ECONOMIA DOMESTICA

Auto e tessile affondano l'export

Il Piemonte arranca anche sulle vendite all'estero che fino a un paio di anni fa erano un importante polmone per la sua economia. Nei primi nove mesi dell'anno la flessione è del 17,6%, ben oltre la media nazionale. C'entra il Covid, ma non solo

Il settore tessile e quello dei mezzi di trasporto restano al palo e l’export piemontese aggrava una crisi i cui sintomi erano già presenti negli anni passati. Nei primi nove mesi dell’anno il valore assoluto delle vendite all’estero è stato di 28,9 miliardi con un calo del 17,6 per cento rispetto allo stesso periodo del 2019, evidentemente dovuto alle conseguenze del Covid sull’economia globale. Ma se da un lato tutte le principali regioni esportatrici hanno segnato una contrazione a due cifre, dall’altro il Piemonte è quella che perde di più. La flessione media a livello nazionale è stata infatti del 12,5% con le principali regioni del Nord che contengono le perdite tra il 10,6% della Toscana e il 13,4% della Lombardia. È quanto emerge dall'elaborazione di Unioncamere dei dati Istat.

Così pur conservando la quarta posizione tra le regioni esportatrici, il Piemonte ha visto calare la sua fetta di mercato ulteriormente: dal 10,5% del 2018 al 9,9% del 2019 al 9,3% del 2020. A dimostrazione di come il Covid abbia aggravato un tessuto economico già profondamente malato.

Il segno meno compare davanti alla maggioranza dei settori di specializzazione piemontesi ad eccezione del comparto farmaceutico, che nel contesto pandemico, ha segnato una crescita a doppia cifra (+24,1%). L’alimentare ha tenuto sui livelli dell’anno precedente (-0,5%), mentre tutti gli altri grandi attori delle vendite oltre confine hanno subito una pesante battuta d’arresto. A penalizzare maggiormente l’export piemontese è stato, ancora una volta, il settore dei mezzi di trasporto, che genera poco meno di un quarto delle esportazioni regionali. Qui più che un calo c’è stato un crollo (-29,5%) acuito, nello specifico, dalle performance degli autoveicoli (-36,7%). L’altro grande malato del 2020 è il tessile, che ha registrato diminuzioni importanti sia dal lato della produzione industriale che sui mercati esteri, dove la contrazione è stata del 20,9%, frutto della flessione del 27,5% dei prodotti tessili, del 16,5% dell’abbigliamento e del 9,3% degli articoli in pelle e accessori. Anche per le industrie dei metalli la flessione delle vendite all’estero appare particolarmente dura (-20,3%). La meccanica, secondo comparto delle esportazioni regionali, segna una calo del 17,8%. Al di sotto della flessione media regionale troviamo la gomma plastica (-14,9%) e l’industria chimica (-8,1%).

Complessivamente le esportazioni verso i mercati comunitari sono diminuite del 16,4% rispetto ai primi 9 mesi del 2019. Negativi i risultati su tutti i principali mercati europei. La Francia si conferma il primo partner per il Piemonte, con una quota pari al 14,5% dell’export regionale, ma segna una flessione a doppia cifra (-17,8%) nel periodo in esame. In forte calo anche l’export sul mercato tedesco (-16,2%), che assorbe circa il 13,8 per cento delle nostre vendite oltre confine. Pesantemente negative anche le variazioni registrate verso Spagna (-21,8%), Polonia (-25,6%) e Belgio (-11,2%). Ancora più penalizzante è risultata la performance sui mercati extra Ue-27. Se complessivamente la diminuzione delle esportazioni in quest’area si è attestata al 19,1%, la flessione è apparsa decisamente più intensa verso gli Usa (-22,6%), primo mercato extra Ue per il Piemonte, la Gran Bretagna (-22,5%) e la Svizzera (-30,2%). Le vendite di prodotti piemontesi in Cina calano di 15 punti percentuali, la Turchia segna una flessione del 12,8%, mentre ancora più pesante appare la contrazione delle esportazioni verso il Brasile (-21,8%).

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