Zalone ci fa ridere, dei nostri mali

L’ultimo film di Checco Zalone è stato un successo al botteghino e fatto nascere una serie di polemiche per il tema trattato; polemiche abilmente sfruttate dall’autore per pubblicizzare ancora di più il film. Inutile nascondere che il trailer andava in un verso completamente diverso da quello del film, che trattando un tema delicato come quello dell’immigrazione non poteva che essere, come definito da qualcuno, cerchiobottista. Per la nostra rubrica ci interessa rilevare come Checco Zalone tratti il tema dell’impresa. Inutile nascondere che è uno dei pochi, se non l’unico uomo di spettacolo che parli del problema del fisco e della burocrazia e non è poco. Lo fa in maniera comica, ma ne parla e in un paese statalista come quello italiano è veramente una rarità. Nel film, senza svelare nulla, il protagonista afferma di preferire i terroristi al fisco italiano. Un tema che troviamo anche in un altro film di Zalone, “Sole a catinelle” è il sogno imprenditoriale, dell’uomo che vuole intraprendere e non perde l’ottimismo di fronte alle difficoltà, una sorta di sogno americano in salsa italica. Nel film più vecchio il protagonista alla fine riesce a far fortuna, mentre in quest’ultimo no, complice la storia o semplicemente il peggioramento delle prospettive generali dell’Italia.

Un film italiano in cui ci sia un imprenditore che affronta la burocrazia e le tasse italiane descrivendole nei dettagli rappresenta una novità positiva perché si solidarizza con il protagonista che cerca di realizzare il suo sogno. La scena, che dal nostro punto di vista rappresenta il dramma italiano per eccellenza, è quando la madre del protagonista cerca di convincere il figlio a richiedere il reddito di cittadinanza e lui sdegnosamente rifiuta perché vuole a tutti i costi realizzare il suo sogno di aprire un locale di tendenza nel suo paese in Puglia e dare lavoro ad altri giovani. Che cosa meravigliosa! Nella realtà i giovani sono umiliati dal reddito di cittadinanza e invitati a vivacchiare di sussidi piuttosto che cercarsi di creare un lavoro vero. Questo è il vero dramma dell’Italia: pensare che sia giusto vivere di sussidi piuttosto che rischiare e mettere su qualcosa per crearsi una propria indipendenza e realizzare il proprio sogno piccolo o grande che sia. Purtroppo la mentalità comune degli italiani testimoniata dal successo elettorale dei 5 Stelle è proprio quella del sussidio e del vivacchiare senza sogni e senza dignità. Il profumo della libertà non piace agli italiani. Invece di battersi per ridurre le tasse e abbattere la burocrazia, ci si batte per il sussidio, per l’elemosina di stato che quando la si ottiene e a prezzo della libertà e della dignità. Perché, invece del reddito di cittadinanza, se proprio si volevano buttare i soldi, non si è dato l’equivalente di un anno di reddito a chi apriva una partita Iva? Ci sarebbero stati anche in quel caso frodi e ruberie, ma si poteva sperare che nella massa potesse emergere qualche lavoratore autonomo o piccola impresa che stavano in piedi da soli senza aiuti di stato.

Da rilevare che il protagonista del film apre il locale dei suoi sogni con i soldi dei parenti che eccetto la madre che è una bottegaia, sono pensionati e dipendenti statali. Un altro dramma del sud, dove i soldi ci sono, anche se pochi, ma immobilizzati. Considerando che con la lira il differenziale di inflazione fra nord e sud era piuttosto elevato, era piuttosto facile comprare casa se non lo si aveva già ereditata e mettere soldi da parte. Capitali che rimangono fermi in banca liquidi o investiti in titoli di stato o obbligazioni, sia perché appartenenti a persone anziane e come tale poco propensi a intraprendere, sia perché trovandosi in un territorio poco attivo economicamente, difficilmente possono trovare uno sbocco diverso. Il protagonista del film riesce a mettere in moto questi capitali anche se poi l’impresa fallisce. Ma almeno ha provato e ha fallito e non è stato fermo aspettando che la manna scenda dal cielo. È più dignitoso provare e fallire che vivere di elemosina.

Continueremo a ridere con i film di Zalone, ma fintanto non ci saranno i “sognatori” come si definisce il protagonista del film, che rifiutano i sussidi per intraprendere, l’Italia continuerà a sprofondare nella sua crisi economica e morale.

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