SANITA' & POLITICA

Camici bianchi dai capelli grigi

In Piemonte l'età media di medici e infermieri è molto alta e mancano gli under 40. Colpa del blocco delle assunzioni e del piano di rientro, ma anche di una programmazione miope. Reparti chiusi per mancanza di personale. La situazione peggiora con Quota 100

Camici bianchi, capelli grigi, allarme rosso. Il termometro indica quota cento e annuncia un acuirsi della patologia che già senza la possibilità di anticipare la pensione era di per sé grave, in Piemonte più che altrove. Già nei primi mesi dell’anno il sindacato Nursind avvertiva sui rischi che si sarebbero prodotti a livello regionale con un previsto esodo di oltre 700 infermieri che aggiunti a quelli che andranno in pensione per raggiunti limiti di età portano a una cifra attorno ai 1300.

In questi giorni, quando l’esodo per antonomasia è quello dei vacanzieri, la chiusura di molti reparti negli ospedali e la riduzione degli interventi è la trasformazione in prassi di quella che dovrebbe essere un’emergenza. Così come il ricorso sempre più diffuso a medici gettonisti, non certo limitato al periodo delle ferie, è l’ulteriore conferma di una situazione che l’uscita anticipata dall’ambito lavorativo grazie a quota 100 unita a un turn over insufficiente potrebbe portare se non al collasso come paventato dai sindacati, certamente a una situazione di pesanti disagi e rischi incombenti per il personale così come per i pazienti.

In Piemonte questo quadro è aggravato, rispetto alle altre regioni, proprio dall’età media del personale sanitario: in dieci anni la quota di operatori sanitari sotto i 40 anni si è dimezzata, passando dal 31% al 14%, mentre sono cresciuti gli ultrasessantenni, passando dal 2% all’11%. Tra il 2007 e il 2017, come attesta il recente rapporto dell’Ires (l’Istituto di ricerca economica e sociale del Piemonte), la curva relativa all’età anagrafica del personale si è progressivamente spostata verso fasce più elevate. Tra i medici, la quota di over 60 è passata dal 4% al 21%. Tra gli infermieri la quota di over 45 è cresciuta dal 31% al 62%.

Con un turn over decisamente più basso rispetto alla media nazionale, il Piemonte paga ancora gli effetti del piano di rientro cui è stato sottoposto fino a pochi anni addietro. Ma è proprio lo spettro di un ritorno al commissariamento, paventato dall’assessore Luigi Icardi di fronte ai conti pesantemente in rosso delle aziende sanitarie, che allarma guardando anche e soprattutto a quella carenza di personale in corsia che rischia di crescere.

Senza arrivare al piano di rientro, sono già le possibili misure che potrebbero venire disposte dall’assessorato di corso Regina a mettere sul chi va là i sindacati: “Vogliamo sperare che per rimettere in sesto i conti il nuovo assessore non ponga in essere interventi che penalizzino ulteriormente in personale e di conseguenza i pazienti”, avverte il coordinatore regionale di Nursind Francesco Coppolella.  

“Nonostante le promesse di assunzioni fatte a suo tempo dall’allora assessore Antonio Saitta, il Piemonte continua ad avere 4mila infermieri in meno rispetto a quanti ne servirebbero – spiega il sindacalista –. E nell’attuale organico ben il 15 % ha limitazioni funzionali dovute all’usura del lavoro e soprattutto all’età, che ne limitano molto l’impiego”. Senza dimenticare quel numero non certo esiguo di dipendenti che negli anni sono transitati dalle corsie agli uffici. C’è chi lo ha fatto per legittime ragioni di salute, chi per meno legittimi motivi ha finito con l’aumentare il numero di amministrativi a scapito di coloro che devono sobbarcarsi turni massacranti nei reparti.

Saitta aveva promesso una revisione di quei trasferimenti, per verificare se tutti fossero ancora giustificati o se qualcuno dovesse tornare in corsia. Non risulta che quest’ultima eventualità si sia verificata. Potrebbe e dovrebbe riprovarci Icardi, anche se su questo fronte le resistenze non sono poche, anche e soprattutto sul fronte sindacale.

Intanto con quattromila infermieri in meno rispetto al previsto e circa milletrecento sulla via della pensione, resta l’interrogativo sulle risorse che servirebbero per colmare quei posti.

Non va certo meglio sul fronte dei medici: negli ultimi dieci anni su 100 che hanno lasciato il posto, i rimpiazzi sono stati 91. E guardando alla media nazionale che è pari a 3,9 medici ogni mille abitanti, il Piemonte è fermo a 3,6. Numeri che alla prima emergenza, peraltro quasi sempre prevedibile come nel caso delle ferie o della necessità di sopperire a un’assenza, portano addirittura alla chiusura del reparto. E, se non si vuole arrivare a quello, ci si rivolge a liberi professionisti, magari pure ai pensionati. E di fronte all’allarme rosso si ricorre anche ai capelli grigi.

print_icon