SACRO & PROFANO

“Non basta dirsi cattolici”

Bodrato accoglie il richiamo del presidente della Cei e sollecita i credenti impegnati in politica a dotarsi di una "visione critica", e non limitarsi alla mera gestione del potere. La crisi delle organizzazioni ecclesiali e di tutte le famiglie culturali

“Se la politica fosse più attenta alle questioni poste dal modo cattolico questo sarebbe un fatto positivo, ma bisogna stare molto attenti: il problema è che in questo momento non è solo in crisi la tradizione politica del cattolicesimo, ma ad esserlo è la stessa democrazia rappresentativa e quindi un po’ tutte le forze politiche che facevano riferimento alla forma partito. Risolvere questo problema è molto difficile”. Nel coro, anzi un po’ fuori da esso, che si è levato da ampi settori della politica per salutare con promesse di impegno difficilmente onorabili il richiamo del presidente della Cei, cardinale Gualtiero Bassetti all’istanza crescente di una “nuova rappresentanza del mondo cattolico” in politica, quella di Guido Bodrato è una voce non certo dissenziente, ma che descrive quello che non è un problema solo dei cattolici. E che non nasconde le difficoltà che un processo come quello suggerito dalle parole del capo dei vescovi italiani e accolte con profusione non soltanto di prevedibile apprezzamento, ma – come si diceva – di impegno da un ampio schieramento.

Reazioni trasversali: da Angelino Alfano (“Le parole del cardinale Bassetti devono trovare accoglienza soprattutto presso quei cattolici impegnati in prima linea nelle istituzioni o in politica”) al Pd con Antonio Preziosi (“Dovremmo prendere noi l’iniziativa”) e Giorgio Merlo, ex deputato piemontese di origini democristiane ala “sinistra sociale” e vicinissimo a Gianni Cuperlo (“Il monito del presidente della Cei, pertanto, non può e non deve lasciare indifferenti i cattolici democratici e i cattolici popolari. È arrivato il momento che battano un colpo”), al presidente del’Udc Antonio De Poli: “Ci sono tanti italiani che sentono l’esigenza di una nuova rappresentanza del mondo cattolico e noi dell’Udc abbiamo il dovere di dare il nostro contributo”.

Cattolici senza o con scarsa rappresentanza, ma non solo loro. Bodrato, più volte ministro, allievo di Carlo Donat-Cattin, delfino di Benigno Zaccagnini, uomo forte della Dc quando anch’essa lo era ancora, spirito critico e allora come ora talvolta voce autorevole (un po’) fuori dal coro, nel colloquio con lo Spiffero, ribadisce il concetto: “Sono molte le realtà sociali e culturali che non si sentono più rappresentate, non soltanto la parte che era storicamente nella Dc. Se guardiamo alla sinistra e parlasse qualche autorevole rappresentante dei quella tradizione direbbe grossomodo le cose che monsignor Bassetti ha detto per i cattolici. Ho l’impressione – spiega – che tutte le grandi famiglie politiche oggi sono in difficoltà, cercano chi le rappresenta”. Molteplici le ragioni: “La realtà è cambiata radicalmente. C’è un disagio evidente. Come si spiega l’elevatissima astensione dal voto se non pensando che c’è una quota importante di elettori che non si sente rappresentata, che non saprebbe, non sa chi votare?”.

Commetterebbe peccato mortale chi immaginasse, leggendo nelle parole di monsignor Bassetti, un ritorno a un passato che non può e forse non dovrebbe ritornare. “Il mondo cattolico, ovviamente, non ha più le forza che aveva negli anni Cinquanta. Cercare una rappresentanza come nel passato non è certo più possibile. Ma pur tenendo conto dei cambiamenti di ordine culturale – per Bodrato – resta vero che questa disaffezione dimostra che c’è una difficoltà per gli elettori di sentirsi rappresentati”.

Tutta colpa dei partiti? “Non solo e non sempre” è la tesi dell’uomo che nell’area Zac rappresentò la sinistra sociale quando quella politica riconosceva il suo capo in Ciriaco De Mita. “Intanto va ricordato che qualcuna delle forze politiche, e penso ai grillini, non intende rappresentare nessuno del passato. E poi perché oggi in crisi non sono solo i partiti sul fronte della rappresentanza: lo è il sindacato, così come proprio le stesse associazioni del mondo cattolico. Quando ero un ragazzo – ricorda l’ex ministro piemontese – trovavo un’Azione Cattolica che era presente in tutte le parrocchie, faceva convegni. Oggi non si trova più la struttura di allora. Le Acli che ho conosciuto negli anni Sessanta e Settanta non ci sono più”. Secondo Bodrato “bisogna rendersi conto che è il mondo dell’associazionismo ad essere entrato in crisi. Sono cambiati anche gli strumenti con cui si comunica, alcuni sono usati meglio dall’antipolitica rispetto alla politica, la quale ancora non imparato ad usarli in maniera positiva”.

Da tempo su posizioni decisamente critiche nei confronti di Matteo Renzi, Bodrato anche nell’analizzare il tema riportato al centro del dibattito politico dal presidente della Cei, non esita a rilevare dalle parti del Pd –  che pure a livello piemontese annovera nella sua dirigenza, a partire dal segretario Davide Gariglio, uomini di formazione cattolica – “l’assenza di segnali. C’è, piuttosto, una certa testardaggine nel dire: non ci capiscono, ma abbiamo ragione noi. Non c’è disponibilità a una riflessione per capire se ci siano responsabilità nelle scelte, non solo politiche ma di visione e di indirizzo. Manca un senso critico”. Ci si limita a gestire fette, più o meno consistenti, di potere.

Il problema non è solo quello della maggior rappresentanza dei cattolici in politica, sia pure – come ha ribadito monsignor Bassetti – senza immaginare un partito, sul modello della Dc. Il problema, come osserva Bodrato, è che “oggi prevalgono le posizioni che polemicamente rifiutano riferimenti culturali. I primi passi di formazione all’impegno sociale e politico io li ho fatti nell’Azione Cattolica. Si rifletteva sul Paese, sulle contraddizioni, sui problemi. Oggi non c’è più nessuno che lo faccia. Fatto salvo il volontariato, che pur encomiabile si occupa di questioni concrete e temi particolari, non ci sono più associazioni per dibattere le idee. Ci sono i movimenti. Sì, c’erano anche una volta, ma avevano una direzione di marcia, delle radici culturali, oggi invece quello che si chiama movimento è solo un’esplosione di protesta”.

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