AMBIENTE

"Siamo tutti sulla stessa barca, destra e sinistra cambino rotta"

È stato parlamentare, sindaco e consigliere regionale ora Fluttero attraversa il Po su una chiatta raccogliendo plastica e rifiuti. Guida l'associazione di imprese dell'economia circolare e immagina un Piemonte leader nella deproduzione

La barchetta con motore elettrico che risale il Po e approda con il suo carico di bottiglie di plastica e pure una vecchia sedia da giardino sarebbe l’immagine iconica dell’ambientalismo, ça va sans dire, di sinistra. Invece, su quel guscio di noce, a pescare quel che viene gettato c’è un uomo che di sinistra non è.

La prima volta, Andrea Fluttero, arrivò in Senato con Alleanza Nazionale, partito che alleato con Forza Italia prima ancora, nel ’97, lo aveva eletto sindaco di Chivasso. In Parlamento sarebbe tornato ancora una volta con il Popolo delle Libertà e di Forza Italia, dopo la migrazione da Palazzo Lascaris dei neoparlamentari nel 2018, diventerà capogruppo. Un anno in via Alfieri, poi “il ritorno alla mia attività”. Che non è quella di pescare, nei ritagli di tempo libero, quel che altri gettano in Po, ma che con i rifiuti ha a che vedere eccome. Basta non chiamarli, sempre e comunque, rifiuti.

“Prodotti a fine vita”, così li chiama Fluttero che nel suo ritorno dalla politica oltre a presiedere una cooperativa che opera nel riciclo della frazione tessile dei rifiuti urbani, è presidente nazionale di Unicircular, l’Unione imprese economia circolare, una delle due principali associazioni del settore, l’altra Assoambiente che rappresenta soprattutto le grandi aziende della raccolta è presieduta da Chicco Testa.

Un fine vita, quello delle bottiglie di plastica così come quello dell’automobile rottamata o del computer portato al centro di raccolta, che ha o dovrebbe avere sempre una sua resurrezione. Ma si fa presto a dire riciclo, anzi c’è chi  – e sono tanti in politica  – a spingersi oltre parlando di economia circolare. “Ma non è così, non ancora. L’Europa non ha ancora una vera economia circolare. Non a caso le direttive di Bruxelles emanate l’estate dello scorso anno parlano di transizione verso verso l’economia circolare che resta un obiettivo fondamentale. Per l’ambiente e per la stessa economia”.

Bisogna, come spiega l’ex politico che nei sette anni in Senato è stato segretario della commissione Ambiente, “costruire un modello nuovo che parta dalla costruzione del prodotto per arrivare alla sua decostruzione”. Prodotti realizzati pensando a quando finiranno il loro ciclo in maniera da poterli o riparare o farne nuovamente materie prime. Chiudere davvero il cerchio, insomma, che oggi resta aperto. Anche se “il nostro Paese è messo meglio di molti altri in Europa. Nel Nord del continente, per esempio, ci sono molti più inceneritori e quindi si ricicla in energia, mentre noi recuperiamo più materiali”.

Ragionamenti e prospettive che di fronte ai cumuli di spazzatura nella Capitale, ma anche alla plastica raccolta sulla barchetta nel Po, sembrano fantascienza. “Sì, la politica è ancora, tutta, in ritardo su questi temi – ammette l’ex politico Fluttero –. Le direttive europee sono dello scorso anno e non vedo l’attenzione che meriterebbero. E poi a molti, centrodestra compreso, sfugge che questo processo non è solo ambientale, ma si tratta anche di politica industriale, di pil e posti di lavoro”. Lo stesso Piemonte manifatturiero, “tra le regioni di testa nella classifica del riciclo”, per l’ex consigliere di Palazzo Lascaris “avrebbe tutte le potenzialità per un ruolo non solo nella produzione, che ha, ma anche nella deproduzione”. Già, ma un conto è spiegare che si apre una fabbrica che produce frigoriferi, altro è annunciare che si impianta uno stabilimento dove entrano i frigoriferi vecchi. “Vero. L’impatto psicologico esiste, ma deve essere superato. Quei frigoriferi in un’economia circolare completa verrebbero smontati, per ricavarne in massima parte materie prima per costruirne dei nuovi. Il rischio se non si fa così è di mandare in Cina i nostri rifiuti, così le materie prime di cui abbiamo bisogno verrebbero ricavate là. Senza contare l’aspetto della manodopera che un settore del genere è in grado di creare. Il riciclo ottimale è quello che consente di riottenere la materia prima per fare lo stesso prodotto”.

Un dato su tutti: in un secolo la popolazione mondiale è aumentata di 4 volte e mezzo, il consumo di materie prima di 12. E se ogni anno, per restare in un settore dove il Piemonte ha fatto storia e ancora fa business in una filiera legata ai grandi marchi stranieri, in Italia si demolisce un milione di automobili, “pensiamo all’enorme quantità di materie prime recuperabili”. Certo non è l’immagine dello sfasciacarrozze di neppure troppi anni fa quella che deve rendere l’idea “del rifiuto non come porcheria, ma come prodotto a fine vita da recuperare, riciclare”. Tutela dell’ambiente e sviluppo economico, devono e possono andare di pari passo. Senza, possibilmente, farne di falsi. Come quello della tassa sulla plastica: “Hanno creato il mostro. Quello che ci dà fastidio, che inquina e che provoca danni all’ambiente non sta nel materiale ma in chi lo getta via. Le plastiche hanno rivoluzionato il mondo e sono ancora oggi una soluzione efficiente e insostituibile. Questa non è una tassa per l’ambiente, ma per fare cassa penalizzando un settore molto importante dell’economia. Se proprio si vuole usare una leva fiscale la si utilizzi per favorire le plastiche più facilmente riciclabili, eliminando quelle che lo sono meno”.

L’ex senatore che solca il Po con la barca elettrica non risparmia certo quell’”ambientalismo pauperista per anni tipico di una parte della sinistra e poi fatto proprio dai Cinquestelle” così come quello “emozionale che è trasversale ai vari schieramenti e altrettanto spesso cavalcato opportunisticamente dalla politica”. Facile “applaudire Greta Thunberg e poi salire sul suv”. E se, a proposito di clima, “un uso efficiente delle materie prime dato da un’economia circolare riduce di molto le emissioni di Co2 che concorrono, insieme ad altri fattori a forzare un cambiamento del clima che è sempre avvenuto”, è il vento della politica che deve soffiare (indipendentemente dagli schieramenti) con maggior forza verso il cambiamento della concezione di rifiuto.

L’Europa, già da un anno, ha dato precise indicazioni con le direttive. L’ambiente così come lo sviluppo potrebbero trarre importanti vantaggi da un loro rapido recepimento in grado di avviare il percorso virtuoso. Gli esempi ci sono, “ma per molti è più semplice fare finta che l’economia circolare esista già, mentre è ancora tutta da costruire”.

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