INDUSTRIA & GIUSTIZIA

Emissioni inquinanti, Fca nel mirino

Le perquisizioni della Guardia di Finanza in tre sedi del gruppo a Torino. Indagini della procura tedesca per accertare se siano stati montati uno o più software per manipolare la centralina di controllo durante i test di omologazione

Un software studiato per migliorare la qualità dei gas di scarico durante i test di omologazione. è questo quello che oggi gli inquirenti di Torino insieme ai colleghi del Canton Turgovia in Svizzera e quelli di Francoforte sul Meno in Germania, sono andati a cercare nelle sedi di Fca e Cnh Industrial. Niente accrocchi, dunque, ma un programmino dentro le centraline, un po’ come i trojan che consentono di intercettare gli smartphone. Un software che si attiverebbe quando il motore è accesso e le ruote girano, ma l’auto non si muove fisicamente. Condizioni anomale, da cui il programmino “capisce” che è in corso un test, sia per l’omologazione sia per un banale tagliando, e riduce l’emissione dei famigerati Nox, gli ossidi di azoto, facendo rientrare gli scarichi dei motori diesel entro i limiti. Appena il test finisce però, l’auto torna al regime ordinario. Una truffa, se questo software esiste, che sarebbe la copia conforme di quella all’origine del dieselgate che ha travolto Volkswagen. Prendendo le mosse da quello scandalo fu aperta una procedura d’infrazione contro l’Italia da parte dell’Unione Europea nel 2017, che per ora non ha portato ad alcuna decisione. Furono anche avviate delle indagini indipendenti da parte di vari enti tra cui la Kraftfahrt-Bundesamt tedesca (Kba) che arrivò a mettere in dubbio la bontà dell’omologazioni italiane.

L’allora ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio, difese il lavoro dei tecnici italiani rispondendo al suo omologo teutonico, e confermò la validità dei risultati, chiudendo temporaneamente il caso. Poi è stata la volta dell’autorità olandese Rdw e l’agenzia per la protezione dei consumatori francese. Non solo, anche la procura di Torino, aprì un fascicolo contro ignoti nel 2017, anche se la consulenza tecnica richiesta dal procuratore aggiunto, Vincenzo Pacileo, non è stata risolutiva e nessuno è stato nemmeno indagato. Negli Stati Uniti invece Fca ha raggiunto un accordo con l’agenzia per la protezione ambientale (Epa) per avviare un maxi-richiamo di oltre centomila vetture che non rispettavano i limiti di emissioni. 3.200 consumatori, stando all’Annual report del gruppo, hanno però deciso di portare avanti delle cause individuali, il cui costo non è prevedibile. Ancora diverso il caso della Corea del Sud, dove il ministero dell’Ambiente ha ritirato l’omologazione a 2.400 veicoli concessa tra 2015 e 2017, decisione cui Fca si è appellata.

In Italia a far ripartire la macchina giudiziaria è stata la procura di Francoforte sul Meno, che ha coinvolto i colleghi elvetici e italiani in un nuovo round di perquisizioni tra Heilbronn in Baden-Württemberg e Francoforte dove Fca ha la sua storica sede tedesca, Torino e Orbassano in Piemonte, e nel Canton Turgovia in Svizzera, dove a Arbon Cnh Industrial ha aperto un centro ricerche a fine 2018.

Il gruppo dei mezzi commerciali e pesanti è coinvolto alla pari di Fca, al centro dell’indagine infatti ci sono due famiglie di motori che equipaggiano circa 200.000 mezzi solo in Germania. La “Family B” che comprende i Multijet omologati Euro 5 e 6 montati sulle vetture Alfa Romeo, Jeep e Fiat, oltre a quattro motori sempre Multijet che equipaggiano mezzi commerciali e pesanti di Iveco. Un gruppo corposo di motorizzazione gestite, stando a quanto comunicato da Eurojust che ha coordinato l’indagine tra i tre Paesi, da un gruppo di specialisti su cui sono incentrate le indagini tedesche.

Partendo da qui, a Torino quindi si è ripreso in mano il fascicolo avviato nel 2017, e mai chiuso, in cui ancora non ci sono indagati. Le risultanze delle perquisizioni eseguite dalla Guardia di Finanza potrebbero cambiare questo stato di cose. Fca e Cnh Industrial hanno dato la loro disponibilità a collaborare. Non ci sono state altre reazioni ufficiali, anche se la tempistica dell’indagine tedesca, solleva qualche malumore dalle parti del Lingotto, visto il momento cruciale delle trattative tra Fca e Psa. Proprio in merito alla fusione, l’Antitrust europeo ha sospeso la procedura sull’operazione, il cosiddetto “stop the clock”, poiché i due gruppi non hanno ancora inviato alcuna documentazione. Una decisione, cui Fca e Psa hanno risposto che tutto quanto richiesto dalla commissaria Margrethe Vestager sarà inviato in tempi brevi. Slitta però così a novembre il termine entro cui Bruxelles dovrà esprimersi, allungando i tempi del via libera definitivo alla nascita di Stellantis.

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