VINCITORI & VINTI

Torino 2021: il centrosinistra prepara la reconquista di Palazzo civico

Si parte da un vantaggio di 25mila preferenze. Primo banco di prova l'opposizione in Regione. Portas (Moderati): "È il momento di coinvolgere i cittadini in un grande progetto per la città"

Un vantaggio di 25mila voti. Che siano tanti o pochi è in questo numero che il centrosinistra prova cercare la luce in fondo al lungo tunnel in cui la Lega l’ha cacciato due settimane orsono. Nella disfatta generale del 26 maggio, Torino è rimasta rossa, o rosa se si preferisce. Il Pd si è confermato primo partito alle europee, la coalizione di Sergio Chiamparino ha prevalso su quella di Alberto Cirio alle regionali (a contare il distacco tra i due governatori si arriva addirittura a 60mila preferenze, ben 15 punti percentuali). Qualche tinta verde è emersa nella periferia Nord, neanche uno schizzo di giallo. Magra consolazione, certo, per chi ha appena perso l’ultima regione del Nord, ma un punto di partenza in vista del 2021, quando proprio nel capoluogo piemontese si voterà per le amministrative.

Secondo Mimmo Portas, deputato e leader dei Moderati, Chiara Appendino “ormai è fuorigioco” e la destra “ha dimostrato di non riuscire a penetrare nella cinta daziaria”. Respinta nella prima cintura, dopo essersi “accampata” in centri importanti come Moncalieri o Rivoli (in attesa di un ballottaggio che all'ombra del castello potrebbe sovvertire l’esito delle regionali). Portas è uno che di numeri se ne intende e, dopo dieci giorni ad analizzarli sconfortato, finalmente ha trovato il dato che gli ha risollevato l’umore: quei 25mila voti di vantaggio con cui il centrosinistra inizia la corsa per la riconquista del suo villaggio di Asterix, Torino appunto. Ce n’è poi un altro: il 3,7 per cento che la sua lista è riuscita a ottenere nel capoluogo, percentuale analoga rispetto al 2014 quando Chiamparino vinse a mani basse. Insomma, mentre il Pd perde qualche punto percentuale il suo più antico alleato in riva al Po tiene, almeno sotto la Mole.

“Ora l’importante è aprire presto il cantiere per il 2021 – dice Portas –. La politica deve riprendersi un ruolo di regia ma non basta da sola. Serve un nuovo patto con Torino, con tutta la città, quella della Crocetta e quella delle Vallette, quella delle professioni e del lavoro, quella dei musei e della mensa della Caritas tanto per riprendere quell’immagine tanto efficace sfruttata in campagna elettorale dalla nostra sindaca”. Insomma, un colpo al cerchio e un colpo alla botte? “No. Dico che dobbiamo uscire dall’inganno per cui un ceto sociale possa stare meglio a danno di un altro. Se la città cresce e si rilancia ne trarranno tutti un beneficio, altrimenti non ce ne sarà per nessuno”.

Intanto, in Regione, il centrodestra è pronto a insediarsi e Cirio prepara una giunta per la prima volta fortemente sbilanciata sul Piemonte 2 e mentre c’è chi inizia a preconizzare una Torino sempre più provincia di Cuneo (la Fondazione erede della Cassa di Risparmio del capoluogo è già finita in mano al cuneese Giovanni Quaglia, mentre la lobby della Granda continua a muoversi con scaltrezza tra finanza e politica) il centrosinistra prepara l’opposizione: “È da lì che dobbiamo partire – conclude Portas – un’azione coesa a Palazzo Lascaris sfruttando il fatto che quasi tutti gli eletti del centrosinistra sono di Torino”. Ammesso che basti.

print_icon