EMERGENZA SANITARIA

Negli ospizi muoiono come mosche, indagano Nas e magistratura

Nella Rsa di Grugliasco sono deceduti in pochi giorni 21 degli 87 ospiti, ma la situazione è drammatica in tutte le strutture per anziani del Piemonte. Grimaldi (Luv): "Da settimane abbiamo denunciato la carenza di protezione degli operatori e la necessità di controlli"

“La situazione della Casa San Giuseppe di Grugliasco è stata monitorata con regolarità dai servizi distrettuali, dal servizio di prevenzione e dagli organi di vigilanza fin dalla metà di marzo, all’insorgere di un caso di positività al Covid-19 fra gli operatori della struttura”. L’Asl To3 interviene sul caso della Rsa in cui sono morti 21 degli 87 anziani ospitati. Si tratta di una struttura di natura privata, accreditata con il Servizio sanitario nazionale su cui la procura di Torino ha aperto un fascicolo. L’azienda sanitaria ricorda di “avere disposto l’isolamento del dipendente positivo e di tutti gli operatori venuti a contatto con il collega, ha raccomandato alla direzione della residenza di isolare gli ospiti del nucleo di cui si era occupato l’operatore, ha fornito indicazioni procedurali sulle precauzioni da adottare nella circostanza e, insieme al Comune di Grugliasco, si è adoperata per reperire risorse e nuovo personale da inserire nella struttura”. I servizi dell’Asl, precisa ancora, “si sono mantenuti in costante contatto con la residenza, ricevendo rassicurazioni sulle condizioni sanitarie degli ospiti. Tuttavia, a seguito delle segnalazioni avvenute negli ultimi giorni da parte di familiari degli ospiti e da parte di cittadini, dato l’alto numero di decessi verificatisi e temendo dunque che la situazione all’interno della Rsa non fosse gestita in maniera adeguata, l’Asl To3 e il Comune di Grugliasco hanno richiesto con un esposto congiunto l’intervento del Nas”.

Il caso di Grugliasco, purtroppo, non è affatto isolato e si aggiunge ai tanti nelle case di riposo piemontesi: 12 vittime a Brusasco alla Residenza Annunziata, 4 a Bosconero (dove la metà del personale è risultata positiva al Covid insieme a 43 ospiti), 3 a Villanova di Mondovì (dove i positivi sono 35 su 37) e 15 in 10 giorni all’Opera Pia Curti di Borgomanero. I positivi sono ovunque, da Chieri, a Condove, a Borgaro (11 positivi alla residenza Casa Mia), a Volpiano, a Pogno e Invorio nel novarese. Sembrerebbero al riparo le Rsa e case di riposo alessandrine, ma nell’alessandrino si registrano episodi preoccupanti: nel tortonese, ad esempio sono morte anche alcune delle Piccole Suore Missionarie della Carità residenti alla Casa madre di via Don Sparpaglione.

Il timore è che il fenomeno si estenda a macchia d’olio, coinvolgendo gran parte delle oltre 700 residenze per anziani della regione, perciò sono scattate le indagini dei Nas, con sopralluoghi ordinati da parte procure di Torino, Ivrea, Biella, Cuneo, Vercelli e Novara, ma sono oltre 700 le residenze per anziani in Piemonte.

«Non sono bastate le telefonate di allarme di qualche settimana fa sulla Mater Dei di Tortona, poi le preoccupazioni espresse in Commissione, gli appelli e infine la denuncia pubblica su quella che avevamo definito una bomba a orologeria – denuncia il capogruppo di Liberi Uguali Verdi in Consiglio regionale, Marco Grimaldi –. Abbiamo usato la parola “mosche” perché a nostro avviso in quei luoghi si stava morendo in silenzio, senza nemmeno la chiamata di un parente o il tampone per sapere che cosa fosse successo». L’esponente politico ricorda come gli operatori abbiano lavorato per settimane senza le adeguate protezioni: «Ora ne vediamo gli effetti e i numeri sono spaventosi. Dei ventuno morti a Grugliasco nessuno risulta positivo al Covid, perché nessuno è stato sottoposto a test, ma soprattutto nessuno è stato ancora controllato tra i 66 anziani ancora ricoverati nella struttura. Centomila persone aspettano i tamponi e la Pasqua è lontana. Certo, i pazienti deceduti erano tutti anziani. Certo, molti erano malati: proprio per questo meritavano più attenzione più protezione, non il contrario». E conclude: «Per giorni, mentre crescevano le denunce di operatori, sindacati, dirigenti, parenti, abbiamo chiesto alla Giunta numeri precisi e un piano di intervento giornaliero; la scorsa settimana ci è stato risposto che sarebbero arrivati gli screening sierologici. Ora non si tratta più di rispondere solo a noi, ma all’intera comunità piemontese».

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