M5s, ma che c'azzecca con la Dc?

Dunque, stando alla lettura di alcuni grandi organi di informazione, nello scorso fine settimana c’è stata una sorta di ritorno delle “liturgie” congressuali della Democrazia Cristiana. Un paragone inedito e singolare tra gli “stati generali” dei 5 stelle e gli storici congressi democristiani. E addirittura qualche autorevole commentatore è arrivato a paragonare Di Maio con il ruolo politico, culturale, istituzionale e di governo esercitato per molti anni da Carlo Donat-Cattin. Altri commentatori, seppur più soavemente, si sono esercitati per un giudizio altrettanto lapidario. E cioè, il dibattito politico – si fa per dire – nel partito di Beppe Grillo è praticamente uguale a quello che caratterizzava il partito di De Gasperi, Moro, Zaccagnini, Martinazzoli, Tina Anselmi, Donat-Cattin, Andreotti e via elencando.

Ora, senza nulla togliere al giudizio, seppur sindacabile, di questi autorevoli e blasonati commentatori politici, una domanda credo sia d’obbligo. E tanto per citare il Tonino nazionale, “ma che ci azzeccano” i 5 stelle con la Dc e i loro principali statisti? Mi limito a richiamare appena tre elementi di fondo che, storicamente, hanno caratterizzato il profilo e la natura della Dc e dei suoi protagonisti principali.

Innanzitutto, una solida cultura politica e un chiaro riferimento ideale. Non un partito post ideologico che può andare in qualsiasi direzione ma una forza politica che aveva una precisa visione della società frutto di un percorso culturale definito e riconoscibile. In secondo luogo la statura politica, culturale, istituzionale e di governo dei suoi leader e dei suoi statisti. Una condizione da cui non si può prescindere, piaccia o non piaccia ai suoi detrattori storici. Infine, un progetto politico e di governo altrettanto chiaro destinato a cambiare a seconda delle fasi storiche e delle novità politiche ma frutto e conseguenza, però, sempre di un dibattito e di un confronto politico trasparente, alla luce del sole, democratico e pubblico.

Ecco, cosa c’entri tutto ciò – e ho ricordato solo i tre aspetti più vistosi e più eclatanti – con la natura politica e organizzativa dei 5 stelle resta per i più un fitto mistero. Perché delle due l’una. O si continua a fingere di non conoscere l’esperienza cinquantennale della Democrazia Cristiana, frutto di una atavica e pregiudiziale avversione politica nei confronti di quel partito e di alcuni suoi principali leader, il che sarebbe abbastanza grave sotto il versante storico e storiografico. Oppure, pur di esaltare ciò che avviene nei 5 stelle, si è disponibili a confrontarli con qualunque altro partito di governo. Nel caso specifico, con il più grande e nobile partito di governo della storia politica e democratica del nostro paese. Tutto qui. Comunque sia, stupisce alquanto che questi paragoni continuino tranquillamente a campeggiare su alcuni grandi organi di informazione. Ognuno di noi può pensare, come ovvio, ciò che vuole sulla storia e l’esperienza della Dc e su ciò che sono i 5 stelle dal “vaffaday” in poi. Ma continuare a confondere le pere con le mele non risponde né ad una corretta informazione politica né, tantomeno, ad una altrettanto trasparente e sincera interpretazione giornalistica.

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