DIRITTI & ROVESCI

Prescrizione e Spazzacorrotti, "Questa è giustizia sommaria"

Enrico Costa non rinuncia a combattere la battaglia garantista contro una riforma "che se entrerà in vigore avrà conseguenze pesantissime sulla vita di qualunque cittadino". L'anima forcaiola dei grillini e la deriva giustizialista della sinistra

“Spesso mi sorge il dubbio se davvero riusciamo a far capire a tutti il significato di questa battaglia che noi stiamo facendo contro una norma sbagliata come quella dell’abolizione della prescrizione dei processi, che se entrerà in vigore potrà avere conseguenze pesantissime sulla vita di qualunque cittadino”.

Dubbio legittimo quello di Enrico Costa, avvocato liberale prima che deputato di Forza Italia, già ministro per gli Affari Regionali dopo essere stato viceministro della Giustizia. Perplessità suffragate da un’onda giustizialista cavalcata in particolare dai Cinquestelle, guardata da non pochi con un desiderio di giustizia confuso con un sentimento di vendetta sociale o sommaria. Film già visto, solita colonna sonora: il tintinnar di manette. L’onda che entusiasma, quando si ritira lascia una risacca di danni. Spesso rovinosi e non completamente rimediabili. Succederà, se non si cambierà la legge, dal primo gennaio.

Onorevole Costa, lei ha presentato una proposta per impedire l’entrata in vigore dell’abolizione della prescrizione. Cosa succederà se non si riuscirà a cambiare la legge voluta dai Cinquestelle e votata, durante lo scorso governo, anche dalla Lega?
“Due esempi concreti. Una persona indagata e magari anche arrestata durante le indagini preliminari viene poi assolta in primo grado. Naturale abbia voglia, ma anche legittima necessità di avere in tempi brevi la sentenza definitiva. La Procura della Repubblica ricorre in appello, ma non essendoci più i termini della prescrizione per quella persona si apre un periodo infinito durante il quale resta imputata. Anni e anni, quanti nessuno può dirlo perché nessuno pone un termine, come invece oggi c’è. Facciamo un altro esempio visto non dall’imputato, ma dalla parte civile: quando avrà definitivamente giustizia se il condannato in primo grado ricorrerà in appello e il processo si celebrerà, se si celebrerà, molti anni dopo?”.

Più facile allungare all’infinito i processi che ridurne i tempi che in Italia sono lunghi. Il ragionamento del M5s e del loro ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, tutto sommato è semplice, no?
“Ma la giustizia è il biglietto da visita di un Paese, è la garanzia che il più forte non prevarichi il più debole. Essenziale è che la giustizia funzioni, che chiunque abbia un processo in tempi rapidi perché nel nostro Paese se il processo ha tempi lunghi sa cosa diventa il timbro sulla persona indagata? Il titolo del giornale. C’è una custodia cautelare? Ebbene, quella entra nell’immaginario collettivo come una condanna. Se finisce in carcere la cosa fa notizia e il cittadino anche in barba alla presunzione di innocenza si fa l’idea che quella persona è colpevole. Aggiungiamoci una cosa…”.

Basterebbe già questo, quale?
“C’è una moda che a me non piace assolutamente e sto cercando di capire come si può intervenire normativamente. Parlo delle conferenze stampa degli inquirenti, delle procure”.

Non le trova opportune?
“Mi danno fastidio perché questa è l’impronta iniziale di un procedimento e quell’impronta lì viene tolta solo con la sentenza definitiva. E se la sentenza arriva molti anni dopo, neanche quella toglie quel marchio”.

Sarebbe meglio non farle? Però, è il modo di dare informazioni.
“Altera parte, non c’è la difesa. Si sente solo una campana. La difesa interviene soltanto dopo molto tempo e con una voce che è molto più flebile. E torniamo sempre al punto: scontata la presunzione di innocenza, sa quante carcerazioni ingiuste ci sono nel nostro Paese dal 1992 ad oggi? Ventisettemila sono coloro che hanno ottenuto l’indennizzo per ingiusta detenzione, ma la cifra è molto più alta se si considera quelli che non lo hanno chiesto e quelli che pur innocenti non lo hanno ottenuto”.

