merlo vestendo i panni di “psicoterapeuta” avrebbe dovuto ben comprendere che Giorgia Meloni ha voluto rispondere ad Angelo Bonelli utilizzando il linguaggio del corpo, come se avesse detto: “Onorevole Bonelli, mi ha chiesto di non guardarla con i miei occhi inquietanti? Beh, allora io mi copro il viso così non li vede!”.

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