FINANZA & POTERI

Compagnia, si "scalda" Gallina

Mentre Profumo cala le ultime carte per ottenere la riconferma, la Mattioli sposta il mirino sul vertice di Confindustria. E per la presidenza della fondazione San Paolo salgono le quotazioni dell'attuale numero uno degli industriali torinesi

Il telescopio di viale Astronomia spazia tra Lombardia e Piemonte, anche se lo sguardo dell’attuale presidente di Confindustria Vincenzo Boccia per il suo successore si concentra, giorno dopo giorno, su Torino. Qui Licia Mattioli, vice con delega all’internazionalizzazione, vede assai meno complicata e lontana una sua ascesa al vertice rispetto a quanto ciò si presentasse ancora poco tempo fa.

Tuttavia, non è solo l’aver messo il cappello da parte di Boccia sulla possibile candidatura della signora dei gioielli a spianarle l’eventuale cammino verso la presidenza di Confindustria. La rinuncia a correre del ligure Edoardo Garrone, comunicata in maniera informale ma sostanziale dal presidente del Sole 24Ore ad alcuni vertici confindustriali nel corso del Forum della Piccola Industria svoltosi a Genova, ha tolto dallo scacchiere la pedina data per molti come vincente facendo salire rapidamente le azioni della Mattioli. A conferma di questo ci sarebbe la reazione non proprio entusiastica del lombardo Carlo Bonomi, il cui sollievo dato dalla rinuncia del concorrente Garrone è durato assai poco, essendosi subito diffuse le voci tutt’altro che infondate di un possibile ampio fronte di sostegno per l’imprenditrice torinese. Le stesse perplessità che starebbero crescendo sul presidente di Assolombarda, anche per il non risolto duello casalingo con il capo degli industriali bresciani Giuseppe Pasini e la non riuscita opera di ricucitura tentata dal presidente regionale Marco Bonometti, sono ulteriori elementi favorevoli a chi auspica di vedere per la seconda volta nella storia di Confindustria, dopo Emma Marcegaglia, una donna al timone.

La rapida e decisa risalita del borsino di Mattioli per la successione di Boccia, rimescola ulteriormente le carte e gli schemi per un’altra partita che la vede virtualmente in campo: quella per la presidenza della Compagnia di San Paolo. Se non è un mistero che Francesco Profumo stia provando, anche tramite ambasciatori d’alto rango, a convincere Chiara Appendino a spendere per lui la golden share rivedendo i suoi annunciati propositi di non riconfermarlo al vertice della cassaforte di corso Vittorio Emanuele, una probabile proiezione della Mattioli verso viale Astronomia priverebbe la sindaca di quella che si dice sia la sua probabile prima scelta in sostituzione dell’ex ministro.

Risiko complesso e ulteriormente complicato da molte variabili: dalla permanenza alla presidenza di Acri di Profumo legata alla poltrona in Compagnia passando per il bivio che si trova davanti la signora dei gioielli per nulla disinteressata a salire di un gradino, importante però, rispetto all’attuale vicepresidente della fondazione torinese, senza dimenticare nuovi e diversi equilibri in seno ai grandi elettori del successore di Profumo.

Conviene, in questo quadro, osservare mosse e possibili contromosse di quella collaudata e coesa triade confindustriale-camerale composta oltre che dalla stessa Mattioli, dal presidente della Camera di Commercio di Torino Vincenzo Ilotte e dal suo omologo in Unione Industriale Dario Gallina, a pochi mesi dal termine del suo mandato. Non è affatto escluso, infatti, che proprio da questo tris possa uscire non solo il futuro presidente di Confindustria, ma anche quello della Compagnia. Ovviamente non la stessa persona. Insomma, nel caso la corsa della Mattioli proceda verso Roma, per la fondazione torinese potrebbe affacciarsi il quasi ex numero uno degli industriali. Dalla sua, Gallina avrebbe senza dubbio l’ottimo rapporto con la sindaca di cui è stato uno dei neppure troppo celati supporter nel 2016, oltre naturalmente l’importante sostegno degli altri due componenti il terzetto. Una cordata dal peso indiscutibile in uno scenario, come si diceva, mutato rispetto al passato: nient’affatto marginale, infatti, il rilievo che avrà il presidente della Regione.

Venuto meno il fronte unitario delle Camere di Commercio che aveva come faro e regista Enrico Salza, un rinnovato asse ligure-piemontese favorito dal rapporto del governatore con il suo colega Giovanni Toti e, ancor più in questo caso, con il sindaco di Genova Marco Bucci, rendono la posizione di Cirio assai più importante e forse determinante. Ecco perché vale la pena di leggere in controluce le parole pronunciate (e soppesate) dal governatore lo scorso 18 novembre al consiglio di Unioncamere. Cirio, in sostanza, ha detto che a lui non piacciono “soluzioni preconfezionate”. Un modo elegante, ma chiaro, per avvertire che nessuno pensi di arrivare con un nome secco per la presidenza della Compagnia davanti al quale lui debba solo annuire. Insomma, non c’è solo il tentativo di resistere da parte di Profumo e quello di Appendino di accompagnarlo alla porta a connotare l’approssimarsi della stretta del cerchio sul rinnovo della presidenza della Compagnia. E se per Mattioli sembra aprirsi la strada per Confindustria, lasciando a Gallina quella della cassaforte che tiene in pancia un considerevole pacchetto di azioni di Intesa-SanPaolo, Cirio non sembra certo disposto a stare a guardare.  

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