TRAVAGLI DEMOCRATICI

Pd nel vortice delle correnti

Da Montecatini i post renziani piemontesi capitanati da Gariglio avvertono i vertici: "Senza noi riformisti non c'è il partito democratico". Gli zingarettosi di Furia preparano l'ingresso in maggioranza degli ultimi fassiniani a spasso

Le Terme Excelsior e il circolo Risorgimento. Spesso la casualità dei nomi e dei luoghi riserva inaspettate soprese evocative e bizzarre metafore. E pure qualche inciampo, come l’acronimo che rende imbarazzante abbreviare in sigla la nuova componente (post) renziana di Base Riformista impegnata a passare le acque, in attesa di farlo con la nuttata, a Montecatini.

Depurarsi dalle scorie, rimettersi per quanto possibile in forma e mostrare quel (poco) che resta dei muscoli inflacciditi da ripetute cadute elettorali: “Senza di noi non esiste il Pd, serve un riformismo radicale e non c’è nessuna scissione in vista”, parola di Lorenzo Guerini (insieme all’”autosospeso” Luca Lotti a capo della componente), ripresa da più d’uno dei parlamentari piemontesi nel convegno toscano la cui conclusione ha coinciso con l’apertura, a Torino, della riunione degli “zingarettosi”, per dirla con Paolo Furia, segretario regionale che quell’incontro, sorprendendo molti, lo ha promosso.

Alle sei del pomeriggio i seguaci del governatore laziale si ritrovano sotto un pergolato del circolo Arci con quel nome, Risorgimento, che sembra messo lì apposta per chi nel Pd di Nicola Zingaretti e dei suoi supporter nel territorio crede di vedere e forse realmente intravvede una sorta di rinascita dei Ds, un ritorno a quella sinistra ante-Pd, che Furia, alla fine dell’assemblea con un centinaio di partecipanti, non smette di scacciare come immagine di una ridotta della sinistra in un post-Pd o, comunque, qualcosa che gli assomiglia parecchio.

“È arrivato il tempo di rappresentare il rinnovamento che esiste, di smetterla di tergiversare, non più mesi per condurre accordi che poi comunque sono ripagati con queste monete, non più immagine di essere puri figli di corrente mentre i giovani fichi, forti e in gamba sono sempre altri”, aveva scritto chiamando a raccolta tutte le anime dello zingarettismo locale, lui segretario regionale che ha il sostegno solo di una parte dell’area del segretario nazionale, con l’altra, i fassianiani o quel che resta della corrente dell’ex sindaco, in minoranza. I capataz di quella parte di Pd che sta con Zingaretti ma è minoranza nella segretaria di Furia erano lì, sotto la pergola: l’eminenza grigiastra di Piero Fassino, Giancarlo Quagliotti, l’ex consigliera regionale Nadia Conticelli, il riconfermato a Palazzo Lascaris Raffaele Gallo. Presenti anche l’ex parlamentare fassiniana, passata tra i più ferventi supporter di Furia alle primarie, Paola Bragantini e il vicepresidente del Consiglio comunale Enzo Lavolta.

“Si sono annusati” sintetizzava chi, uscendo dall’incontro, lasciava ancora un margine di dubbio a quello che invece pare un avvicinamento, neppure troppo lento, dei fassiniani. “Non è questo il tema, lo scopo di questa riunione non era quello di cambiare l’assetto della segreteria, che non è in discussione” spiega poi Furia ammettendo le prove avanzate di dialogo e al contempo lanciando segnali tranquillizzanti a Stefano Lepri e alla sua protégé Monica Canalis, numero due del Pd piemontese.

Partito la cui rappresentanza parlamentare della componente Lotti-Guerini era alle terme, anche se non al completo: c’erano Davide Gariglio e Francesca BonomoMauro Laus ed Enrico Borghi che nel suo intervento spiegherà come “il nostro profilo riformista è indispensabile per avere un Pd netto su politica estera, immigrazione, riforma dello Stato, politica economica, giustizia. Su questi temi - ha aggiunto il deputato ossolano - dopo il congresso, il Pd ha oscillato tra il coro delle voci bianche e il canto silenzioso degli angeli”. Poi, avvisando Zingaretti e i suoi: “Noi di Base Riformista ci saremo, non per gli assetti ma per i contenuti. Se ci ascolteranno ci saranno forme e modi e credo non si debba sottovalutare la competenza e la nostra dimensione nei gruppi parlamentari. Altrimenti faremo la minoranza, non l'opposizione, nel partito, come insegnava Aldo Moro”. Non c’era Mino Taricco, nel novero dei riformisti anche se non pare un assiduo degli incontri di area, assenti pure i due parlamentari più vicini a Maria Elena Boschi (e quindi non altrettanto a Lotti) Silvia Fregolent e Mauro Marino.

“Serve un riformismo radicale” ribadirà Gariglio, a Montecatini dove da Torino sono arrivati anche i due consiglieri regionali Daniele Valle e Alberto Avetta e quella in Sala Rossa, Maria Grazia Grippo, il segretario provinciale Mimmo Carretta, il novarese Rossano Pirovano e la cuneese, già candidata alle regionali, Maria Peano. L’ex segretario regionale archivia quel gradualismo che non è più assonante con riformismo: “Ha fatto il suo tempo di fronte all’agenda dettata da altri e alle emergenze del Paese”.

Il tempo di “aprire una fase che non indulga più all’ipocrisia di chi dice no alle correnti e poi le costituisce”, per Furia ormai è arrivato. Insieme a quello in cui “dire con chiarezza che se non è una ridotta della sinistra il nostro obiettivo per il Pd”, altrettanto “non lo è un partito che si moderi verso il centro”. Apre e chiude lui l’incontro cui partecipano senza peraltro intervenire, “restando in ascolto” come si dice in questi casi, i due parlamentari Anna Rossomando e Andrea Giorgis, ovvero i latori della richiesta di tre posti nella segretaria torinese avanzata nei giorni scorsi a Carretta.

“Sia chiaro, da parte nostra non c’è nessun intento predatorio, né su Torino, né su qualunque altra federazione”, mette le mani avanti Furia, in questi giorni impegnato a cercare di ricucire la situazione di Alessandria dove gli zingarettiani, con il capogruppo a Palazzo Lascaris Domenico Ravetti e il tesoriere regionale Daniele Borioli, avevano chiesto la testa del segretario Fabio Scarsi, renziano sostenitore di Roberto Giachetti al congresso, provocando una reazione a catena arrivata proprio fino al vertice regionale del partito.

Sul partito torinese “nessun assalto alla diligenza, piuttosto un accordo che consenta di rivedere la segreteria alla luce del quadro regionale e nazionale”. Quanto all’avvicinamento dei fassiniani, Furia osserva come “già adesso in segreteria (dove l’area è rappresentata dall’ex sindaco di Alessandria Rita Rossa, ndr) c’è piena e completa collaborazione. E a livello nazionale siamo insieme”.

Dunque manca poco. Anche se, mentre da Montecatini arriva (per ora) l’esclusione di una scissione, con i post renziani pronti, nel caso il voto regionale in Emilia-Romagna decreti l’ulteriore sconfitta, a chiedere un congresso straordinario per cercare di riprendersi il partito, c’è chi uscendo dal circolo Arci disegna con pochi tratti precisi la situazione attuale e quella futura nella corrente del segretario che dice di non volere le correnti. “Oggi abbiamo discusso di temi importanti, di politica alta. Vedremo quando ci sposteremo in cucina per le comunali di Torino”. C’è chi già s’immagina il rumore di piatti che volano.

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