EMERGENZA SANITARIA

Contagi in costante aumento,
ma nessun allarme (per ora)

In Piemonte i casi continuano a salire e l'indice Rt quasi certamente supererà la soglia di 1. Focolai passati da 11 a 111. L'epidemiologa Pasqualini: "Sono pressoché tutti familiari o di comunità, persone che ora troviamo perché sottoponiamo al tampone gli asintomatici"

Continuano a crescere i casi di Covid in Piemonte. “Una crescita costante” come spiega chi monitora i contagi che ieri hanno segnato un aumento a cifra tonda: 100, di cui 63 asintomatici. E non è un aggettivo che conforta, quel “costante”. Pur senza provocare allarmismi ma sollecitando una guardia sempre alta, vengono considerati con estrema attenzione quei casi che nelle ultime ore hanno portato all’isolamento di due classi e quindici insegnanti nel liceo linguistico di Mondovì, di due classi di una scuola ad Asti e la chiusura delle primarie di una frazione di Chiusa Pesio. Ancora più preoccupante quanto accertato in una Rsa di Villanova Monferrato, nell’Alessandrino, dove dei 46 ospiti 27 sono risultati positivi al tampone, alcuni asintomatici e altri no, tra cui una donna ricoverata in ospedale.

Si attende anche di conoscere l’indice di contagiosità, l’ormai noto Rt, relativo alle due ultime settimane che il ministero invierà alla Regione dopodomani. L’ultimo dato medio per il Piemonte era di 0,96, di poco inferiore alla soglia 1, raggiunta e superata da 12 regioni tanto da far indicare da parte delle autorità sanitarie un progressivo peggioramento. Arriverà a 1, magari superando di qualche decimale la cifra, l’Rt del Piemonte? “Un aumento dell’Rt non è improbabile e non dovrebbe stupire, vista la crescita dei casi e dei focolai”, osserva Chiara Pasqualini, responsabile del Seremi, il Servizio regionale per la sorveglianza, la prevenzione il controllo delle malattie infettive. E proprio sul numero di focolai in ambito piemontese, passati dagli undici di giugno ai centoundici attuali, concentra il focus la Federazione dei medici internisti ospedalieri (Fadoi) rimarcando, con il suo presidente Antonio Miglietta, come “una delle armi più efficaci per arginare la diffusione del virus resta il contact tracing, ma per 97 positivi accertati sui 572 della settimana non si è riusciti a risalire all'origine del contagio. E questo significa lasciare in circolazione persone contagiose che non sanno di esserlo”.

Se il dato dell’aumento dei focolai può apparire più che allarmante, quanto contenuto nel report di Fadoi, va comunque letto con le lenti giuste. “Non possiamo non tenere conto che a giugno eravamo appena usciti dal lockdown – sottolinea Pasqualini – e gli attuali focolai sono pressoché tutti familiari o comunque di comunità, persone che convivono e hanno rapporti stretti, che ora troviamo perché sottoponiamo al tampone tutti i contatti asintomatici”. Ad Asti il virus ha viaggiato in pullman. Una trentina di alpini l’8 settembre è andata in comitiva a festeggiare un centenario a Oulx e due settimane dopo, sempre col bus, in gita a Caorle, in Veneto. Mezza comitiva contagiata e contagiata pure la figlia di uno dei partecipanti, insegnante in una scuola cittadina. In pochi giorni i 15 casi ieri sono saliti a 24.

“Se non si mantiene un’attenzione davvero alta sui comportamenti individuali, se si attenuano le misure che abbiamo imparato ad adottare la sfida con il virus sarà difficile da vincere. Bisogna evitare le occasioni di incontro, ritrovo, le cene affollate. Dobbiamo sforzarci di pensare – spiega l’epidemiologa – che in questo momento non si può avere una vita totalmente normale come quella cui eravamo abituati prima della pandemia”.

Lo stesso tema caldo delle scuole, non può essere ridotto alle misure estremamente importanti per il distanziamento nelle aule e l’uso delle mascherine. “Anche per i casi riscontrati in ambito scolastico non è affatto detto che il contagio sia avvenuto durante le lezioni, anzi è assai probabile che i contagi scolastici avvengano fuori. Quindi – avverte Pasqualini – molta cautela nell’attribuire all’ambiente scolastico l’origine della diffusione del virus. Le misure adottate a scuola, spesso sono disattese appena prima dell’ingresso e appena dopo l’uscita”.

Negli ospedali della regione, per fortuna, si è ancora molto lontani da una possibile emergenza per quanto riguarda i posti letto e le terapie intensive – a ieri i ricoverati per Covid erano 205 di cui 12 in rianimazione – ma anche in questo caso si assiste a un aumento costante, sia pure limitato. Numeri che, sia pure lentamente, crescono e contribuiscono a indicare una diffusione del virus rispetto ai mesi precedenti. “Con l’aumento costante dei casi e l’approssimarsi della stagione invernale quando aumenta l’incidenza delle malattie respiratorie e si sta molto di più in locali chiusi, o si compensano questi aspetti negativi con un comportamento adeguato, anche a costo qualche sacrificio rispetto alla vita sociale, oppure – avverte la responsabile del Seremi – saremo destinati a veder peggiorare decisamente la situazione”.

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