VERSO IL VOTO

Forza Italia alla canna del Tav

Berlusconi rinvia la visita al cantiere della Torino-Lione, opera su cui gli azzurri si abbarbicano per ritagliarsi uno spazio sempre più esiguo. Campagna elettorale a dir poco fiacca, senza proposte forti in grado di marcare una propria identità

Quel che resta del giorno in cui i capataz azzurri piemontesi si sono riuniti a poco più di una settimana dal voto è un’aria di mesta rassegnazione. Le quattro frecce lampeggianti dell’auto da cui Osvaldo Napoli è sceso in piazza Arbarello per risalirvi dopo una fugace apparizione al summit di Forza Italia ricordavano le luci di un albero di Natale dimenticato fin oltre l’Epifania, tra scatole vuote di regali non troppo graditi. È l’aria della débâcle del dopo a soffiare, paradossalmente, prima delle elezioni nel partito di Silvio Berlusconi. Perfino un campione di ostentato ottimismo oltre ogni limite e affettato sacerdote del rito arcoriano dov’è bandito il mea culpa, come il coordinatore piemontese Paolo Zangrillo, ha ammesso lo stato similicatatonico in cui versa il partito azzurro. Il fratello del medico personale del Cav ha indicato ai presenti – tra i quali i parlamentari Claudia PorchiettoRoberto Pella, Roberto Rosso, la meteora Napoli, il capogruppo in Regione Andrea Fluttero e qualche altro ancora dalle province – quella che di fatto è un’assenza evidente del partito dalla campagna elettorale. E richiamando l’attenzione anche su quella strana corsa del candidato presidente Alberto Cirio senza la maglia di Forza Italia, che a ben vedere poi tanto strana non è: perché tirarsi dietro, su e giù per le lande piemontesi, un peso quasi morto?

“Forza Italia è in una lenta agonia” diceva nelle stesse ore dalla Liguria, il governatore Giovanni Toti, avvertendo dell’urgenza da codice rosso un pronto soccorso con medici infermieri rassegnati: “Se non facciamo qualcosa per rianimarla subito, corre un rischio drammatico: la morte".

Non una piazza, non un incontro politico in grado almeno di scalfire le immagini di Matteo Salvini con le sue folle. Ormai sembra che solo la Tav, peraltro in condominio di rivendicazioni con l’avversario Sergio Chiamparino, sia lì per trasformare in improbabile Pasqua elettorale la quaresima forzista. La Tav è stata l’oggetto dell’ultima, non indimenticabile, manifestazione di piazza degli azzurri piemontesi e sarà ancora la Torino-Lione il vessillo un poco stinto sotto il quale, nel cantiere di Chiomonte, portare la Madonna Pellegrina di Arcore confidando nel miracolo. Saltato, per questioni legate alle previsioni di maltempo e l’uso dell’elicottero, l’appuntamento fissato per sabato, resta comunque certa la visita di Berlusconi in Valsusa. Sarà negli ultimi giorni, quelli a ridosso dei seggi.

Difficile dopo quella sorta di autoanalisi collettiva di ieri in via Barbaroux, nella sede elettorale di Cirio con Cirio in quel mentre in giro per il Piemonte, spazzar via l’immagine degli azzurri che si attaccano alla Tav, con il risultato di farlo con il tram.

I sondaggi si fanno, ma non si dicono. Però accendono più lampadine di quelle della macchina del deputato. E sono di allarme. Cifre attorno alla metà della soglia minima del doppio numero, roba da mettere in forse anche il secondo consigliere eletto a Torino. Che unito all’assai probabile elezione del cuneese Francesco Graglia, forte del traino del candidato governatore e dell’ex ministro Enrico Costa nel suo feudo di Mondovì, e forse chissà a una sorpresa che potrebbe arrivare da Alessandria con il presidente della Provincia Gianfranco Baldi, chiuderebbe la pattuglia di Palazzo Lascaris a quattro.

È un partito dissanguato, in mesi di emorragie a favore soprattutto di Fratelli d’Italia, quello che si muove a fatica e, spesso, sembra non muoversi affatto. Di certo non gli giovano gli echi dell’inchiesta lombarda, con il risvolto che ha tirato dentro alle indagini il parlamentare Diego Sozzani, ras azzurro di una provincia dove Forza Italia ha vissuto la più massiccia transumanza di quadri e dirigenti verso il partito di Giorgia Meloni, con il senatore Gaetano Nastri a far da Caronte.

C’era chi di questo avvertiva da tempo, chi pare essersene reso conto finalmente ieri. Dopo settimane in cui anche quel mondo delle imprese, delle partite Iva, insomma il fu storico bacino elettorale per i successi del Cav, sembra essere rimasto in attesa che da Forza Italia si battesse un colpo, perlomeno udibile seppur sovrastato dagli slogan del Capitano nelle piazze sempre piene.

Così capita che appaia quasi un’eccezione a confermar la regola il convegno di sabato prossimo su infrastrutture, semplificazione e imprese promosso dai parlamentari Porchietto e Carlo Giacometto con il candidato Andrea Tronzano, dove sarà presente, oltre a Cirio, la capogruppo alla Camera Mariastella Gelmini. E poi, tutti ad aspettare “il Presidente”. Che non è quello che governerà il Piemonte per i prossimi cinque anni, ma lui, il Cav. Atteso all’imbocco del tunnel di Chiomonte per salvare un partito che in Piemonte ormai pare proprio alla canna della Tav.

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