CHI (NON) ABBOCCA

Pesca a strascico di sardine

Di sinistra, ma anche di destra. Ex piddini e pure grillini delusi. Universitari e pantere grigie. Tutti insieme contro l'"Innominato". Chi sono gli aderenti al gruppo torinese a pochi giorni dal flash mob di martedì in piazza Castello. Le discussioni in rete

Mancano cinque giorni al raduno in Piazza Castello. A che punto sono le sardine torinesi? Il gruppo nato su Facebook il 18 novembre scorso naviga a gonfie vele sfiorando ormai i 70mila iscritti. Torino e il Piemonte registrano un po’ di ritardo rispetto al resto della “rivoluzione ittica”. Nel capoluogo le elezioni amministrative del 2021 paiono ancora piuttosto lontane per cominciare a preoccuparsi di una eventuale vittoria del fronte populista, mentre in Regione l’onda leghista, più che all’orizzonte, è già alle spalle e c’è poco da scongiurare. Ciononostante, quasi nessuna sardina piemontese dichiara di scendere in piazza contro la giunta di Alberto Cirio, mentre la stragrande maggioranza degli iscritti spiega la propria adesione al movimento “ittico” in contrapposizione a Matteo Salvini (l’“Innominabile” per non dargli visibilità, sic!).

Nonostante i ritardi, anche il Piemonte ha calendarizzato alcune date: il 30 novembre è stata la volta di Cuneo, oggi 6 dicembre sardine in piazza ad Alessandria, dopodomani a Vercelli, il 12 dicembre a Novara e il 14 dicembre a Ivrea. Tuttavia, la data più importante sarà quella di Piazza Castello. E proprio per consentire alle sardine non autoctone di partecipare al flash mob di martedì prossimo, ieri sera sul gruppo Facebook l’amministratrice Francesca Valentina Penotti ha lanciato il “Bla Bla Sardina”, un servizio ispirato alla nota applicazione di carpooling che permetterà agli interessati “di chiedere e offrire passaggi da e per Torino”, così da agevolare le trasferte verso Piazza Castello. Per sostenere il messaggio “politico”, comune alle iniziative svolte in altre città, i promotori intendono usare tutte le armi del marketing e della comunicazione. Nelle ultime ore il fondatore Paolo Ranzani, fotografo di fama internazionale, è alla ricerca di qualcuno che possa ospitare fotografi e videomaker del gruppo in uno degli appartamenti della Torre Littoria o in un'altra posizione privilegiata sul luogo della manifestazione: “Vorremo realizzare immagini pazzesche della serata: time-lapse, dirette e panoramiche pazzesche per comunicare al mondo quanto sia pazzesca Torino”. La piazza sarà ripresa anche dall’alto da un drone che sorvolerà sulla folla.

Ma chi sono le sardine torinesi? Quali le loro posizioni politiche? Difficile rispondere, e non soltanto per il consistente numero di iscritti. Per usare un eufemismo, si potrebbe dire che le sardine navigano in un mare piuttosto magmatico. C’è di tutto, come è naturale che sia in un movimento che si definisce “apartitico ma politico”. La maggior parte dei post e dei commenti suggerisce un humus culturale di sinistra, anche se in molti si dissociano dal Pd scrivendo che “non è un partito di sinistra”. Altri si definiscono addirittura “infastiditi” dai dem, che “vorrebbero prendersi i meriti delle sardine”. Forse una replica a chi, come il Pd di Venaria Reale, aveva aderito al raduno torinese annunciando: “Fra poco tocca a noi”. Sembra che molti, all’interno del gruppo, non digeriscano granché quel “noi” definendosi invece “delusi dai politici litigiosi e inconcludenti” e scendendo in piazza proprio per “riempire un vuoto di rappresentanza”. Molta diffidenza nei confronti del Partito democratico, quindi, ma anche verso i grillini, i quali dopo aver costituito una speranza per alcuni sono ora giudicati con durezza: “Ho votato 5 stelle perché speravo in una svolta, ma ora chi voterò?”, si domanda disorientata un’iscritta, che aggiunge: “Sono qui perché i fratelli di mia madre erano partigiani”. Non sempre i grillini pentiti vengono accolti con benevolenza dal resto del banco: “I pentastellati non dovrebbero mai dimenticare che sono stati loro stessi a portare la Lega al governo”, ricorda qualcuno dalla memoria più lunga.