Negato a chi è uscito innocente?
“Certo. Un’altra stortura. Per avere il risarcimento non bisogna aver concorso con dolo o colpa grave all’errore del giudice. Se l’indagato si rifiuta, come suo diritto, di rispondere alle domande degli inquirenti e poi viene assolto non riceve l’indennizzo. Avevo presentato un emendamento per eliminare questa aberrazione, ma la maggioranza Lega Cinquestelle prima ha dato parere negativo, poi quando venne approvato a scrutinio segreto, lo affossò”.

Torniamo alla prescrizione, Lega e M5s vararono la legge per abolirla dicendo che ciò sarebbe avvenuto contestualmente e non prima della riforma della Giustizia. Invece tra poco più di un mese scatterà l’abolizione senza la riforma. Hanno giocato poco chiaro?
“Quello era un patto politico ma non inserito nella legge. Quando Lega e Cinquestelle hanno fatto quell’intesa, io ho presentato un emendamento che prevedeva l’entrata in vigore della norma soltanto dopo la riforma della giustizia, ma me lo hanno respinto. Anche quelli della Lega che adesso dicono che l’abolizione della prescrizione ha profili di anticostituzionalità. Ma l’hanno votata”.

Del ministro Bonafede lei ha detto che è un ritardatario cronico.  
Ha avuto tutto il tempo, 541 giorni, e non ha ancora portato alle Camere una sola proposta per tagliare i tempi dei processi. Anzi, con lo stop alla prescrizione ci sarà l’effetto opposto: processi eterni, senza fine”.

Renzi ha detto che il Pd voterà l’emendamento Costa, insomma il suo, e che Italia Viva condivide questa posizione. Soddisfatto?
“Il Pd abbaia ma non morde. Minaccia tuoni e fulmini, ma ho l’impressione che alla fine troverà una scusa per non votare la mia legge. Però vedremo a dicembre, quando si tratterà di votare in aula l’urgenza della mia proposta che in commissione stanno tirando per le lunghe sperando arrivi gennaio. Noi chiediamo che la discussione venga fissata con urgenza e alla Camera di votare questa richiesta. Lì si vedrà chi è coerente. E probabilmente si vedrà chi nella maggioranza comanda in tema di Giustizia: i Cinquestelle. Certamente, nel caso non venga approvata la nostra richiesta d'urgenza, che in sostanza, equivale ad annunciare un voto per mantenere la prescrizione, si paleserebbe un quadro dove i quattro quinti del Parlamento hanno concorso, chi prima come la Lega chi dopo come il centrosinistra, a sostenere la misura voluta dai grillini. Si avrebbe la conferma che si sono fatti tutti contagiare dalla foga forcaiola dei grillini. 

La legge Spazzacorrotti, bandiera grillina, che contiene l’abolizione della prescrizione, ha già prodotto i suoi effetti anche in Piemonte: per Rimborsopoli sono finiti in carcere ex consiglieri che prima di quella norma la cella l’avrebbero evitata con misure alternative. Non è anche questa applicazione reatroattiva una aberrazione?
“Noi di Forza Italia avevamo chiesto con emendamento di applicarla solo ai reati commessi successivamente all’entrata in vigore, ma i Cinquestelle e la Lega ce lo aveva respinto, così come era stata bocciata una risoluzione in commissione. Ci sono casi in cui il legislatore, pur messo in guardia, ha dimostrato di non avere un minimo di criterio”.

Su questa norma dovrà pronunciarsi la Corte Costituzionale e nel caso si esprimesse in maniera negativa sull’applicazione, ci saranno altri detenuti ingiustamente, è così?
“Certo. Ci sarebbero persone che potrebbero legittimamente dire di essere state incarcerate ingiustamente. Andrebbero ad aggiungersi a quella cifra già enorme, anche se non per tutti”.

In che senso?
“Nel senso che c’è chi pensa sia meglio avere dieci innocenti dentro piuttosto che un colpevole fuori. Quando era viceministro un magistrato piemontese, ora non più in servizio, che ha ricoperto ruoli apicali della Procura di fronte a quei numeri disse che erano fisiologici. Io ho sempre pensato e penso tuttora che siano, invece, patologici”.

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