LA SACRA RUOTA

Fca non cambia i piani, ma i tempi si allungano

Nessuno stop agli investimenti programmati, la ripresa produttiva è però condizionata dall'emergenza sanitaria. La riapertura degli stabilimenti avverrà a tappe assicurando la massima tutela dei lavoratori. Rumors d'Oltralpe sul matrimonio con Psa

Fca non fa retromarcia, ma giocoforza rallenta l’andatura. “Il piano industriale per l’Italia proseguirà nella sua interezza ma è probabile che subirà dei ritardi dovuti soprattutto all’incertezza economica del settore”. Un cambio di marcia comunicato ieri nel corso dell’incontro in videoconferenza tra lo stato maggiore dell’azienda – il Chief Operating Officer (Coo) per l’area Emea, Pietro Gorlier, e il capo delle relazioni sindacali, Pietro De Biasi – con i rappresentanti di Fim, Fiom, Uilm e Ugl.

Nei prossimi giorni sarà insediato un tavolo nazionale sulla sicurezza per condividere tutte le iniziative da mettere in campo per elevare ancora di più gli standard di sicurezza negli stabilimenti. “Siamo di fronte a una crisi diversa da quella economica del 2008 – spiega Marco Bentivogli, segretario generale della Fim-Cisl –, un’emergenza sanitaria dalle vaste dimensioni che non sta risparmiando nessuno, tant’è che lo stop alle produzioni ha interessato tutte le case costruttrici, non solo in Italia, ma anche in Europa e Stati Uniti”. I sindacati sottolineano l’importanza degli impegni riaffermati da Gorlier sui programmi di investimento per l’Italia, ma ritengono “necessario intensificare il dialogo sindacale per stabilire un calendario della ripresa graduale e sicura delle attività produttive, tenendo conto delle diversità di mercato e degli ambienti di lavoro in ciascun stabilimento del gruppo Fca. Bisogna continuare a rivedere il lavoro tenendo conto della situazione personale di ogni singolo lavoratore, approvvigionando ogni realtà dei dispositivi individuali di protezione e mantenendo distanze di sicurezza, anche perché è molto realistico che la situazione non si normalizzerà a breve termine”.

Leggi: "Non ne usciamo coi piagnistei" di Claudio Chiarle

Nessuno stop neppure al piano di fusione con Psa, nonostante rumors d’Oltralpe di ipotetici “ripensamenti” francesi sul matrimonio tra le due case automobilistiche. Secondo quanto riferiscono le fonti riportate dall’agenzia di stampa France Presse, il legame che sta per nascere potrebbe portare a conseguenze economiche gravissime poiché l’epidemia di coronavirus avrebbe ridotto in modo drastico la capitalizzazione di mercato delle due società. Ecco perché i termini dell’accordo dovrebbero  essere rivisti, come afferma il quotidiano finanziario Les Echos. Psa e Fca hanno firmato un protocollo d’intesa nello scorso dicembre dichiarando che la fusione si sarebbe conclusa in un periodo compreso tra 12 e 18 mesi. I termini dell’accordo prevedono che gli azionisti del gruppo italo-americano ricevano un dividendo speciale di 5,5 miliardi di euro. In cambio gli azionisti della società francese riceveranno la quota del 46% dell’azienda di componentistica Faurecia, azienda destinata a svalutarsi parecchio a seguito della crisi economica. Insomma, la questione dei dividendi e delle quote azionarie è delicata, poiché tutte le aziende cercano di limitare i danni preservando il contante per superare la crisi. Inoltre, se l’economia globale dovesse precipitare nella recessione, le case automobilistiche potrebbero aver bisogno di prestiti sostenuti dal governo per coprire le spese.

print_icon