VELENI NELLE URNE

Firme false per Chiamparino?

Il re della patacca elettorale Rabellino getta pesanti sospetti sulla regolarità del voto alle recenti Regionali. Non sarebbero in regola le autenticazioni delle firme di Pd e lista Monviso. Lunedì presenterà alla magistratura un esposto penale

La fonte è quella che è, ma forse proprio in virtù del curriculum che lo consegna alle cronache come il “re della patacca elettorale”, la denuncia di Renzo Rabellino non va presa sotto gamba. Lui ne è certo: le autenticazioni di molte firme della lista Pd e della formazione Monviso delle ultime Regionali sono state apposte in modo irregolare. E avrebbe addirittura individuato uno dei responsabili: Pasquale Valente, suo collega consigliere provinciale del Pd. Una certezza è che l’esponente democratico è stato tra gli autenticatori utilizzati dal partito, il resta va ovviamente provato. Ha elementi per sostenere tali accuse? Non sappiamo, in ragione di vecchi screzi Rabellino non risponde allo Spiffero. Però sicuramente non è uno sprovveduto: Rabellino stesso, infatti, si è beccato una condanna a due anni e dieci mesi di reclusione per falso nella presentazione di alcune liste alle elezioni del 2010. Insomma, un’autorità indiscussa in materia e forse Sergio Chiamparino ha di che preoccuparsi.

 

Dopo averne parlato per giorni in vari conciliaboli nei corridoi del Consiglio Provinciale oggi ha annunciato ufficialmente all’assemblea di Palazzo Cisterna, nella sua ultima seduta, le sue mosse: lunedì consegnerà l’esposto ai giudici. Una denuncia penale, che tuttavia, qualora risultasse fondata, potrebbe avere delle ripercussioni anche sull’esito del voto, visto il precedente della scorsa legislatura in cui il Consiglio di Stato ha sancito l’equipollenza tra procedimento penale e civile. Insomma, se le irregolarità venissero confermate, anche questa legislatura, come la precedente, si aprirebbe con lo spettro dei ricorsi.

 

Non è da escludere che nella concitazione dei tempi stretti possa essere stato compiuto qualche passo falso. Fino alla vigilia della presentazione della documentazione, infatti, il Pd era convinto di cavarsela attraverso una norma della legge che prevede la possibilità di collegare una lista a un gruppo a Palazzo Lascaris o in Parlamento, proprio per evitare di doversi catapultare per le strade con tanto di banchetti e autenticatori. Sarà stato eccesso di zelo o forse il rischio che un gruppo di un consiglio dichiarato decaduto non potesse garantire il collegamento: fatto sta che a poche ore dalla consegna delle liste, 48 secondo i bene informati, il Pd si getta a capofitto nella raccolta delle firme, allertando molti circoli territoriali. Tra le leggende che circolano in queste ore c’è pure quella di un intero gruppo di Vaie che avrebbe sottoscritto la lista democratica davanti a un consigliere di Torino: che abbiano preso tutti insieme un autobus per recarsi nel capoluogo e firmare? Ma il pettegolezzo, alimentato ad arte dallo stesso Rabellino, coinvolge anche altre formazioni e schieramenti: a partire dalla lista Grande Sud-Azzurri Italiani che avrebbe usufruito del collegamento con il gruppo parlamentare di Adriana Poli Bortone per evitare la raccolta firme, la stessa che però aveva dato la propria disponibilità, contemporaneamente anche alle Destre Unite, le quali poi avrebbero rinunciato per usufruire del collegamento con Progett’Azione. Tecnicismi che forse nascondono qualche imprudenza. Si vedrà.