SANITA'

Tamponi, "non servono super laboratori"

Il sindacato dei medici Anaao critica la decisione della Regione: "Perché non potenziare i centri clinici già esistenti?". Replica l'assessore: "Le due cose non sono affatto alternative ma complementari per conseguire l'obiettivo di 10mila test giornalieri"

“Perché investire in nuovi laboratori completamente slegati dal contesto clinico, piuttosto che potenziare quelli ospedalieri esistenti?”. Non è certo la reazione che probabilmente la Regione si attendeva quella dell’Anaao-Assomed all’annuncio dell’istituzione di tre nuovi centri dove eseguire i tamponi per il coronavirus.

Il principale sindacato dei medici ospedalieri, pur apprezzando il rafforzamento del sistema per la diagnostica anche per affrontare l’imminente Fase 2, vengono messi sul tavolo alcuni interrogativi e una serie di asserite criticità. Ricordando quanto detto dal presidente Alberto Cirio, insieme agli assessori alla Sanità Luigi Icardi e alla Ricerca Matteo Marnati nel corso della conferenza stampa di sabato scorso della prossima entrata in funzione di tre “superlaboratori” a La Loggia, Novara e Biella, l’Anaao-Assomed non nasconde la “diffidenza verso annunci sensazionalistici, soprattutto quando potrebbero nascondere secondi fini, così come verso promesse che spesso non vengono mantenute”.

Diecimila tamponi al giorno: questo l’obiettivo dichiarato dalla Regione. “Siamo partiti a fine febbraio con due laboratori e 200 tamponi, oggi ne facciamo 7.300, ma l’obiettivo è di superare i 10mila in poche settimane – ha spiegato Marnati – diventando così la prima Regione per numero di tamponi analizzati”. Per arrivare a questo si è puntato sui tre nuovi centri, anche se nel caso di quello di La Loggia si tratta di riaprire una struttura dell’Arpa, dismessa qualche anno fa.    

“Non può farci che piacere, per quanto in gravissimo ritardo, l'aumento dell’analisi dei tamponi, ma siamo altrettanto scettici sulle strategie” avverte il sindacato regionale dei medici. “Investire in nuovi laboratori completamente slegati dal contesto clinico, piuttosto che potenziare quelli ospedalieri esistenti è una scelta che comporta, a nostro avviso, uno spreco di risorse economiche, di tempo nonché il mancato utilizzo di competenze professionali, di sistemi organizzati e consolidati già esistenti e immediatamente disponibili”.

La sigla dei camici bianchi, guidata a da Chiara Rivetti, chiede “perché acquistare strumentazioni e investire milioni di euro, anche se da finanziamenti ottenuti da fondazioni, per strutture il cui ruolo istituzionale (tutela ambientale e ricerca biomedica) molto poco ha a che fare con le analisi cliniche virologiche di routine? Lo stesso Rettore dell’Università del Piemonte Orientale ha commentato in un’intervista circa la strumentazione che dovrà essere acquisita dal Centro Ricerche IPSA che on sarà semplice da riconvertire perché si tratta di apparecchiature speciali utilizzabili nella diagnostica”.

Se, nel corso della conferenza stampa, Cirio aveva fatto un accenno polemico a scelte passate osservando che “se riapriamo dei laboratorio è perché qualcuno prima li aveva chiusi”, lo stesso sindacato torna sul punto denunciando come “la rete dei laboratori pubblici piemontesi è in sofferenza a causa di una errata, incompiuta riorganizzazione e per gli sciagurati piani di rientro che hanno ridotto all'osso il personale tecnico e dirigente”.

Diversa, però, la soluzione prospettata: se la Regione punta su tre grandi centri da realizzare di fatto ex novo, Anaao-Assomed osserva come “i laboratori analisi pubblici esistono ancora, non devono essere creati dal nulla: funzionano. Alcuni di essi sono strutture nuove e all'avanguardia, si fornisca loro strumentazione, si investa nelle risorse umane necessarie, non li si riduca a soli centri di smistamento, per di più verso i laboratori privati. Li si metta nelle condizioni di svolgere il loro ruolo. Perché abbiamo bisogno di test virologici, ora, subito. Non perdiamo altro tempo, non distraiamo le poche risorse in progetti avveniristici, ma fantasiosi”.

Rilievi a cui risponde l'assessore alla Ricerca spiegando che "la decisione di avvalersi dei tre nuovi centri, uno dei quali, quello di Biella, peraltro è proprio in ospedale, non significa affatto non rafforzare quelli esistenti come abbiamo fatto aumentando molto il numero di tamponi eseguibili e continuiamo a fare, per esempio ad Asti e a Rivoli, pur con le difficoltà nel reperire le attrezzute sul mercato mondiale".

Marnati replica ad Assomed anche sulle ragioni della scelta: "Il laboratorio dell'Arpa di La Loggia non esaurirà la sua funzione nel momento, auspicabile, in cui non saranno più necessari tamponi per il Covid, ma sarà utilizzato per analisi di monitoraggio virologico, così come avrà un ulteriore utilizzo per la diagnostica autoimmune quello di Novara". L'assessore motiva anche la scelta con "la necessità di avere ampi spazi dove collocare macchinari molto voluminosi, come quelli che aumenteranno la possibilità di eseguire tamponi, sgravando in una fase successiva anche quelli ospedalieri in maniera tale da consentire una rpresa completa dell'attività normale".

Il sindacato dei camici bianchi punta l’attenzione anche sui laboratori privati: “La delibera della giunta del 2015 indicava che gli esami specialistici, come i sierologici, dovessero essere concentrati in pochi centri per migliorare l’efficacia diagnostica, l’efficienza economica e l’appropriatezza dei servizi erogati. La Delibera è stata superata da quale norma?” chiede il sindacato evidenziando come “non sia chiaro perché test che fino a due mesi fa potevano essere eseguiti solo dai laboratori di riferimento (HUB) perché dotati di strumentazione e professionalità adeguate, adesso possano essere svolti da laboratori privati. Sono questi laboratori di riferimento? Quali kit utilizzano? Con quale sensibilità? E in base a quali specifiche tecniche e di formazione del personale? Non è più necessaria l’alta professionalità?”. E poi un sospetto e un rischio: “I test virologici sono costosi, muovono interessi economici e in questo momento sono indispensabili: l’urgenza della loro necessità potrebbe portare, più o meno consapevolmente, a scelte errate”.

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