TORINO-FIRENZE

"Nessun accordo con i 5 stelle", la Leopolda sfratta Appendino

Dopo quello che emerge dalle carte dell'inchiesta su Pasquaretta si allontana, forse definitivamente, l'ipotesi di intese tra M5s e centrosinistra. Fregolent: "Di certo non le faremo noi di Italia Viva". I renziani chiedono le dimissioni della sindaca

Chiara Appendino deve andare a casa per il bene della città. E se c’è qualcuno che la difende o immagina futuri accordi con lei e con i Cinquestelle, non sta di certo in Italia Viva”. Silvia Fregolent, la renzianissima deputata torinese, tira fuori quel poco di voce che le è rimasta dopo essersi sgolata a uno dei tavoli tematici nel frastuono della Leopolda per invocare, proprio da qui dove si battezza il nuovo partito di Matteo Renzi, il de profundis del governo pentastellato di Torino.

Quel mondo torbido dove si affacciano presunti ricatti, un esercizio della funzione pubblica come potere privato, millanterie e inquietanti realtà, quel verminaio (come lo ha definito il capogruppo del Pd Stefano Lo Russo) che esce dai verbali dell’inchiesta sull’ex portavoce della sindaca Luca Pasquaretta, è il frutto malato di tre anni di un governo cittadino in cui si sono fatte e hanno trovato spazio figure che la sindaca ha scelto e delle quali non può non essere politicamente responsabile. Un mondo in cui ancora molte cose restano da chiarire, incominciando dal ruolo dell’assessore al Commercio Alberto Sacco (colui che portò Pasquaretta a Palazzo Civico) e dal necessario chiarimento di alcune frasi dell’ex portavoce che lo chiamerebbero in causa insieme a cifre di denaro, nella vicenda del maxischermo piazzato nel Parco Dora, che non si capisce bene dove o a chi siano finite.

Ce n’è d’avanzo per chiedere alla sindaca di andare a casa come fa lei, onorevole Fregolent?
“Ma guardi che a me non interessano i guai giudiziari di Appendino, anche se questo conferma che onestà, onestà è uno slogan che va bene gridare nelle piazze e più difficile praticare. Il problema ancora più grande è che la sindaca ha dimostrato ha dimostrato la sua totale incapacità”.

Quindi non la sorprende quel che sta venendo fuori?
“Ripeto, non commento le vicende giudiziarie, aspetto che la giustizia faccia il suo corso. Detto questo come non indignarsi? Come non mettere in evidenza una totale incapacità ad amministrare una città, quel che poi viene fuori è frutto anche di questa inettidudine”.

Nel centrosinistra però si nota un imbarazzato silenzio, eccetto la voce di Lo Russo. Lei, invece, Appendino ha incominciato ad attaccarla fin dal giorno in cui è stata eletta sindaco. I fatti le stanno dando ragione?  
“Vero, con Stefano Esposito, siamo stati gli unici ad attaccarla da subito, quando c’era un silenzio assordante”.

Troppa indulgenza?
“Lei veniva dalla Torino bene e mi ricordo un’intellighenzia torinese che criticava il governo Renzi sui fondi ipotetici che il Governo doveva alla città, con tanto di appello in cui si diceva: cacciate i soldi, quando questo non era assolutamente vero. Quelli erano tagli che la sindaca faceva alla cultura mascherandoli. Ma il tempo è galantuomo, come dice Matteo”.

E dopo tre anni scoppia un’inchiesta che potrebbe far fare le valigie alla sindaca.
“Dovrebbe farle anche senza l’inchiesta. Come dicevo, il tempo ha fatto venire fuori quello che è ed è stata Appendino: un grande bluff sponsorizzato da una parte della Torino bene che la considerava tutto sommato innocua rispetto al resto dei grillini. Purtroppo queste vicende dimostrano che non solo lei non è stata innocua, ma che è stata l’inizio della fine per una città che merita altro”.

Che effetto le fa dover commentare queste vicende dalla Leopolda?
“Beh avrei preferito parlare dell’entusiasmo che si respira qui, piuttosto di quel che ci tocca vedere a Torino. Ma le dico una cosa”.

Dica.
“Domani (oggi per chi legge, ndr) qui sul palco della Leopolda parlerà Giovanna Giordano Peretti, una delle madamine. L’ho voluta io e Matteo ha subito accolto con molto entusiasmo questa proposta. E questa è la dimostrazione che c’è un civismo a Torino che ha detto e dice basta con questa incapacità. Oggi lo dico con ancora più forza sapendo che al Governo, con il mio voto, c’è un ministro torinese che ha fatto parte di quella giunta”.

L’ex assessore Paola Pisano, celebre per il caos all’anagrafe. Però scusi, non le dà fastidio pensare a quel suo voto?
“A me dà fastidio com’è stata fatta la trattativa Pd-M5s dove il Pad ha svenduto Torino per Roma, mi dà fastidio come il mio ex partito si è comportato nei confronti della mia città. Ricordo le parole durissime di Lo Russo alla Festa dell’Unità quando diceva che, durante le trattative per ministri e sottosegretari, a nessuno è venuto in mente di fargli una telefonata per sapere cosa ne pensasse. Io gli ho detto: Stefano, guarda che non hanno telefonato neppure ai deputati di Torino, almeno a quelli renziani che avevano attaccato la giunta fin dal primo giorno; probabilmente avranno chiamato altri”.

Figurarsi chi come lei non s’era messa i guanti col il Chiappendino.  
“Ho criticato anche il binomio Appendino-Chiamparino e credo che lui non me l’abbia mai perdonata. Ma resto convinta che la politica sia altro: è fare quello che era stato fatto da Valentino Castellani. Invece Milano si è presa tutto quel che Torino ha lasciato. Per capacità di Beppe Sala e incapacità di Appendino”.

Nel Pd c’è una vasta parte che vuole estendere l’esperienza di Governo, a partire dal segretario Nicola Zingaretti. Succederà anche a Torino?
“Questo deve chiederlo al Pd. Io sostengo che bisogna voltare pagina in maniera netta. Chi vorrà fare accordi con Appendino, con i Cinquestelle non lo farà a nome di Italia Viva. Noi siamo alternativi ai Cinquestelle e alla Lega e lo ha dimostrato con il faccia faccia tra Renzi e Salvini. Al posto del leader della Lega ci poteva essere Luigi Di Maio”.

Sull’inchiesta che fa traballare la sindaca, lei proprio non dice nulla. Garantismo va bene, però un’idea se la sarà fatta.
“Non commento i fatti giudiziari, non faccio quello che è stato fatto a Renzi e alla Boschi in questi anni, tra l’altro senza che loro fossero coinvolti, ma trattati come criminali solo per aver avuto dei genitori indagati. Quindi, anche se non fossero emersi questi fatti, l’accordo con Appendino e i Cinquestelle Italia Viva non lo farà mai, perché sarebbe un disastro politicamente e per la città”.

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