ITTIOLOGIA POLITICA

Puzza (al naso) di Sardine

A lezione da Zagrebelsky. Silente mentre i suoi amici grillini facevano strame della democrazia rappresentativa e del diritto, al professore è tornata la favella. E i pesciolini abboccano. Il giurista Cavino: "Un insopportabile snobismo che fa il gioco di Salvini"

“Siamo passati da un movimento che ha invocato l’onestà, che dovrebbe essere assolutamente scontata in politica, a uno che fa lo stesso con l’educazione, che dovrebbe essere naturale non solo in politica, ma ovunque”. Il primo è squassato, dopo essere passato dalle piazze alle responsabilità di governo. Il secondo ha un futuro che pochi o nessuno è in grado di prevedere. La fascinazione di cui godettero i grillini, adesso tocca alle Sardine. Ieri a Torino hanno proceduto all’ostensione del costituzionalista Gustavo Zagrebelsky augurante che non “sentano il richiamo dei partiti” e scopritore dell’esistenza in ciascuno di noi, anche inconsapevolmente, di una sardina. Poi di suor banca, al secolo Giuliana Galli, ex consigliere della Compagnia di San Paolo, lieta del risveglio di questi ragazzi di fronte all’inerzia di una “società che dormicchiava” e poi (poteva mancare?) una sessantottina in pensione come Margherita Fumero, pronta a passare l’impolverato testimone a chi oggi, non proprio come allora, vuol cambiare il mondo. E ancora il sedicente spin doctor Federico Bottino, liquidato dal Pd dopo la gaffe sui “vecchi” Fassino e Chiamparino, e l’ex coach della nazionale di pallavolo Mauro Berruto.

E lei, professor Massimo Cavino dice che siamo passati dalla padella dei grillini alla brace delle sardine. Certo si capisce che non le piacciono. Cosa non la convince?
“Questo movimento in sé è molto contradditorio: geneticamente è nato, per stessa ammissione dei suoi rappresentanti, in una prospettiva locale per contrastare alle elezioni in Emilia-Romagna una possibile vittoria della Lega. Questa è già una posizione politica: nel momento in cui tutti sappiamo che la partita è a due, dire che si scende in piazza contro uno dei due significa schierarsi politicamente. La contraddizione sta nel fatto che da quella genesi regionale sono passati a un teatro nazionale e in questo modo hanno legittimato Matteo Salvini a fare sulle regionali una campagna nazionale, per simmetria”.

Ordinario di Diritto Pubblico, costituzionalista, dichiaratamente di centrodestra ma sostenitore del Sì al referendum proposto da Matteo Renzi, che costò all’allora segretario-premier Palazzo Chigi e Nazareno. Cavino, quando sottoscrisse insieme ad altri quasi duecento accademici l’appello per il voto favorevole alla consultazione popolare del 4 dicembre 2016, a chi gli contestava quella posizione disse che lui non portava il cervello all’ammasso.

Professore, adesso, le sardine portano migliaia di persone in piazza. Anche in questo simili ai grillini delle origini, non è così?
“È una piazza molto diversa da quella dei Cinquestelle. Quella delle sardine è molto snob, più vicina a quella dei girotondi. Certamente le sardine sono molto vicine al Pd”.

Snob?
“Sì. A caratterizzare le sardine è un grande snobismo, l’atteggiamento dei loro portavoce è di grande sufficienza con i loro interlocutori. E questo li rende molto simili ai Cinquestelle, altri che si mostravano come coloro che hanno la verità in tasca. Questo snobismo è la caratteristica di chi contenuti ne ha pochi. Il loro non programma è molto simile al non statuto dei grillini”.

I Cinquestelle vediamo come stanno andando a finire, cosa succederà alle sardine? Unite da identico destino?
“Il percorso successivo è difficile dire quale sarà. Non è chiaro se saranno assorbiti dal Pd per il semplice fatto che non si sa cosa sarà il Pd. In questo momento il Pd dovrebbe essere la forza politica abilitata a raccogliere le sardine, non il M5s che è in una fase di destrutturazione tale da non riuscire a intercettare le energie che possono arrivare dalla piazza”.

