VERSO IL VOTO

Autonomia, fondi Ue e sanità: Cirio e Chiamparino a duello

Il candidato del centrodestra riconosce al governatore il merito di aver rimesso in sesto i conti ma rilancia su liste d'attesa e ospedali monospecialistici. "Al Piemonte serve un'altra velocità": mettete le cinture di sicurezza. Guerra di cifre sulle risorse europee

Autonomia, fondi europei, sanità. Ruota attorno a questi tre pilastri la proposta politica che Alberto Cirio, candidato alla presidenza della Regione per il centrodestra, pone al giudizio dei piemontesi. Con una premessa, che alla luce del recente passato suona come una excusatio non petita: “Dobbiamo essere seri e concreti, dobbiamo dare ai cittadini piemontesi la certezza che se ci danno la regione nelle nostre mani la danno in mani sicure, in mani di gente perbene che ha il buon senso di saper amministrare”, ha affermato intervenendo al congresso cittadino di Forza Italia.

Parte dai contenuti, l’europarlamentare albese che rivendica i suoi natali sotto la Mole, città “che considero qualcosa di più che una capitale regionale, mio padre lavorava in Fiat, mia madre era maestra”, ma insiste su quel cambio di passo necessario per ridare slancio a una regione avvolta nel torpore. Una “forte autonomia e l’utilizzo completo dei fondi europei: da qua arriveranno le risorse per far ripartire il Piemonte a un’altra velocità, senza mettere le mani nelle tasche dei cittadini”, assicura Cirio. “Torino e il Piemonte hanno bisogno di tante attenzioni, hanno bisogno di aria fresca, di novità e di risorse economiche e dove li prendono i soldi?” Da quell’autonomia che il Piemonte non ha avuto ancora il coraggio di chiedere con forza a Roma. “Ogni anno il Piemonte dà allo Stato 10 miliardi di euro in più rispetto a quelli che riceve bisogna andare al tavolo di contrattazione con il governo con la forza che hanno usato altre regioni: la Lombardia, ad esempio, ha chiesto le competenze in 23 materie, finora il Piemonte si è limitato a 10-12. E quando dobbiamo chiedere l'autonomia dobbiamo avere la schiena dritta e la determinazione per portare a casa le risorse. Quanto ai fondi europei per lo sviluppo, di quelli in scadenza nel 2021, ne è stato speso solo il 30%. Il rischio è che finiscano ad altri paesi europei perché Bruxelles non ce li tiene in un cassetto”.

Pericolo che per Sergio Chiamparino, contestando le tesi del suo sfidante, non esiste: “Abbiamo superato da tempo il tetto di spesa sotto il quale si rischia di perdere fondi. Non solo: sul fondo per l’agricoltura, il Psr, il Piemonte è secondo nel centro-nord Italia per risorse già liquidate, e sul Fse la nostra regione è prima in Italia per spesa certificata, tanto che la Commissaria europea Cretu ne ha parlato come di un modello in Italia per la gestione del fondo. Molto buone sono anche le performance raggiunte con il Fesr”. Risultati conseguiti “nonostante i ritardi nelle definizione dei programmi lasciatici in eredità dalla passata amministrazione”, è la coda polemica del governatore uscente. Dopo la replica di Chiamparino è di nuovo l'europarlamentare a intervenire: “Dai dati aggiornati al 5 aprile, ad oggi la Regione Piemonte ha speso solo il 25% dei fondi a sua disposizione sul Fesr e il 31% di quelli sul Feasr, di cui fa parte il Psr per lo sviluppo rurale. Risorse che abbiamo in cassa dal 2014 e che vanno spese e rendicontate entro il 2021. Manca solo un anno e mezzo e non mi pare sinceramente che percentuali così possano essere ritenute virtuose”, conclude Cirio sottolineando che “i dati sono consultabili da tutti sul portale della Commissione Ue”. 

Anche sull’autonomia, a detta di Chiamparino, “non bisognerebbe confondere le acque: con il 116 (articolo della Costituzione che consente il cosiddetto federalismo a geometria variabile, ndr) non si recuperano risorse fiscali andate al governo centrale: vengono trasferite solo le risorse collegate alle competenze trasferite alle Regioni, e solo quando queste comportino spesa. Il saldo alla fine non cambia sul piano fiscale. Cambia la possibilità di esercitare competenze maggiori e di poter meglio intervenire sui bisogni espressi dai territori”. Insomma, caro Cirio raccontala giusta.

Il duello a distanza si infiamma sulla sanità. “La sanità piemontese è ricchissima di professionalità eccellenti, quello che non ha funzionato è la politica della sanità”, ha dato fuoco alle polveri Cirio che tanto per non lasciare adito a fraintendimenti cita per nome il principale responsabile: “La grande operazione dell’assessore Saitta non è accettabile. Certo, concede l’aspirante governatore del centrodestra, “è vero  che i conti della sanità pubblica sono stati messi a posto, bisogna riconoscerlo e sono contento, ma la sanità non sono solo conti, è la salute delle persone e non è possibile che, per fare un esempio, per un’operazione di cataratta a Torino si debba restare in attesa per 120 giorni”, ha aggiunto toccando il fianco scoperto dell’amministrazione di centrosinistra. Quanto al Parco della Salute, “è importante in prospettiva, ma vanno conservate le eccellenze specialistiche come sono: se governeremo, manterremo l’Oftalmico e il Regina Margherita nella loro identità, perché è giusto e utile che sia così”.

Un quadro, ovviamente, respinto da Chiamparino per il quale “la cattiva politica è quella della passata amministrazione che ci ha consegnato una sanità praticamente commissariata, in piano di rientro, e con una qualità che la poneva agli ultimi posti nel centro-nordItalia. Noi non solo abbiamo rimesso a posto i conti, ma adesso la sanità piemontese è punto di riferimento, benchmark, per il ministero. Abbiamo cominciato a riassumere e a investire, cosa prima impedita dal piano di rientro, e immaginiamo una sanità non solo all’avanguardia per qualità delle cure, ma anche motore di sviluppo attraverso le due città della salute di Torino e Novara”.

Cirio fa gli scongiuri e pure sentendo di avere il vento in poppa invita sostenitori e simpatizzanti a stare con i piedi per terra. “Non dobbiamo guardare i sondaggi: se ne pubblicano tanti e per alcuni avremmo già vinto. Sarebbe un errore pensare così perché la vittoria, invece, si conquista solo con il lavoro e l’impegno quotidiano di tutti, a cominciare da Torino”, ha ammonito i militanti azzurri subalpini. “Per questo andremo in ogni quartiere di questa città per incontrare tutti i cittadini, a cominciare dalle periferie perché Torino non finisce nelle piazze del centro città”.

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