EMERGENZA IN CORSIA

Il piano per salvare gli ospedali

In arrivo criteri per stabilire se ricoverare o curare a casa i pazienti Covid: obiettivo ridurre di un terzo i degenti rafforzando le terapie domiciliari. Il protocollo del Dirmei alle Asl che hanno tempo fino a venerdì per adeguarsi

L’obiettivo è quello di arrivare a ridurre di un terzo i ricoveri Covid, ma anche diminuire in misura minore l’afflusso nei Pronto Soccorso sarebbe comunque un risultato estremamente importante per fronteggiare una situazione altrimenti destinata a provocare il temuto crash, ovvero il collasso totale della rete ospedaliera piemontese.

Lo strumento è, come noto da tempo, il rafforzamento della medicina territoriale che deve passare, inevitabilmente, per linee guida e protocolli chiari e la cui applicazione deve avvenire nella maniera più rigorosa. Così come indicazioni altrettanto chiare devono essere date proprio ai Pronto Soccorso, per stabilire chi ricoverare e chi, invece, pur avendo sintomi, può essere curato a casa o in strutture non ospedaliere, come per esempio i Covid hotel. 

Entro pochissimi giorni al personale dei Pronto Soccorso, così come alle Usca (le Unità speciali di continuità assistenziale) e ai medici di famiglia il Dirmei invierà un protocollo cui attenersi per assumere la decisione, in base a una griglia di valori clinici, se ricoverare il paziente oppure avviare la terapia domiciliare, anche questa regolata da precise prescrizioni per garantire un’assoluta assistenza e controllo del malato.

Prima di questo è stato necessario impartire una serie di regole. È quello che ha fatto il Dirmei con una stringente direttiva inviata ai direttori generali e sanitari delle Asl

Nel documento redatto dal coordinatore dell’Area Medicina Territoriale del dipartimento, Claudio Sasso, insieme al collega Gabriele Ghigo (già commissario per la medicina territoriale di Alessandria durante la prima emergenza), viene ordinato a ciascuna azienda sanitaria di attivare una centrale Usca che deve tenere i rapporti con i medici di medicina generale, garantire le dotazioni dei dispositivi di protezione individuale, monitorare quotidianamente l’attività delle unità speciali. 

Alle Asl viene anche ordinato di potenziare le Usca stesse e dotarle di tutti gli strumenti necessari, compresi automezzi dedicati e sedi in cui vengano garantiti i protocolli di sicurezza. Linee telefoniche dedicate e canali di comunicazioni diretti con gli specialisti a disposizione dei medici di famiglia per eventuali consulti, così come corsie preferenziali per radiografie, Tac ed altri accertamenti diagnostici.

Il modello su cui si basa il protocollo è quello già adottato fin dai primi mesi dell’emergenza nell’area di Acqui Terme e Ovada e battezzato come “Covi a casa”, al quale tra le altre cose viene aggiunta la parte che riguarda i Pronto Soccorso. “Dobbiamo dare le indicazioni precise circa la valutazione dello stato clinico del paziente sulla base della quale – spiega Sasso - decidere se deve essere ricoverato oppure può essere curato a domicilio e in questo caso avviare una procedura codificata che garantisca l’assoluta sicurezza e il controllo del paziente stesso”. Alle Asl, per adottare tutte le regole disposte dal Dirmei, è stato dato tempo fino a venerdì.

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