Non trova sia un fenomeno che, guardando ai contenuti e alle proposte, sia enfatizzato, anche dalle dichiarazioni di chi, come ieri a Torino, dopo grandi prese di posizione a difesa della Costituzione, quando c’era in ballo il referendum, ha poi taciuto di fronte a quanti hanno fatto strame della democrazia rappresentativa e del diritto?
“Direi di sì. Nelle occasioni in cui hanno la possibilità di farlo non riescono ad esprimere alcun tipo di contenuto. Fare riferimento al civismo? Un conto è che ci si richiami ad un’esigenza civica, va benissimo. Ma che un partito possa nascere proponendo il civismo è un controsenso: non si può immaginare una forza politica che come proposta ponga solo l’essere democratico. Va bene grazie, poi?”.

Lei è un costituzionalista, i partiti non ne escono ancora più malconci di quanto non siano? Il loro ruolo è sancito dalla carta. Ieri Zagrebelsky ha addirittura augurato alle sardine di esserne distanti.
“Sicuramente si contribuisce a sminuire un ruolo dei partiti che in grande misura è già deteriorato, però come ci ha ben spiegato Marco Revelli il problema dei partiti non è tanto di rappresentanti, ma di rappresentati. Quindi la domanda è: chi sono davvero le sardine? L’interesse materiale che esprimono qual è? Non si sa, non c’è. Le loro enunciazioni sono di impatto per un tweet, ma quando devi immaginare un ragionamento tutto si complica”.

Però hanno spiegato fin dall’inizio che il loro ruolo era ed è quello di contrastare la Lega e Matteo Salvini, in primis alle elezioni in Emilia-Romagna di oggi.
“L’errore che fanno è quello di ritenere che il linguaggio dei partiti di destra in Italia esprima tutto quello che vogliono esprimere. Non è così, le sardine tralasciano il contenuto. È vero che ci sono linguaggi molto forti, delle esagerazioni talvolta inaccettabili, ma non si può dire che la destra è soltanto eccesso comunicativo, ci sono dei contenuti e quegli eccessi comunicativi li rendono riconoscibili”.

Intanto riempiono le piazze.
“Credo che si riempiano perché c’è una grande voglia di fare politica, un bisogno che si avverte nel Paese. Pensiamo al dibattito sul referendum costituzionale. Il problema è che abbiamo avuto una grande cesura negli anni Novanta e c’è una generazione che non ha avuto il partito, sta cercando di elaborare delle forme di partecipazione ma non ha degli orientamenti e delle categorie da esprimere”.

Lei, però, sostiene che quelle piazze sono vuote di proposte.
“Proviamo a paragonare le madamine con le sardine: le prime sono andate in piazza in modo molto garbato ma avevano qualcosa da dire. Quando ascolto questi ragazzi, anche simpatici, non sento da loro idee. Se la cavano con quell’espressione che dice: avete mandato in rovina il mondo e noi lo salviamo. Davvero irritante”.

Professore, ieri Zagrebelsky ha detto che c’è una sardina in ciascuno di noi. Dopo la durissima battaglia contro il referendum di Renzi non ha notato un prolungato silenzio anche di fronte a temi e questioni per le quali ci si sarebbe aspettato di sentire la sua voce?
“È vero. Credo che ci sia stato rispetto al dibattito sul referendum un ripensamento sul modo in cui si è svolto e che ci sia una sorta di senso di colpa. Credo che alcuni grandi maestri si sentano, in qualche modo, responsabili delle dinamiche che stiamo vivendo oggi e quindi abbiano avuto per carità di patria la decenza di non prendere la parola”.

Che futuro vede per le sardine?
“Non posso fare profezie, ma ho l’impressione che abbiano il fiato molto corto”.

Hanno ipotizzato un loro impegno diretto o indiretto alle comunali di Torino del 2021.
“Credo che faranno un favore al centrodestra. Di fronte a molte loro uscite pubbliche ho avuto l’impressione che, paradossalmente, ci fosse dietro il centrodestra. In molte occasioni hanno portato acqua al mulino di quella parte”.

Il professor Zagrebelsky ha detto di aver scoperto la sardina che è in lui. E lei?
“Io probabilmente sono tra gli inconsapevoli. Faccio molta fatica a trovare in me una sardina”.

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