VERSO IL VOTO

M5s cerca compagnia (elettorale)

Di Maio chiude la fase isolazionista e apre alle alleanze con liste civiche. Possibile esperimento in Piemonte. Il leader Bono e il candidato governatore Bertola disponibili, "purché non siano formazioni mascherate o civetta". Ma il tempo stringe

Peggio soli che, bene o male, accompagnati. A meno di ventiquattr’ore dalla chiusura dei seggi in Basilicata, Luigi Di Maio dà una sonora picconata all’autarchia grillina: “Finisce una serie di elezioni, forse le ultime che abbiamo affrontato con le vecchie regole del Movimento: dalle prossime passeremo a nuove regole di individuazione anche di movimenti civici sul territorio che vogliono collaborare con noi", ha detto il capo politico dei Cinquestelle. Lo ha fatto di fronte all’ennesimo e inevitabile esito delle urne per una forza politica che del suo rifiuto ad allearsi con chiunque ha costruito uno dei suoi fondamenti e ha impiegato non poco a comprendere, o meglio ad ammettere, quanto questa intransigenza sia causa di inevitabili sconfitte: impossibile pensare di poter conquistare una regione continuando a correre da soli. In quella presa di coscienza esplicitata da Di Maio e nella sua previsione che indica come ultime, le elezioni lucane, con l’attuale chiusura ad ogni alleanza, c’è scritto in trasparenza ma ben visibile il nome del Piemonte. Se quella in Basilicata sarà l’ultima tornata elettorale autarchica per il M5s, quella del 26 maggio potrebbe essere la prima del nuovo corso grillino, aperto a formazioni civiche. Con un adeguamento al modello applicato da tempo dagli “altri”, ovvero dal centrodestra e dal centrosinistra che, come conferma anche il voto di ieri l’altro, dalle liste amiche hanno avuto un notevole valore aggiunto.

Un cambiamento di rotta, quello indicato da Di Maio, che era “inevitabile, soprattutto in un momento di crisi del movimento”, come osserva la politologa Maria Elisabetta Lanzone che studia il M5s dalla sua nascita e che sul partito oggi di governo quattro anni fa ha scritto il saggio Il MoVimento Cinque Stelle. Il popolo di Grillo dal web al Parlamento (Edizioni Epokè). Il M5s è una meteora o è qui per restare? Si chiedeva nel 2005 la ricercatrice piemontese. Per restare e non farlo rimanere ai bordi delle contese regionali, Di Maio ieri ha fatto un deciso passo avanti, anzi indietro rispetto a quegli enunciati che parevano scolpiti nella pietra e “sono serviti, nella retorica della diversità, a conquistare consensi”. Ma adesso, anzi da un po’, è arrivato il momento di rivedere quei princìpi enunciati come immutabili.

Lo si farà per la prima volta nella contesa ristretta tra Sergio Chiamparino alla guida di un centrosinistra dove le liste civiche certo non mancano e quello che sarà il candidato che, dopo lunghi travagli, sarà scelto dal centrodestra?

“L’idea avanzata da Di Maio è interessante. Le liste civiche, se veramente tali e non formazioni mascherate come accade sia nel centrodestra, sia nel centrosinistra, possono essere un valore aggiunto per il movimento”, spiega allo Spiffero Giorgio Bertola, aspirante presidente della Regione per i Cinquestelle. “La decisione arriverà dalla consultazione sulla piattaforma Rousseau – premette il candidato governatore –. Personalmente vedo questa apertura con molto interesse, ovviamente a patto che come ho detto le formazioni civiche siano davvero tali. Nessuno nel movimento si presterebbe a fare quel che fanno a destra e a sinistra, mettendo loro esponenti in formazioni civiche solo di facciata, è così che va letta l’apertura di Di Maio”. I temi su cui convergere da parte di comitati pronti a farsi liste, a gruppi di cittadini “che condividono i principì del movimento pur non facendone parte”, non mancherebbero: dallo scontato NoTav, ai temi dell’ambiente, come della legalità.

Quello che manca, in Piemonte, sembra essere il tempo. “L’idea mi piace, ma un mese o poco più per metterla in pratica mi sembra davvero poco” ammette Davide Bono, consigliere regionale e candidato alla presidenza della Regione per i grillini nel 2014. Dello stesso avviso chi cinque anni dopo si trova al suo posto: Bertola non nega che un appoggio di una o più formazioni civiche gli farebbe politicamente comodo nella disfida elettorale, ma anch’egli pone come ostacolo proprio le poche settimane che separano dalla presentazione ufficiale delle liste. “Più semplice farlo nei Comuni”, concordano i due pentastellati, aprendo di fatto – sempre se la modifica alle regole verrà approvata – a scenari nuovi e interessanti laddove il 26 maggio si andrà a votare per dare nuove amministrazioni a paesi e città del Piemonte.

“Quando correremo ad armi pari allora potremo fare un ragionamento di respiro nazionale” ha detto Di Maio rimarcando come in Basilicata e nelle precedenti regionali “noi abbiamo corso con la nostra lista e siamo autonomi, mentre altri non possono dire la stessa cosa perché si fregiano di risultati di ammucchiate”.

Non saranno ammucchiate, premettono i grillini, però in futuro quell’autarchia eretta a totem sembra destinata a finire. Forse, già dal voto in Piemonte. “Un cambiamento che era già ampiamente scritto, prevedibile quando il M5s si affacciava alla politica assicurando che non avrebbe mai fatto alleanze con nessuno” spiega la politologa Lanzone. “È stata una retorica utile per guadagnare consensi in nome delle diversità. Ora, però, si tratta di cercare di frenare la perdita di voti. Di salvare la pelle”.

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