PASSATO & PRESENTE

Nel Giorno della Memoria i 5 stelle attaccano Israele

Il presidente del Consiglio Sicari cita (a sproposito) presunti "crimini di guerra" dello stato ebraico. Bagarre in Sala Rossa finché i grillini non fanno cadere il numero legale. Ricca (Lega): "Giornata triste"

Nella Giornata della Memoria c’è chi attacca Israele. È il presidente del Consiglio comunale di Torino Francesco Sicari, del Movimento 5 stelle, che nel suo intervento pronunciato durante la seduta commemorativa, citando un’indagine della Corte penale internazionale, ha posto l’accento sui “crimini di guerra” che sarebbero stati commessi dallo stato di Israele, facendo esplodere la polemica in Sala Rossa. Per il capogruppo della Lega Fabrizio Ricca si tratta di parole perlomeno «inopportune». «Ci sono luoghi in cui si può parlare di geopolitica e luoghi e momenti in cui ha più senso tacere piuttosto che attaccare uno stato democratico che ha dato rifugio a tantissime vittime degli orrori che dovevamo ricordare oggi». Nel suo lungo intervento, Sicari non ha citato solo l’inchiesta della Cpi, ma anche un report della Anti-Defamation League dalla quale emerge che “circa un europeo su quattro nutre forti attitudini negative verso gli ebrei” e ha concluso invitando tutti ad “amare le differenze, vi chiedo di viaggiare, difendere le minoranze ed essere in prima fila ogni qual volta vi sia un gesto di odio contro qualcuno”.

Parole che hanno indotto lo stesso Ricca a chiedere di discutere in Sala Rossa un ordine del giorno da lui stesso protocollato due anni orsono intitolato “Basta convegni antisemiti all’università”. Sia il Pd sia i Moderati, pur sottolineando l’uso strumentale dell’iniziativa, annunciano il proprio Sì. Sicari abbozza una smentita, «nel testo letto questa mattina non c’è alcuna menzione all’attività governativa» di Israele. Ma intanto in aula è scoppiata la bagarre. Dai banchi della maggioranza prende la parola la capogruppo del M5s Valentina Sganga che rincara la dose: «Quanto avviene in Palestina ogni giorno, con condizioni di vita oppressive, è inaccettabile. Sono decenni che forze politiche sfruttano l’antisemitismo a fini elettorali e nel Giorno della Memoria questo è indegno. Venire nelle sedi istituzionali a parlare di antisemitismo e confondere la Shoah con la critica della politica dello stato di Israele è scorretto». E per questo, «per rispetto della comunità ebraica» Sganga chiede la verifica del numero legale, ordinando ai suoi di non rispondere alla chiamata per far concludere anzitempo la seduta evitando di dover votare (contro o a favore) del dispositivo presentato da Ricca.

“Far cadere il numero legale di proposito per evitare di votare un atto che chiedesse di vigilare contro i convegni antisemiti spesso ospitati all’interno dell’Università di Torino (senza l’autorizzazione del rettore) è un bruttissimo gesto” afferma Ricca a seduta conclusa. “È una giornata triste – conclude – e non posso che rammaricarmi del fatto che sia stata gettata una macchia nera sul consiglio comunale”.

Il problema, però, al di là delle facili strumentalizzazioni, sta proprio nella fonte cui attinge Sicari. La Corte Penale Internazionale, infatti, non ha ancora aperto neanche un’inchiesta, ma è in una fase preliminare in cui sta valutando la propria competenza ad aprire le indagini. Come si legge nel comunicato ufficiale, avendo raggiunta la convinzione che “crimini di guerra sono o sono stati commessi in Cisgiordania, inclusa Gerusalemme Est e a Gaza”, senza precisare da chi, e “date le questioni legali e fattuali uniche e altamente contestate legate a questa situazione”, la procuratrice generale presso la Corte ha “chiesto conferma” del territorio sul quale la Corte può esercitare la propria giurisdizione e che può sottoporre a indagine”. Molti sono i dubbi sulla correttezza formale di una ipotetica indagine, innanzitutto perché a sollevare un caso di fronte alla Cpi può essere solo un altro Stato e oggi l’Autorità Palestinese, non lo è (a partire dal fatto che al proprio interno ci sono due governi). Inoltre la Cpi «può intervenire solo dove gli Stati non conducano indagini su eventuali crimini con un sistema legale autonomo e affidabile, cosa che Israele fa»spiega il professore Ugo Volli. Infine bisogna tenere conto che Israele (come gli Stati Uniti, la Russia, la Cina, l’India, cioè la maggior parte della popolazione e del territorio del mondo) non ha aderito allo Statuto di Roma che ha istituito la Corte Penale Internazionale e quindi non risponde alle sue norme.

Insomma, vi sono molte ragioni formali per cui la richiesta della procuratrice dovrebbe essere respinta. «Sul piano sostanziale - prosegue Volli - è chiaro che nelle operazioni a Gaza e in Cisgiordania, Israele esercita la propria autodifesa contro un terrorismo particolarmente efferato e non contrastato dalle organizzazioni politiche che gestiscono quel territorio e anzi ne sono promotrici e finanziatrici». Tanto basta per capire quanto la questione sia complessa e quanto le parole di Sicari oggi risultino inopportune soprattutto nel giorno in cui dovrebbe essere chiaro che per commemorare lo sterminio degli ebrei di ieri vanno difesi quelli di oggi. A partire da quello stato, Israele, nato proprio per dare una patria alla diaspora ebraica, gopvernato da un sistema democratico, peraltro unico in quella parte del mondo. E questo senza sottrarsi a una discussione sulla questione mediorientale, da affrontare però non raccattando qua e là in rete qualche informazione alla rinfusa.

«Oltre ai “crimini di guerra” che potrebbero essere stati commessi nel contrasto agli attacchi terroristici – conclude Volli – il comunicato della Procuratrice, includendo anche i territori di Giudea e Samaria, lascia intendere che ci sia l’intenzione di processare gli insediamenti israeliani in queste terre; ma è ormai chiaro che la vecchia tesi dell’illegalità di questi insediamenti, cara agli arabi e alla sinistra, non regge più. Che quella in Giudea e Samaria sia una "occupazione" è reso problematico dal fatto che non è possibile indicare nessuno stato da cui quei territori sarebbero stati “sottratti” quando sono stati liberati nel 1967; non dalla “Palestina” che esisteva allora ancor meno di adesso e mai nella storia era esistita, non dalla Giordania, che li aveva a sua volta occupati irregolarmente fra il ‘48 e il ‘67, senza alcun riconoscimento internazionale, non dal dissolto Impero Ottomano che li aveva retti per quattro secoli fino al 1918, non dalla Gran Bretagna che aveva avuto dalla Società delle Nazioni il mandato di amministrarli allo scopo esplicito di favorire l’insediamento degli ebrei e la costituzione di una patria (“national home”) per il popolo ebraico. Inoltre i vari accordi armistiziali e poi quelli di Oslo non hanno affatto definito la loro situazione giuridica, sicché anche gli Stati Uniti si sono spinti di recente a dichiarare che non vi è affatto ragione di definire abusiva o addirittura criminale la loro esistenza».

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