COVID & TERZA ETA’

Ristori per 40 milioni alle Rsa.
Il nodo del consenso al vaccino

La Regione triplica lo stanziamento per le maggiori spese dovute alla pandemia. Il 90% dei ricoverati non è nelle condizioni di poter decidere autonomamente se vaccinarsi. Gestori e Rinaudo (Dirmei) al lavoro per trovare una soluzione

Una quarantina di milioni di ristori, ma anche un problema da risolvere in fretta per quanto riguarda il vaccino Covid. Per le Rsa, le circa 700 strutture che in Piemonte ospitano oltre 23mila anziani, questi sono giorni cruciali e complicati. La Regione oggi darà via all’iter di un disegno di legge per destinare una somma attorno ai 40 milioni di euro, pescando da vari capitoli e pieghe del bilancio, a quelle che un tempo si chiamavano case di riposo e che la pandemia ha colpito in maniera pesantissima. 

Nella prima ondata il virus ha mietuto un numero enorme di vittime tra i ricoverati e anche in questa seconda fase è riuscito a entrare nelle strutture dove c’è la parte più debole della popolazione. Nelle terribili settimane della scorsa primavera anche su questo fronte ci si è dovuti arrangiare con quello che si aveva e senza quello che per molto tempo non si è trovato. I dispositivi di protezione individuale, per personale e ospiti, innanzitutto. E quando si è trovato, il prezzo lo ha fatto il venditore. C’è dunque un’ulteriore, sia pure imparagonabile, conseguenza oltre a quella del costo in vita umane. E a queste maggiori spese, con entrate ridotte anche dal divieto di nuovi ingressi, la Regione aveva già deciso di intervenire con uno stanziamento di 14 milioni con una delibera del mese scorso. Tra pochi giorni sarebbe scaduto il termine per presentare i resoconti di spesa da parte delle Rsa. La giunta di Alberto Cirio ha deciso di quasi triplicare la somma. Lo strumento è quello di un provvedimento legislativo che accelerando i passaggi in commissione e poi in aula dovrebbe portare all’erogazione nei primi mesi dell’anno prossimo. 

Tempi molto più stretti quelli per cercare di risolvere una questione tanto complessa quanto delicata, qual è la “scelta” se vaccinarsi o meno da parte degli ospiti delle Rsa. Domenica scorsa il responsabile dell’organizzazione della campagna vaccinale Antonio Rinaudo ha inviato a tutte le aziende sanitarie e ospedaliere del Piemonte la richiesta, formulata dal commissario nazionale Domenico Arcuri, di conoscere entro il 18, quindi oggi, “il numero esatto delle persone che in questa prima fase intendano sottoporsi a vaccinazione”. E in questa fase, oltre che per il personale sanitario il vaccino è previsto per il personale e gli ospiti delle Rsa. Se per il primo i dati ancora in attesa di ufficializzazione sembrano attestare attorno al 30 per cento, quindi decisamente bassa, la percentuale di coloro che sono intenzionati a farsi vaccinare, è di fatto impossibile sapere, anche a grandi linee, quanti saranno gli anziani ospiti a ricevere il vaccino.

Leggi qui la lettera del Dirmei alle Rsa

Il motivo apre un problema complesso, evidentemente non valutato dalla struttura commissariale nazionale e al quale in Piemonte si sta cercando una soluzione in tempo prima dell’avvio della campagna vaccinale. Lo si comprende leggendo poche righe della lettera che tutte le associazioni dei gestori delle Rsa hanno inviato a Rinaudo: “Considerato che quasi il 90% dei nostri ospiti è affetto da forme non moderate di demenza e che solo il 10% di essi è appoggiato da un amministratore di sostegno o un tutore curatore legale, risulta impossibile ottenere un consenso scritto”. Come chiedere a questi anziani se vogliono vaccinarsi quando gli stessi operatori delle strutture domandano di ricevere le informazioni sul vaccino, e con loro i medici competenti (ovvero i sanitari deputati a seguire i dipendenti), prima di decidere? Se per questi ultimi il problema si risolverà con la scheda anamnestica, insomma il bugiardino, del vaccino, quello degli ospiti è assai più complicato. Per chi ha un tutore e curatore legale sarà questo a decidere, ma gli altri? 

Le dodici associazioni dei titolari e gestori delle strutture pongono una questione che in questi giorni si cercherà di risolvere, probabilmente cercando negli articoli e nei commi della legge 219 del 2017 sul consenso informato e le disposizioni anticipate di trattamento dove si fa riferimento al ruolo dei famigliari. Un ruolo in questa vicenda lo svolgerà il medico curante del singolo ospite, per attestare che non vi siano controindicazioni. Ma questo sarà solo un passaggio, importante, non certo risolutivo. Se, come si può presumere, dovrà essere il famigliare di riferimento (figura presente nelle Rsa piemontesi) a decidere per l’anziano, è immaginabile che i tempi finiranno con l’allungarsi rispetto a quelli previsti.

Nell’attesa di sciogliere questo nodo e quello dell’informazione per i dipendenti, le associazioni dei gestori che stanno affrontando la questione giuridica con Rinaudo, proprio all’ex magistrato hanno anticipato che l’unico dato che invieranno sarà quello relativo al numero dei dipendenti e degli ospiti presenti nelle strutture.

Leggi qui la lettera dei gestori delle Rsa

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