Quell'italiano medio che ama Salvini

L’italiano “medio” ama Salvini? La domanda, per non essere considerata banale, necessita di qualche precisazione; intanto che cosa si intende per “italiano medio”. L’aggettivo “medio” sta per mediocre intellettivamente o indica una categoria economica ben individuabile nella scala sociale? Oppure, ancora, tende a classificare la collocazione culturale di un insieme vasto di persone?

In un tempo non troppo lontano, tutto risultava più semplice: esistevano i proletari, i piccolo borghesi, i medio borghesi, i ricchi e, all’apice, i capitalisti. A ognuna di dette categorie, ivi comprese le intermedie, corrispondeva in linea di massima una prevalenza di titoli di studio quasi speculare. Analfabeti e semi-analfabeti, scuola dell’obbligo, medie superiori, titoli universitari, con l’eccezione trasversale degli intellettuali e di chi all’anagrafe faceva di nome Enzo Ferrari. Era difficile trovare un capitalista con la sola media inferiore come pure un “proletario” laureato, a meno che non vi fosse al fondo una scelta di campo ideologica.

Buttando alle ortiche ogni rimembranza vagamente marxiana e ancor più ogni tentativo di analisi sociologica di quelle da sbadiglio indotto, si può notare come nell’attuale contingenza il titolo di studio e il reddito appaiano addirittura inversamente allocati rispetto al secolo trascorso. Oggi non è raro trovare un plurimilionario, se non addirittura un miliardario, che sappia a mala pena coniugare un verbo. Però, accipicchia, sa prendere a calci un pallone! Oppure un pluri-tatuato al quale non resta neppure uno scampolo di pelle libera, tantomeno nelle parti intime, il quale lucra in valuta locale spinto dai “geni” della comunicazione e del gossip, riverito e persino ammirato da orde di imbecilli dotati di titoli scolastici a vari livelli, dall’abbandono precoce sino alla laurea.

Ebbene, per tornare alla domanda iniziale, quelli che oggi “amano” Salvini dove si collocano? La risposta, per quanto incompleta e, forse, semplicistica, risulta addirittura banale: costoro, ossia gli amanti pro-tempore di Salvini, sono gli stessi che “amarono” pro-tempore Berlusconi prima, poi pro-tempore Renzi e oggi, delusi persino dal capo-comico Grillo attorniato dai suoi clown, si buttano sull’uomo forte di turno. In fin dei conti, Salvini ha assimilato le stupidate precedenti e riesce ancora a imbrogliare il medesimo pubblico dei suoi predecessori, a dire il vero, sempre meno folto, visto che aumenta a dismisura la quota di astenuti. Con una aggravante di non poco conto, però. Costui, Salvini, solletica le peggiori pulsioni della peggior parte della società, quella antidemocratica e para-fascista la quale inizia a sentirsi sempre più autorizzata a emulare le squadracce di mussoliniana memoria. Gli episodi si ripetono con impressionante sequenza mentre le forze dell’ordine faticano non poco a tenerle a bada. Alcuni episodi ammantano d’ombra persino loro, le forze dell’ordine, i tutori della democrazia che, ricordiamoglielo, hanno giurato sulla Repubblica democratica e sulla sua difesa.

Per concludere, sembra che l’italiano “medio” sia oggi riconducibile tanto all’esaltato che si arma con la scusa di difendersi; ma da chi, verrebbe da domandargli, da se stesso? Oppure dal poveretto che individua nei “neri” i responsabili delle proprie disgrazie, poi, però, neppure fa domanda per un posto da 1.200 euro al mese, visto che ne può guadagnare 700 e passa grattandosi la nota pera. Oppure è “medio” colui il quale crede alle fandonie salviniane senza rendersi conto di essere turlupinato giorno dopo giorno, ma a piccole dosi non letali, per il momento, per agevolare imbroglioni e lestofanti di ogni risma (vedi la proposta sulle cassette di sicurezza e sanatorie varie). Oppure chi non legge neppure il tagliandino della propria pensione per rendersi conto che l’importo diminuisce dacché al Governo ci sono i grillino-leghisti?

L’italiano “medio”, insomma, è individuabile in chi si fa prendere per i fondelli convinto per necessità o per ignavia di agire nel proprio interesse. Non vi è titolo di studio che tenga di fronte ai “like” dei “social”. E se, infine, prendessimo atto che la vera “rivoluzione” la sta attuando Zuckerberg col suo Facebook rendendo tutti un po’ più imbecilli e, dunque, più salviniani? Qualcuno ora è ampiamente giustificato nell’eccepire: “Vabbe’, sì, ma allora dove sta la sinistra?”. La domanda se la pongono decine di milioni di elettori. Chissà, qualcosa forse inizia a muoversi dopo lo sfascismo renziano.

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