RICERCA

50mila nuovi posti di lavoro

Di qui al 2023 crescerà il numero degli occupati in Piemonte. Serviranno infermieri, fisioterapisti, educatori, docenti, ma anche addetti alla ristorazione, alle vendite, autisti e macchinisti, meccanici, manutentori e operai specializzati. Lo studio di Ires

Nei prossimi quattro anni crescerà l’occupazione in Piemonte e questa è una buona notizia. Ma quali sono i profili professionali che oggi sono più richiesti? Quali gli studi accademici più performanti? E quali i settori economici su cui puntare? Una ricerca dell’Ires prova a rispondere partendo da un dato: tra il 2019 e il 2023 nella regione ci saranno tra i 239mila e 289mila nuovi lavoratori e questi nuovi occupati saranno figli del naturale turnover solo per l’81 per cento. La crescita economica, a seconda della sua intensità, potrà generare un numero di posti di lavoro aggiuntivi che varia tra le 26.700 e le 72.600 unità. Verosimilmente si prevede che lo stock di occupati possa crescere di 49.440 unità a un tasso medio dello 0,6% annuo. Se oggi, infatti, gli occupati complessivi in Piemonte sono 1,718 milioni, nel 2023 si attende salgano a 1,767 circa.

I processi di riorganizzazione delle attività produttive per uscire dalla crisi stanno determinando un marcato cambiamento nella domanda di lavoro, non solo in termini quantitativi ma anche qualitativi. Per questo è importante sapere di che skills il mercato avrà bisogno nel prossimo futuro. Secondo un andamento ormai consolidato, l’industria è destinata a perdere occupati passando dagli attuali 504mila a 481mila con una riduzione in particolare nei settori quali gomma e plastica (da 33.100 a 30.800), elettronica (da 72.800 a 66.800), fabbricazione di mezzi di trasporto (da 62.900 a 57.500) a dimostrazione, quest’ultimo caso, di come il distretto dell’auto tiri sempre meno da un punto di vista occupazionale, un po’ per gli elementi di innovazione introdotti all’interno della fabbrica, che quindi riducono il fabbisogno di personale “umano”, un po’ per una contrazione ormai costante dei volumi di produzione. Crescono, invece, seppur di poco l’industria alimentare e del tabacco (da 39.700 a 40.500) e delle costruzioni (da 121mila a 123.500) dopo anni di buio pesto. A incidere positivamente sull’occupazione, però, sono in particolare i servizi dove saranno generati nei prossimi quattro anni oltre 70mila nuovi posti di lavoro. A contribuire a questo sviluppo saranno, in particolare, i settori della ristorazione (da 98mila a 115mila), delle attività immobiliari (da 119.300 a 137.900) e della sanità e assistenza sociale (da 149.300 a 154.800).

Attenzione però allo stereotipo italico del posto fisso, perché sarà il settore privato e non quello pubblico a trainare la crescita occupazionale. Nella pubblica amministrazione, anzi, gli addetti continueranno a diminuire. Tra le professioni ad alta specializzazione più richieste nei prossimi anni ci sono i professori di scuola primaria e secondaria, i tecnici della salute (infermieri, fisioterapisti, educatori professionali), medici, ingegneri. Tra le professioni intermedie il fabbisogno maggiore è nell’ambito della ristorazione (cuochi e camerieri) e gli addetti alle vendite, tra le professioni operaie ci sarà bisogno di autisti e macchinisti, meccanici e manutentori, operai specializzati in strutture edili e in generale nelle costruzioni. Per quanto riguarda, infine, gli ambiti di studio i fabbisogni maggiori si registrano nel settore economico-statistico (Economia e commercio), giuridico (Giurisprudenza) e medico (Medicina).

print_icon