EMERGENZA SANITARIA

Torino e hinterland "zona rossa", lockdown sempre più probabile

La Regione elabora la mappa del territorio piemontese e indica per ogni comune il livello di criticità. Il capoluogo e la sua area metropolitana hanno già raggiunto la soglia di massima allerta. Dell'ipotesi di chiusura parleranno domani Cirio e Appendino

Una percentuale di ricoveri quattro volte quella che si registra nel resto del Piemonte. Questo, per Torino, non significa soltanto dover trasformare più di un ospedale, riservandolo solo ai malati Covid, e imporre il trasferimento di molti di essi in nosocomi delle varie province come già è successo dalle prime ore di ieri e come si proseguirà ancora. Per Torino quel tasso molto elevato di ospedalizzazioni, insieme ai numeri dei contagi, vogliono dire una cosa che ancora nessuno dice apertamente: le prime misure più restrittive che potrebbero essere disposte in tempi brevissimi riguarderanno proprio il capoluogo e la sua area metropolitana.

La verticalizzazione della curva pandemica, che fa già ritenere superate e insufficienti le limitazioni imposte dall’ultimo Dpcm, e ha portato a fissare per questa mattina un vertice del premier Giuseppe Conte e dei ministri più direttamente coinvolti nella gestione dell’emergenza con le Regioni in vista di un ulteriore decreto, forse già in arrivo domani, lascia poco spazio a ipotesi che non prevedano zone rosse e lockdown mirati e calibrati per aree geografiche. Lo stesso ultimo Dpcm prevede già la possibilità, affidando la decisione ai sindaci, di accentuare i provvedimenti. Una delega, quella affidata dal Governo ai primi cittadini, che non aveva mancato di sollevare forti critiche da parte di chi ha nelle mani decisioni pesanti (e impopolari) da assumere senza gli strumenti necessari su cui basarle. 

È questa la ragione della delibera che il governatore Alberto Cirio ha intenzione di varare nei primi giorni della settimana e con la quale verranno forniti ai sindaci una serie di parametri e di indicatori sulla base dei quali assumere provvedimenti di limitazione. Una sorta di quadro all’interno del quale sarà più agevole per i Comuni, da quelli più piccoli alle grandi città, trovare i criteri per agire nella possibilità concessa dal Governo, al momento però privo di indicazioni chiare. Un atto politico e amministrativo, quello deciso da Cirio, che però si basa su analisi, studi e indici scientifici.

Nei giorni scorsi l’epidemiologo Paolo Vineis e il responsabile del settore prevenzione del DirmeiBartolomeo Griglio, hanno elaborato un sistema di valutazione fondato su più fattori e con conseguenti calibrazioni delle misure frutto dell’applicazione di un algoritmo. Semplificando, il numero di residenti, quello dei positivi accertati, la densità di popolazione e la superficie territoriale insieme ad altri parametri sono la base di calcolo per stabilire una gradazione di criticità che, pur non ricorrendo ai classici colori – dal verde al temuto rosso – parte dal livello basso, passa a quello medio, poi alto e infine altissimo. Ad ogni livello di criticità corrispondono le misure da assumere, arrivando alla chiusura pressoché totale con l’eccezione dei servizi essenziali. 

Cirio da giorni va ripetendo di essere contrario a un lockdown totale, ma con la situazione del Piemonte in progressivo e rapido peggioramento, decisioni drastiche sono difficilmente evitabili. A partire, appunto da Torino, che gli esperti ormai classificano in piena “zona rossa”. Domani il presidente incontrerà le rappresentanze degli enti locali, dall’Anci all’Uncem, per presentare e discutere il progetto che intende trasformare in delibera il giorno successivo. I sindaci in questi giorni, non hanno mancato di rimarcare in maniera critica un loro mancato coinvolgimento su decisioni che riguardano i loro territori, come anche l’ultimo provvedimento preso con grande urgenza sulla trasformazione di alcuni ospedali in Covid hospital. Un coinvolgimento, non formale che invece ci sarà per quella “cornice” normativa e scientifica all’interno della quale i Comuni potranno muoversi con più certezze ed e omogeneità per assumere decisioni che in molti casi sembrano ineludibili. A meno che non arrivi prima l’annunciato Dpcm con misure altrettanto o forse ancor più restrittive.

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