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Non mancano gli attivisti che collegano la loro adesione a circostanze personali. È il caso di Lorenzo che martedì protesterà anzitutto contro ogni forma di discriminazione: “Ho trent’anni e sono nato in Sri Lanka, dove fui adottato da genitori italiani. Ho vissuto il razzismo sulla mia pelle molte volte. Ovviamente sarò in piazza con mia sorella, nata in Romania e anche lei adottata 25 anni fa”. Altri intrecciano vicende familiari a snodi storici, come la Resistenza. “Sono figlia di un comandante partigiano e nipote di un comandante medaglia d’argento alla memoria – afferma un’iscritta ultra sessantenne –. Porto la medaglia d’argento al valore da quando avevo 10 anni”. Fin dal battesimo in Piazza Maggiore a Bologna, le sardine sono state bollate come un movimento composto pressoché da giovani e giovanissimi, eppure scorrendo l’elenco del gruppo torinese non mancano sardine più âgée, come il “quasi novantenne” Mario, che commenta: “Martedì sera sarò in piazza con il movimento delle sardine contro questo qualunquismo becero. Ho la fortuna di conoscere molte persone giovani ed entusiaste. Vorrei che prevalessero loro. Me lo auguro e lo auguro ai miei bisnipoti”.  

C’è poi chi non si accontenta di portare in piazza una sardina di cartone e chiede agli organizzatori il permesso di sostituirla con una bandiera di Azione Antifascista. “Per questo flash mob portiamo tutti gli ideali antifascisti ma senza bandiere”, risponde l’amministratore (e altro fotografo) Massimo Ankor. Ma la replica non sembra aver convinto l’iscritto, peraltro vicino ad alcuni centri sociali milanesi, che attacca: “È evidente come siate tutti molto confusi sul significato delle parole apolitico e apartitico: parlate di orgoglio antifascista ma i simboli antifascisti vi mettono a disagio.Siete le madamine 2.0”. Non è l’unico a dichiararsi “più a sinistra della sinistra”, soprattutto quando si affacciano alla bacheca del gruppo alcune sardine di destra, che bussando timidamente domandano: “Non sono affatto di sinistra, posso essere lo stesso una sardina?”. Molti iscritti sono accoglienti e rispondono: “Si può essere una sardina senza essere di sinistra. Basta essere antifascisti”. Altri aggiungono: “Le sardine sono nate per manifestare contro l’attuale propaganda politica che istiga all’odio e alla violenza. Se anche tu non la sopporti, puoi essere una sardina”. Non mancano sardine meno benevole, che lanciano sentenze di ostracismo come: “Una sardina di destra è un ossimoro” e “Se sei di destra questo gruppo non fa al caso tuo”. Qualcuno non ci sta e affronta gli schifiltosi: “Alcuni si ostinano a fare gli schizzinosi ad oltranza, ed é proprio per questo modo di pensare che la destra è così forte”. Una litigiosità che irrita più di una sardina: “Visti da fuori siete proprio un bel movimento, ma guardati da dentro...”. C’è poi una grande fetta di iscritti che rifiuta le etichette e si ribella: “Io non sono né di destra né di sinistra. Perché dovrei per forza scegliere da che parte stare?”, commenta una sardina controcorrente, e aggiunge: “Ma chi l’ha detto che dobbiamo scegliere una parte? Noi siamo qui per chiedere di tornare ad essere tutti un po’ più umani”.

Tuttavia, sarà pure che lo slogan “né di destra né di sinistra” è piuttosto frusto, ma alcuni aderenti più concreti cominciano già a porsi il problema dei problemi in vista delle urne: “Tanti bei discorsi, ma poi un partito bisogna sceglierlo”. In verità, non tutti hanno l’urgenza di definirsi e di darsi un’appartenenza. “Si rimprovera alle sardine di non essersi costituiti in partito, non aver riformato la Costituzione, non aver realizzato la pace nel mondo e così via. In circa un mese. Per ora scendiamo in piazza, poi si vedrà”. Si vedrà.