VERSO IL 2021

Meglio un Saracco in casa che la Pisano all'uscio

Mentre il rettore del Politecnico resta a bagnomaria, a Roma qualcuno ipotizza la candidatura a sindaco di Torino della ministra. Forse è solo un avviso di sfratto dal Governo ma vista la non brillantissima prova da assessore meglio drizzare le antenne

Una voce che a Roma rimbalza da giorni tra i palazzi ministeriali e le aule parlamentari, a Torino tendono a derubricarla come una delle tante boutade estive. E se fosse il ministro Paola Pisano il nome attorno al quale costruire l’alleanza giallorossa alle prossime amministrative nel capoluogo piemontese? Giunta nella Capitale con l’etichetta della segnaposto di Chiara Appendino nel nuovo governo Pd-M5s, secondo qualche architetto delle retrovie dem potrebbe rivelarsi un profilo adatto a incarnare il nuovo centrosinistra allargato. Ipotesi azzardata ma per nulla peregrina che forse non è un caso stia maturando proprio in ambienti romani, dove l’eco di qualche inciampo amministrativo dell’ex assessore di Appendino è arrivato più flebile, mentre oggi c’è chi ne apprezza l’impegno nonostante il flop ottenuto finora dall’app Immuni, cui lei ha lavorato in prima persona.

Sì, perché la verità è che mentre a Torino il Pd pensa di aver scongiurato lo spauracchio di una convergenza tra i due principali azionisti del Conte bis, a Roma il tema è più che mai all’ordine del giorno.  Non solo il segretario dem Nicola Zingaretti ribadisce la propensione a un’alleanza strutturale replicata a livello locale, ma pure il suo vice Andrea Orlando marcia in quella direzione al punto da aver imposto  l’asse con i Cinquestelle proprio nella sua Liguria, a costo di aprire una faglia con la compagine più riottosa del partito locale. In recenti colloqui riservati, il numero due del Nazareno ha ammesso che quello ormai è l’orizzonte verso cui guardano i gruppi dirigenti di Pd e M5s e la Liguria potrebbe non essere un caso isolato. Anzi.

Del resto il contesto al momento è più che mai favorevole: il risultato ottenuto da Conte in Europa ha ulteriormente rafforzato il Governo, i sondaggi premiano il premier ma anche l’alleanza che lo sostiene in Parlamento. Resta l’incognita di un autunno che si preannuncia rovente e le insidie disseminate lungo la strada che porta a una vera e definitiva ripartenza di un Paese in ginocchio, ancorché dopato da sussidi, bonus e contributi.

In questo scenario il ministro Pisano resta un’opzione tutt’altro che campata in aria: è vero che su di lei pesano, come detto, alcuni inciampi risalenti a quando era assessore a Palazzo Civico – una per tutte la vergognosa situazione delle anagrafi, per non parlare della freddezza con cui i cittadini hanno accolto le sue “innovazioni”, a partire dai droni di San Giovanni – ma è anche vero che la partita delle amministrative nelle grandi città si giocherà sempre di più sui tavoli nazionali. Certo lei è diventata ministro in quota Cinquestelle, ma non è iscritta e, proprio come Conte, passa per un tecnico prestato alla politica. Per rapporti familiari e professionali gode di solide relazioni nel milieu cittadino, da quello imprenditoriale a quello accademico. Il marito Marco Toledo, infatti, ha acquistato e rilanciato la storica fabbrica di pennarelli Carioca, mentre lei è docente a contratto all’Università di Torino dov’è stata anche direttore del Centro di Innovazione tecnologica multidisciplinare.

Il tutto mentre in città proliferano le candidature, ci si accapiglia sulle primarie e si fatica a capire anche chi siano gli interlocutori per costruire un progetto di unitario di coalizione. Un pezzo della sinistra corteggia Mauro Salizzoni, il capogruppo in Sala Rossa Stefano Lo Russo si muove autonomamente iniziando a collezionare importanti endorsement, mentre il rettore del Politecnico Guido Saracco resta a bagnomaria in attesa di capire se, come e quando lanciare la sua personale Opa sul centrosinistra. La stessa resistenza di alcuni alleati alle primarie e, soprattutto, l’incapacità dei gruppi dirigenti locali di fare sintesi, rende più facile il gioco delle strutture romane di avocare a sé il potere sulla scelta finale. Molto dipenderà da come andranno le regionali a settembre e cos’ha in serbo l’autunno per il Paese. Intanto ogni ipotesi resta sul tavolo. Romano.

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