Giustizia e Tribunali dell'Inquisizione

Nel 2023, il defunto presidente iraniano Ebrahim Raisi aveva riattivato, nell’ambito delle forze armate iraniane, la “Polizia Morale” con la missione di imporre quell’insieme di regole di vita e di comportamento dettato da Dio per la condotta morale, religiosa e giuridica: la Sharia. Tra le regole della Sharia ci sono quelle relative all’abbigliamento che impone alle donne di indossare lo hijab, il velo islamico. Quindi la Polizia Morale, spostandosi sulle sue camionette blindate, arresta e tortura le donne che violano le regole imposte. In Iran sembra di essere tornati a quando in Occidente veniva praticata la caccia alle Streghe.

Leggi analoghe, infatti, erano praticate in occidente attraverso i Tribunali dell’Inquisizione che imponevano la ferrea osservanza alla “verità” predicata dalla Chiesa di Roma. Quanti cittadini (soprattutto donne) vennero accusati di stregoneria e poi condannati “al rogo”! Solo l’Inquisizione Romana, che operava sui territori dell’Italia centro-settentrionale, registrò tra i 65.000 e i 95.000 processi con circa 2.000 morti accertati (fonte Treccani)! Un Tribunale dell’Inquisizione ebbe l’ardire di processare e condannare di eresia Galileo Galilei per aver voluto sovvertire la filosofia naturale aristotelica e le Sacre Scritture, a tal punto che lo scienziato, per salvarsi, fu costretto, il 22 giugno 1633, all'abiura delle sue concezioni astronomiche e al confino. A metà del Settecento, con la contestazione illuministica, l'Inquisizione venne limitata e presto fu soppressa nel ducato di Parma (1765-68), non fu rimpiazzata alla morte dei suoi delegati nello Stato di Milano (1775), fu abolita nel Granducato di Toscana (1782), nel Ducato di Modena (1785), nella Repubblica di Venezia (1797) e nella Repubblica di Genova (1798). A fare il resto ci pensò Napoleone, durante le sue campagne italiane. L’unico luogo dove il Sant'Uffizio restò operativo fu lo Stato Pontificio. La sua definitiva cessazione si ebbe nel 1870 con il neo-regno d’Italia, ma la Chiesa di Roma lo abrogò definitivamente solo nel 1908.

Oggi in Italia, non c’è più traccia né del Sant’Uffizio né dei Tribunali dell’Inquisizione. L’articolo 7 della Costituzione italiana recita: “Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani”. Lo Stato italiano è quindi una Repubblica laica ed aconfessionale ovvero “non ha legami con alcuna particolare confessione religiosa” (vocabolario Treccani): le leggi, i regolamenti e le attività della Pubblica Amministrazione non tollerano indebite ingerenze della religione nella vita politica dei cittadini. La separazione tra Stato laico e Stato clericale è compiuta!

Tuttavia, il fantasma del Sant’Uffizio continua ad aleggiare tormentando il generale dei carabinieri Mario Mori e molti altri cittadini. Il generale Mori, un anno fa, è stato scagionato dalla Corte di Cassazione «per non aver commesso il fatto», dall’accusa di partecipazione a una presunta trattativa Stato-mafia. Il 16 maggio 2024 è nuovamente entrato nella rosa degli indagati, da parte della procura di Firenze, nell’indagine finalizzata ad individuare i presunti ispiratori politici delle bombe mafiose esplose il 25 maggio ‘93 in via dei Georgofili a Firenze, il 27 luglio ‘93 in via Palestro a Milano e il 28 luglio ‘93 a san Giovanni in Laterano e a san Giorgio al Velabro nella Capitale. Si sta parlando di eventi accaduti trentuno anni fa! Ma ci si rende conto di quanti sono trentuno anni? Mezza vita! E dopo trentuno anni ripartono le indagini?

Il generale ha commentato: «Dopo una violenta persecuzione giudiziaria, portata avanti con la complicità di certa informazione e durata ben 22 anni, che mi ha visto imputato in ben tre processi, nei quali sono stato sempre assolto, credevo di poter trascorrere in tranquillità quel poco che resta della mia vita. Ma devo constatare che, evidentemente, certi inquirenti continuano a proporre altri teoremi, non paghi di 5 pronunce assolutorie e nemmeno della recente sentenza della Suprema Corte che ha sconfessato radicalmente le loro tesi definendole interpretazioni storiografiche. Per questo motivo, quei giudici della Cassazione sono stati duramente criticatati dal consesso dei lottatori antimafia nella totale indifferenza del Csm che, dinnanzi a questi violenti e volgari attacchi, tace a fronte di questo disegno che ha come unico obiettivo quello di farmi morire sotto processo. Quelle a mio carico sono accuse surreali e risibili. Basti pensare alla circostanza che oggi vengo indagato per non aver impedito le stragi, quindi con una virata di 360 gradi rispetto al precedente teorema».

Certo, il Tribunale dell’Inquisizione non esiste più ma per l’ottantacinquenne generale Mario Mori, in un eterno ritorno dell’uguale, il suo “ologramma” si è nuovamente manifestato in un organo amministrativo dello Stato: il Pubblico Ministero. Esso, al pari del Sant’Uffizio, sembra spesso perseguire teoremi dal sapore più etico-morale che laico. Come ha scritto Piero Sansonetti: “Sicuramente, tra gli esseri viventi, il generale Mario Mori, e i suoi vice, come il colonnello De Donno, sono le persone che più di tutte hanno contribuito alla lotta alla mafia (…). Voi, da persone di buon senso, direte: ma ci sarà qualcuno che ha il potere di fermare questi Pm fantasiosi! Vi sbagliate: nessuno può fermarli. È così. Lo ha spiegato bene Palamara nel suo libro: se un Pm (meglio due) hanno dalla loro parte un Gip e un paio di giornalisti amici, assumono un potere sconfinato e incontrollabile (…). I magistrati che hanno portato per campi – per anni – la stampa, l’opinione pubblica, lo Stato, e hanno rovinato vite, e hanno speso patrimoni, non possono in nessun modo essere fermati, e anzi, loro o i loro epigoni hanno il potere di riaprire e riaprire e riaprire indagini – all’infinito – contro la stessa persona innocente. Capite perché è urgentissima una riforma della giustizia? Per fare tornare lo Stato italiano al diritto e alla legalità”.

Mi chiedo perché due professioni così diverse, come il giudice ed il pm, debbano appartenere allo stesso ordine giudiziario e non possano invece separarsi come, mutatis mutandis, hanno fatto Stato e Chiesa!

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