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Cimiteri, chiuse le indagini: in 22 verso il processo

Nei guai ex amministratori, dirigenti e semplici dipendenti dell'azienda pubblica Afc. Sono accusati a vario titolo di truffa, peculato e false comunicazioni sociali. Tutto partì da una segnalazione interna

È stata per anni la gallina dalle uova d’oro del Comune di Torino, ma secondo la Procura i conti di Afc –società controllata interamente da Palazzo Civico che gestisce i servizi cimiteriali – sono stati artefatti allo scopo di “procurare un ingiusto profitto al socio unico” e cioè al Comune stesso. Non solo: approfittando di una situazione di cassa particolarmente florida non sarebbero mancati casi di malcostume nella gestione del personale a partire da alcuni rimborsi spesa gonfiati. Sono 22 gli avvisi di conclusione indagini, ultimo atto prima del rinvio a giudizio, nei confronti di altrettanti dirigenti, amministratori (tutti cessati) e semplici dipendenti dell’azienda pubblica. Le accuse vanno dalla truffa al peculato, passando per le false comunicazioni sociali.

Tra gli indagati ci sono il primo amministratore delegato dell’azienda Santina Vinciguerra, gli ex presidenti Michela Favaro e Gilberto Giuffrida, gli ex ad Gabriele Cavigioli e Alessandro Bosco, i consiglieri di amministrazione Elisabetta Bove, Simonetta Cei, Magda Iguera, Cristina Laface, gli ex revisori dei conti Santo Rizzo e Gianluca Coluccio. A tutti loro i pm  Gianfranco Colace e Laura Longo contestano di aver gonfiato i ricavi sulle sub-concessioni ventennali e quarantennali dei loculi senza tenere conto dei rispettivi risconti passivi e quindi “alterando in maniera significativa il risultato di esercizio e conseguentemente il patrimonio netto della società”. Tutto nasce da un errore commesso – sempre secondo l’accusa – alla costituzione della società, nel 2006, quando Palazzo Civico (il sindaco era Sergio Chiamparino) conferì i suoi cimiteri ad Afc e lo fece a titolo gratuito. A quel punto l’azienda iniziò a operare senza mai inserire il passivo derivante da quel conferimento. Non solo, anche riguardo la gestione contabile delle cellette ci sarebbero dei dubbi, trattandosi di canoni che i cittadini pagano anticipatamente per venti o quarant’anni e che quindi andrebbero spalmati, secondo i magistrati, su tutta la durata della concessione, tenendo conto anche dei costi di manutenzione e di estumulazione al termine della concessione.   

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E visto che i soldi nelle casse della società non sono mai mancati allora c’è stato anche chi avrebbe tentato di approfittarne. È il caso dell’ex direttore dell’Operatività Giancarlo Satariano che, in accordo con l’allora direttore generale Antonio Dieni avrebbe usufruito di rimborsi spesa gonfiati sulle trasferte, in barba a un regolamento, approvato nel 2009, secondo cui l’unico a poter autorizzare le “trasferte” era il presidente del cda. Secondo l’accusa, dal 2010 al 2014, Satariano avrebbe ottenuto rimborsi spese non dovuti per oltre 35mila euro. Per lui e Dieni l’accusa è di truffa. Ed è proprio da una segnalazione interna su questa vicenda, risalente a oltre cinque anni fa (LEGGI), che ha preso il via la lunga indagine che ora va a conclusione. C’è infine il caso di nove dipendenti ritenuti solo parzialmente idonei all’attività in Afc dal medico del lavoro. La loro assenza veniva giustificata facendo inserire alla responsabile del personale Giuseppina Zanero la dicitura “permesso aziendale ore” per consentir loro di incassare somme non dovute per una quota complessiva di quasi 200mila euro.

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