SOTTO LA MOLE

Dopo Appendino ecco i "laboristi"

Un'iniziativa promossa da De Giuli junior che con l'associazione "Labor" vuole far risorgere, a distanza di 25 anni, Alleanza per Torino. Con lui un variegato pot-pourri di esponenti civici e anime in pena del centrosinistra

C’è chi è stato protagonista in prima persona di quella stagione, tante volte evocata e spesso mitizzata, che vide la nascita di Alleanza per Torino e portò all’elezione a sindaco di Valentino Castellani; chi prova a farsene interprete, quasi per una sorta di diritto dinastico, adattandola al nuovo contesto politico. Mancano due anni (o forse meno, chissà) all’appuntamento con le urne per rinnovare l’amministrazione di Palazzo civico e nel centrosinista c’è chi guarda a quell’esperienza di oltre venticinque anni fa per costruire una valida proposta in grado di riconquistare la guida della città: la riproposizione di un fronte civico che sappia rivitalizzare élite e classi politiche accomunate da una crisi di rappresentanza che rende per entrambe difficoltoso porsi come alternativa credibile allo sfascismo grillino.

Nascerà domani, in una sala del fichissimo Nh Hotel di piazza Carlina, l’associazione Laboratorio Civico Torino, un sodalizio animato da tanto spirito civico che, a dar retta ai rumors che si rincorrono sotto la Mole, potrebbe essere il nucleo attorno cui far nascare una lista da presentare alle elezioni del 2021. Ad ispirarla è Federico De Giuli, 52 anni, architetto, figlio primogenito di Mario, l’impresario edile che fu tra i principali sponsor di Castellani e sedette in Sala rossa proprio sotto le insegne di Allanza per Torino. Una famiglia di costruttori che vanta il merito di aver “creato” il Quadrilatero da bere, protagonista di tante realizzazioni, dai siti olimpici a ristrutturazioni di palazzi di pregio. Una sinistra che in quegli anni passava dal Capitale al capitalismo, un’epopea ben rappresentata nell’acquisizione di Casa Gramsci trasformata in un hotel di lusso. E proprio lì, domani, De Giuli junior diventerà il presidente di quest’associazione a cui in tanti si stanno avvicinando, un po’ perché interessati un po’ per annusare l’aria.

L’opera di reclutamento è stata affidata all’ipercinetico Pino De Michele, un tempo segretario della Margherita subalpina, già prodiano, civico per indole, titolare del marchio di Alleanza per Torino, amico di Castellani. C’era anche lui ieri al Circolo Arci Risorgimento, in Barriera di Milano, nell’ultima riunione di un gruppo sempre più esteso in cui non sono passati inosservati personaggi assai variegati, dalla scrittrice Elena Loewenthal, recentemente candidata in Consiglio regionale con Più Europa e prima esclusa della coalizione, al consigliere torinese della lista Fassino Francesco Tresso, da Elena Apollonio, referente nel capoluogo di Demos, alla madamin Giovanna Giordano Peretti. Presenti pure i Radicali con Igor Boni, l’associazione Libertà Eguale con Gigi Brossa, i Sì Tav dell’Osservatorio 21 con il presidente Luciano Lenotti e una delegazione dei ragazzi di Volt, un gruppo transnazionale dalla connotazione fortemente europeista. Un giro di cui fanno parte anche l’ex dirigente della Regione, a suo tempo aderente a Scelta Civica, Marco Cavaletto e l’ex assessore al Bilancio della Provincia di Torino Marco D’Acri.

Post fata resurgo. E così al crepuscolo dell’era Appendino e dei Cinquestelle in via Milano, il civismo prova a rinascere dalle sue ceneri. Se sarà un’Araba Fenice lo si scoprirà presto. Intanto, “Labor” è l’abbreviazione di questo ennesimo tentativo civico: c’è il richiamo alle botteghe artigiane che oggi sanno tanto d’antan e che subiscono la concorrenza dei centri commerciali che il M5s avrebbe dovuto fermare e il riferimento alla capacità di Torino di essere sempre avanguardia e al mitizzato “laboratorio” quando si parla di politica (certo le ciambelle non sono sempre uscite col buco). Infine, un rimando a quell’etica del lavoro di matrice faussoniana: Labor, in fondo, è la traduzione in latino di “lavoro”.

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