VERSO IL 2019

Reschigna non chiede la deroga (ci penserà Chiamparino)

Il vicepresidente non presenterà la domanda per ottenere il via libera a una quarta ricandidatura. E come lui sono orientati a fare Boeti e Pentenero. Ma il governatore potrebbe imporre lui la decisione o escogitare una soluzione alternativa

“Non è stata e non è mia intenzione chiedere la deroga”. Il vicepresidente della Regione Aldo Reschigna affida a una stringatissima nota la sua posizione circa una sua ricandidatura che, a norma dello statuto del Partito Democratico in cui è fissato a tre il limite dei mandati, richiederebbe appunto una deroga da parte della direzione regionale dem.

Precisando di aver già comunicato da tempo questa sua decisione “direttamente al presidente Sergio Chiamparino e a molti esponenti del Pd”, l’uomo che ha sistemato conti della Regione nel suo ruolo di assessore al Bilancio e con un metodo di lavoro forse eccessivamente ragionieristico ma che gli viene riconosciuto anche dalle opposizioni, esclude che la fine delle legislatura coinciderà con quella del suo impegno politico: “nella prossima campagna elettorale sarà il più intenso possibile”, spiega lasciando aperte le porte a varie interpretazioni.

Una di queste, quella che pare godere di maggiori probabilità, implicherebbe il riaprirsi di altre porte di fatto chiuse dalla presa di posizione di Reschigna: la sua indisponibilità a richiedere la deroga sembra, infatti, accomunata a quelle degli altri over tre legislature, ovvero il presidente del Consiglio regionale Nino Boeti, la sua vice Angela Motta e l’assessore al Lavoro Gianna Pentenero.

Molti, all’interno del Pd, ritengono che effettivamente non saranno i diretti interessati a chiedere di poter essere ricandidati, ma a farlo potrebbe essere lo stesso Chiamparino con una sorta di richiamo alle armi di riservisti di grande esperienza e soprattutto in grado di mobilitare consistenti e utilissime, ora più che mai, truppe di elettori.

Che il Chiampa, si vinca o si perda, non voglia rinunciare al suo vice è cosa nota da tempo, così come non vi sono dubbi sul peso dell'ex sindaco di Verbania in una provincia già di per sé non facile per il Pd. Un discorso, quello della capacità di raccogliere voti, altrettanto valido anche per gli altri attuali consiglieri che le regole interne del Pd prevedono non possano essere ricandidati.

Potrebbe accadere, forse, per la Pentenero se troveranno conferma le voci di una sua intenzione di presentarsi alle Europee. Per lei la strada verso Strasburgo non si presenterebbe in discesa e non certo per il suo profilo, quanto per il numero di parlamentari che il partito, dato oggi attorno al 17%, riscirà a portare in Europa dalla circoscrizione Nord-Ovest. Se la legge non verrà cambiata tutto si vince o si perde a suon di preferenze, mentre se - come pare - Lega e M5s con il placet di buona parte delle opposizioni cambieranno il sistema introducendo le liste bloccate, tutto sarà nelle mani delle segreterie, in questo caso del Nazareno. Incognite che potrebbero indurre l’attuale assessore al Lavoro a un ripensamento e, magari, attendere anche lei come gli altri la chiamata di Chiamparino. Senza bisogno di chiedere nulla, tantomeno la deroga.

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